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31 Ottobre 2025 - 13:06
 
												Spalletti alla Juventus: «Non mi accontento, voglio rientrare nel giro scudetto»
L’aria che si respira all’Allianz Stadium è quella dei grandi cambiamenti. L’arrivo di Luciano Spalletti sulla panchina della Juventus segna una svolta importante nella stagione bianconera, dopo settimane di turbolenze e risultati sotto le aspettative. Il tecnico toscano, premiato pochi mesi fa come l’uomo dello scudetto del Napoli, ha esordito davanti ai giornalisti con la consueta lucidità e un messaggio che non lascia spazio a dubbi: l’obiettivo è tornare a competere per il vertice.
«Spero di rientrare nel giro scudetto, perché no?» ha detto con il suo tono deciso e carico di energia. «Lo commentavamo con i giocatori: le intenzioni devono essere al massimo. Il massimo è rientrare nel giro scudetto, vogliamo provarci. Mancano ancora 29 partite, sono tante. Nei miei tanti anni di carriera ne ho viste di tutti i colori: non vedo perché io mi debba accontentare».
Una dichiarazione che riaccende la speranza in una tifoseria disillusa, ma ancora profondamente legata alla squadra. Dopo un avvio incerto e un distacco importante dalle prime posizioni, Spalletti sceglie di guardare avanti con ambizione e fiducia.
Il tecnico, che ha accettato un contratto fino al termine della stagione, ha spiegato le motivazioni di una scelta che molti hanno definito rischiosa: «Se non avessi creduto nelle potenzialità di questa squadra, perché avrei dovuto accettare un contratto da otto mesi? Nessuna difficoltà ad accettare un accordo così. È una rosa che ha potenzialità, ci vedo la possibilità di rimettere le cose a posto. Dovremo essere squadra, un gruppo che capisca cosa deve fare in campo. È tutto molto stimolante per me in questa sfida».

Parole che raccontano la sua mentalità: lavoro, identità, e convinzione nei propri mezzi. L’obiettivo minimo resta il ritorno in Europa. «Per un club come la Juventus è necessario tornare in Champions, ma le altre corrono forte: dobbiamo lavorare» ha ammesso, consapevole della concorrenza ma anche del peso specifico della maglia che ora guida.
Durante la conferenza, Spalletti ha voluto rendere omaggio al tecnico uscente Igor Tudor, con cui mantiene un rapporto di reciproco rispetto: «Ho rispetto del lavoro di Tudor, lo saluto calorosamente e so che è una persona vera e un professionista esemplare. Troverò una squadra in buone condizioni, ma dobbiamo lavorare».
La sua Juventus, ha spiegato, dovrà fondarsi su un’idea di gioco collettiva, su una mentalità aggressiva e sul senso di appartenenza. «Essere squadra significa condividere obiettivi, sacrificarsi insieme, riconoscersi nello sforzo collettivo. Senza questo spirito non si va lontano. Qui a Torino ho trovato una società seria, con persone competenti e una storia che non ha bisogno di presentazioni. Tocca a noi onorarla».
Alla domanda sullo stile di gioco, il nuovo allenatore ha lasciato intravedere qualcosa del suo progetto tattico: pressing alto, gestione del possesso e responsabilità condivisa. «Dobbiamo costruire un’idea chiara, riconoscibile, che parta dalla compattezza e arrivi fino alla creatività. Le squadre forti sono quelle che sanno dominare la partita, ma anche soffrire quando serve».
Spalletti ha parlato anche di motivazioni personali, di un ritorno nel calcio di club che per lui rappresenta una nuova sfida: «Le aspettative sono molto alte, ma in me prevale la voglia di riportare in alto questo grande club. Quando si allena la Juventus, non si può pensare in piccolo. So che ci sarà pressione, ma è quella che serve per dare il meglio».
Sul piano umano, ha mostrato la sua solita schiettezza, ricordando come il calcio resti, prima di tutto, un gioco di relazioni. «Nel mio lavoro il rapporto con i calciatori è tutto. Bisogna capire le persone, non solo i giocatori. La Juventus ha ragazzi di valore, alcuni con esperienza, altri giovani: ognuno dovrà sentirsi parte di un progetto comune».
Nell’aria resta la curiosità per i prossimi passi, a partire dall’esordio in panchina. L’impressione è che Spalletti voglia imprimere subito la sua impronta, quella che lo ha reso un tecnico capace di rigenerare squadre spente e di trasformare il lavoro quotidiano in risultati concreti.
Torino, intanto, riscopre l’entusiasmo. L’uomo del tricolore con il Napoli è pronto a rimettersi in gioco, e la Juventus, dopo mesi di incertezza, sembra aver ritrovato un leader con idee, carattere e fame. «Ci aspettano 29 partite, tutte da giocare come finali» ha concluso. «Abbiamo una montagna da scalare, ma la salita è la parte più bella del viaggio».
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