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Guerra legale sul percolato della discarica di Chivasso: SGRA contro l’ordinanza Mascara–Castello

Il Comune aveva imposto 15 giorni per mettersi in regola, ma la società ha scelto la via del TAR

Guerra legale sul percolato della discarica di Chivasso: SGRA contro l’ordinanza Mascara–Castello

Guerra legale sul percolato della discarica di Chivasso: SGRA contro l’ordinanza Mascara–Castello

Il 23 settembre il Comune di Chivasso aveva emesso un’ordinanza, firmata dall’ingegner Fabio Mascara e dal sindaco Claudio Castello, che imponeva alla società SGRA (ex SMC), proprietaria delle quattro discariche di Regione Pozzo, di mettersi in regola entro quindici giorni, cioè entro l’otto ottobre.

L’ordinanza obbligava la società ad asportare e ridurre – in due delle discariche, la Chivasso 1 e la Chivasso 2 – la quantità di percolato fino al volume consentito dalla normativa e dalle prescrizioni di Città Metropolitana.

Il percolato è il liquido prodotto dalla decomposizione dei rifiuti, che si deposita sui teli posti al fondo delle discariche, e che, se non asportato a sufficienza – nel caso di Chivasso sono 150 metri cubi al giorno da rimuovere – rovina e “buca” i teli consentendo al percolato medesimo di infiltrarsi nelle acque sotterranee e nel terreno.

Il provvedimento imponeva anche alla società di abbassare il battente idraulico, cioè il livello delle acque sotterranee sotto i teli: se l’acqua non viene asportata a sufficienza, essa sale fino a toccare i teli, contribuendo al loro deterioramento e permettendo di nuovo al percolato di filtrare nel terreno sottostante.

L’ordinanza ingiungeva pure alla società di versare il percolato e le acque di troppo nel “percolatodotto”, che Comune e SMAT hanno costruito e messo a disposizione di SMC/SGRA dal 2021. Il percolatodotto è una tubatura che collega le discariche al sistema fognario comunale. Esso favorisce le discariche. Tuttavia – osserva il Comune – SGRA trascura di utilizzarlo appieno.

L’ordinanza imponeva inoltre di riparare i silos nei quali viene stoccato provvisoriamente il percolato in attesa dell’asportazione: se i silos sono guasti, non possono ospitare la quantità di liquido necessaria.

Oltre ad altre prescrizioni, l’ordinanza chiede a SGRA di aggiornare la fideiussione (724.000 euro) che la società deve depositare a garanzia della corretta esecuzione delle prescrizioni. Fideiussione che non è ancora stata aggiornata. L’ultima proposta della società era di accendere una fideiussione presso una società assicurativa bulgara, ma l’autorità di vigilanza della Bulgaria ne ha vietato l’operatività all’estero.

Se la società non avesse rimediato entro i quindici giorni, l’ordinanza disponeva che:

  1. il Comune chieda a SGRA di pagare i costi che eventualmente dovrà sostenere in proprio per asportare con autobotti il percolato di troppo;

  2. ARPA effettui monitoraggi settimanali;

  3. il Comune denunci la società all’autorità giudiziaria;

  4. il Comune chieda alla società di rispondere dei danni civili e penali derivanti dalla mancata osservanza.

LA SOCIETÀ SGRA RICORRE AL TAR

Se non sbagliano i conti, i 15 giorni sono scaduti l’otto ottobre. Ma lo stesso giorno SGRA ha depositato al TAR la richiesta di annullare l’ordinanza del Comune, allungando – ancora una volta – i tempi della messa in sicurezza delle discariche.

E IL COMUNE SI COSTITUISCE IN GIUDIZIO CONTRO SGRA

A sua volta, il Comune ha reagito autorizzando se stesso alla costituzione in giudizio e resistenza di fronte al TAR. La delibera di giunta n. 245 del 25 ottobre 2025 incarica infatti l’avvocato Alessandro Paire di Torino di patrocinare il Comune di Chivasso.

Claudio Castello sindaco di Chivasso

VENTI ANNI DI PERCOLATO DI TROPPO E DI BONIFICA NON FATTA

Abbiamo scritto, e lo ribadiamo, che finché il TAR e, eventualmente, il Consiglio di Stato e la Procura della Repubblica non si saranno pronunciati, non possiamo affermare chi ha ragione.

Tuttavia, va osservato che l’ordinanza Mascara/Castello, lunga sette pagine, ripercorre e sottolinea puntigliosamente circa vent’anni di inadempienze di SMC e poi di SGRA.

È infatti dal 2005 che ARPA rilevò la presenza, sopra la soglia di legge, di inquinanti nelle acque sotterranee della discarica. Nello stesso 2005 il Comune avviò il procedimento amministrativo che avrebbe dovuto condurre alla bonifica. Gli inquinanti oggi presenti in quantità superiori al consentito sono: ferro, manganese, nichel, cromo e ammoniaca.

La chiamiamo correntemente bonifica, ma tecnicamente si tratta di MISP – messa in sicurezza permanente dell’area.

Per alcuni anni, il procedimento si trascinò con estrema lentezza: non pare che il Comune e l’Ufficio tecnico di allora si siano dati molto da fare. Poi, finalmente, nel 2012 (ben sette anni dopo il rilevamento degli inquinanti), Provincia/Città Metropolitana approvano il primo progetto, poi rivisto nel 2016.

Ma già l’anno dopo, nel 2017, ARPA e Città Metropolitana denunciano che il livello del percolato non scende come dovuto. Il Comune impone allora alla società di portare via il percolato mediante autobotti. La società non lo fa, e tocca farlo al Comune a proprie spese.

Torniamo indietro di qualche anno: nel 2012 il Comune di Chivasso fu costretto, a tutela della salute pubblica, a chiudere temporaneamente una dozzina di pozzi idropotabili di residenti e coltivatori intorno alle discariche. Con quell’acqua non si dovevano nemmeno bagnare gli orti.

Intanto, SMC va in concordato preventivo in continuità aziendale. Le subentra SGRA, appartenente allo stesso gruppo industriale.

Per tentare di risolvere una volta per tutte la questione del percolato, nel 2018 il Comune e SMAT avviano la costruzione del “percolatodotto”, un sistema di tubi per portare il liquido nelle fognature comunali. Il percolatodotto è pronto nel 2021.

Ovviamente è la società che deve provvedere a versare il percolato nel percolatodotto: ma ora, come rileva l’ordinanza del 23 settembre 2025, ARPA scopre che la società non utilizza a pieno il sistema, e il liquido in eccesso resta sotto le discariche.

Durante questi lunghi anni, Provincia e Città Metropolitana hanno emesso, al ritmo di circa una all’anno, delle diffide a carico di SMC per varie inadempienze: percolato, biogas, odori, incendi, pozzi scollegati, torce spente. Dagli scarsi risultati, si direbbe che le diffide non abbiano preoccupato più di tanto la società, che ha continuato a non rispettare le prescrizioni.

Ora, dopo il ricorso al TAR presentato da SGRA, saranno i magistrati amministrativi a dire la loro. E forse anche la Procura della Repubblica, interpellata dal Comune, che entra nel merito del presunto inquinamento.
Non sappiamo quanto tempo ci vorrà: nel frattempo il percolato resta lì.

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