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Cassonetti stracolmi di vestiti a Ciriè: la raccolta si ferma per un guasto ai mezzi del SIA

Furto di marmitte catalitiche e ritardi nei ricambi paralizzano il servizio. Il Cisa: «Situazione in via di risoluzione, ma servono mezzi più efficienti»

Cassonetti degli abiti stracolmi a Ciriè: Cisa spiega, “furto delle marmitte catalitiche, servizio in ripresa”

Cassonetti stracolmi di vestiti a Ciriè: la raccolta si ferma per un guasto ai mezzi del SIA

Cassonetti gialli traboccanti, sacchi abbandonati sui marciapiedi, segnalazioni che si moltiplicano. A Ciriè e in diversi Comuni del Consorzio Cisa, la raccolta degli indumenti usati è in difficoltà da giorni, con un disservizio che ha trasformato un gesto quotidiano di solidarietà e riciclo in un piccolo caso urbano. Dietro i cumuli di abiti e scarpe, però, non c’è incuria: c’è la fragilità di un sistema che, con un solo guasto, può andare in crisi.

A chiarire le origini del problema è Mario Burocco, presidente del Cisa. Nei primi giorni di ottobre, racconta, alcuni mezzi della cooperativa incaricata dal SIA per la raccolta di vestiti, scarpe e borse usate sono stati danneggiati a seguito del furto delle marmitte catalitiche. Un episodio apparentemente marginale, ma sufficiente a bloccare per giorni la raccolta. I ricambi non erano immediatamente disponibili, e la riparazione si è protratta ben oltre le previsioni. Il primo intervento di recupero è stato effettuato solo il 10 ottobre, con la ripresa graduale delle attività.

Il disagio non si è limitato a Ciriè. L’interruzione ha coinvolto anche gli altri 37 Comuni del consorzio, generando ritardi e accumuli diffusi. «Siamo in costante contatto con la società incaricata — ha spiegato Burocco — e confidiamo che la situazione possa tornare presto alla normalità. Chiediamo ai cittadini di collaborare, segnalando le situazioni più critiche tramite il numero verde». Un appello al senso civico, dunque, in una fase in cui la macchina organizzativa sta cercando di smaltire l’arretrato.

Il disservizio ha messo in luce una debolezza strutturale che non è nuova. Il parco mezzi della cooperativa è datato e il reperimento dei componenti meccanici, specie per i modelli meno recenti, è diventato complicato. In altre parole, basta poco per inceppare un sistema che ogni settimana raccoglie tonnellate di materiale da reimmettere nel circuito del riuso.

Il Cisa invita nel frattempo i cittadini a utilizzare vie alternative: gli ecocentri consortili, dove è possibile conferire indumenti puliti e in buono stato, o i cassonetti dedicati collocati in diversi punti di Ciriè — da corso Nazioni Unite a piazza Vittime dell’Ipca, da piazza Borello a via Lanzo, via Gazzera e via Trento. Un modo per evitare che i sacchi restino a terra e per non vanificare gli sforzi di chi, da anni, sostiene il riuso come forma concreta di sostenibilità ambientale e sociale.

L’episodio, tuttavia, va oltre l’emergenza logistica. Mostra quanto fragile possa essere l’equilibrio di un servizio che si regge sulla collaborazione tra enti pubblici, cooperative e cittadini. In tempi di inflazione e consumo rapido, la raccolta degli abiti usati è diventata una risorsa ambientale, ma anche sociale: alimenta filiere di solidarietà, sostiene progetti di cooperazione internazionale, riduce gli sprechi. Per questo, un guasto meccanico non è solo un contrattempo: è il sintomo di un sistema che ha bisogno di essere rafforzato, con mezzi più moderni e manutenzioni pianificate.

Nei prossimi giorni la situazione dovrebbe rientrare, ma il segnale è chiaro. A fronte di una crescente sensibilità dei cittadini verso il riuso, i servizi pubblici devono saper rispondere con tempestività, efficienza e visione. Perché dietro quei cassonetti pieni, più che l’immagine di un disservizio, si riflette la domanda di una comunità che vuole continuare a credere nel valore del riciclo e della cura condivisa degli spazi comuni.

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