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Da gag a gogna: il folle scherzo ad Allegri finisce in tribunale

Un frame fatale su TikTok scatena la querela. Processo rinviato a gennaio, ma tra scuse e trattative per un risarcimento, il caso riaccende il dibattito su confini e libertà online.

Da gag a gogna

Da gag a gogna: il folle scherzo di Diprè ad Allegri finisce in tribunale

Palazzo di Giustizia di Torino, mattina di un giovedì autunnale qualunque, o almeno così sembrava. All’ingresso, un nugolo di cronisti e curiosi attendeva l’inizio di un processo che prometteva scintille: da un lato, Andrea Diprè, l’ex avvocato trasformatosi in icona del web trash, dall’altro Massimiliano Allegri, l’allenatore del Milan reduce da un’estate di polemiche juventine e ora tornato in panchina rossonera.

L’accusa? Violazione della privacy, nata da un video su TikTok che, nel luglio 2023, ha fatto il giro del web mostrando, per una frazione di secondo, il numero di cellulare del tecnico. Ma l’udienza slitta al 22 gennaio 2026 per un intoppo burocratico sulle notifiche. Un rinvio che dà fiato alle parti per negoziare: trattative in corso per un indennizzo, con Allegri parte civile e il pm Valentina Sellaroli a sostenere l’accusa. E mentre i riflettori si spengono, il caso riaccende una domanda eterna: dove finisce lo scherzo e inizia l’invasione?

Per capire il polverone, bisogna tornare all’estate 2023, bollente non solo per il caldo ma per il calciomercato. Allegri, allora alla guida della Juventus, navigava tra voci insistenti: Dusan Vlahovic in partenza verso chissà dove, Romelu Lukaku pronto a vestire bianconero al suo posto. Un gossip che infiamma i tifosi, divide i social e scatena l’irrefrenabile estro di Diprè.

Lo youtuber trentino, 50 anni portati con un misto di sregolatezza e genio provocatorio, si infila una maglia viola della Fiorentina – di cui è tifoso sfegatato – e accende la camera del telefono. “Allegri, ma prendete Lukaku e vendete Vlahovic?”, esordisce con un accento toscano caricaturale, fingendosi “l’avvocato della Fiorentina”. Dall’altro capo, una voce sospettosa: “Ma lei chi è?”. Risposta: “L’avvocato della Fiorentina, ovvio!”. Pochi secondi, Allegri riaggancia incredulo, e il video finisce su TikTok. Virale in men che non si dica: milioni di views, like a pioggia, commenti che oscillano tra risate e insulti juventini.

Ma ecco il twist fatale. Nel ruotare lo smartphone verso la telecamera per mostrare il nome del contatto – un gesto che Diprè giura essere innocente, solo per far vedere “chi stava chiamando” – il numero di Allegri balena sullo schermo.

Non per secondi, ma per un battito: abbastanza, però, perché i follower più lesti lo catturino e lo diffondano. Risultato? Bombardamento: chiamate anonime, messaggi di scherno da tifosi viola e bianconeri, persino minacce velate.

Allegri, uomo di campo temprato da scandali juventini e un’esplosione in faccia a un arbitro che gli costò una multa salata, si vede costretto a cambiare sim. “Un danno concreto alla mia serenità e alla mia privacy”, denuncia il mister livornese, assistito dall’avvocato Pietro Nacci Manara. La querela parte dritta in Procura: il pm Sellaroli indaga, chiede e ottiene il rinvio a giudizio.

Motivo? Diffusione non autorizzata di dati personali “al fine di trarre profitto”, con aggravante del danno arrecato. Non un prank innocuo, ma un reato punibile con reclusione da sei mesi a quattro anni, secondo l’articolo 167 del Codice della Privacy.

Diprè, dal canto suo, non ci sta. Intervistato da TorinoToday, l’ex avvocato radiato dall’Albo per una sfilza di guai – da accuse di truffa a clienti artisti a denunce per adescamento – ammette: “Ho fatto una cosa grave e ho paura degli avvocati del mister”. Ma insiste: fu un incidente. “Non mi sono accorto del numero sullo schermo, è durato una frazione di secondo. Una goliardia finita male, non un piano per fare views”.

La difesa, affidata all’avvocata Marika Piccoli del Foro di Verona, punta dritta su questo: “Non volevamo violare la privacy di Allegri. Ci siamo scusati più volte, pubblicamente e in privato”. E non è un bluff: già nel 2023, dopo la querela, Diprè postò un video su X (ex Twitter) dove, tra bestemmie e ironia, sparava a zero: “Oh Allegri, ma che Kaiser fai? Con tutto quello che la Juventus ha rubato a Firenze, tu denunci me?”. Un post che ha collezionato migliaia di interazioni, tra chi lo acclama come paladino del trash e chi lo bolla come irresponsabile.

Andrea Diprè

Chi è Andrea Diprè, per capirci?

Nato nel 1974 a Tione di Trento, da una famiglia cattolica devota – tanto da diventare seminarista e poi “vescovo laico” – il giovane Andrea rompe con la Chiesa dopo fallite scorribande politiche: candidato con La Margherita di Rutelli nel ’98, poi con la Lega Nord per un programma tv, sempre bocciato. “Mi hanno tradito”, dirà anni dopo, virando su un’esistenza sopra le righe che lui stesso battezza “Dipreismo”: eccessi, droga, sesso, provocazioni come stile di vita.

Laureato in Giurisprudenza, apre uno studio legale ma lo perde per scandali: nel 2012, radiato per presunte truffe a pittori che promuoveva in tv. Da lì, il salto nel mondo mediatico: fonda Diprè TV su Sky, conduce “Le scelte di Andrea Diprè” su emittenti locali, intervistando artisti ignoti tra urla e siparietti. Ma è su YouTube, dal 2010, che esplode: canali multipli (quasi tutti sospesi per contenuti estremi), video con pornstar, ex di reality e figure al confine della sanità mentale.

L’intervista a Sara Tommasi nel 2011, che si spoglia in diretta tra crisi evidenti, fa scalpore: due milioni di views, accuse di sfruttamento, ma anche un boost di fama. Relazioni turbolente – con Tommasi, poi matrimonio lampo con la pornattrice Riley Steele, divorzio nel 2018 – e guai giudiziari: denunce per adescamento minori (archiviate o prescritte), arresto in Germania nel 2021 per pendenze fiscali.

Oggi, tornato in Trentino dopo anni a Praga, Diprè ha quasi un milione di iscritti su YouTube: un mix di critica d’arte surreale, shock humor e confessioni su rehab da cocaina. “Voglio essere libero, lucido, vivo”, diceva in un video del 2023, annunciando disintossicazione.

Allegri, al contrario, è l’incarnazione della disciplina. Classe ’67, livornese doc, da giocatore al Milan a allenatore vincente: cinque Scudetti con la Juve, un triplete sfiorato, esperienze a Cagliari e Milan interrotte da infortuni suoi. Ma il suo curriculum è costellato di ombre: l’espulsione per il lancio di un oggetto contro l’arbitro nell’ultima di Coppa Italia 2024, che gli costa 20mila euro di multa e un addio anticipato ai bianconeri.

Oggi al Milan, cerca riscatto in un ambiente che lo ama e lo odia: “Max è un condottiero, ma a volte perde la bussola”, dicono i detrattori. La querela a Diprè? Per lui, non vendetta personale, ma tutela: “In un’epoca di like facili, la privacy è un lusso che non posso permettermi di perdere”.

L’avvocato Nacci Manara, esperto in diritto sportivo, ha già vinto cause simili per vip: qui, punta a un risarcimento “adeguato al danno morale e materiale”, forse decine di migliaia di euro.

Il rinvio a gennaio concede una tregua. Le parti negoziano: se l’accordo va in porto, Allegri potrebbe rinunciare alla parte civile, o addirittura remettere la querela, portando a un non luogo a procedere.

“È procedibile solo a querela di parte”, spiega Piccoli. “Diprè è disposto a risarcire, ha imparato la lezione”. Ma il caso va oltre il tribunale: è un specchio dei tempi. TikTok, con i suoi algoritmi voraci, premia il sensazionalismo: un prank può fruttare views, sponsor, fama. Ma quando tocca dati sensibili, scatta il reato.

Esperti di diritto digitale, come il prof. Giovanni diotallevi dell’Università di Torino, lo dicono chiaro: “La legge 196/2003, aggiornata dal GDPR, non tollera ‘incidenti’. Il profitto – anche indiretto, come views – aggrava”. Casi simili? Da Fedez che filma vigili a Milano (multa evitata per tempo) a influencer che dissano celebrità: il web è una giungla, e la privacy il trofeo conteso.

Mentre Torino digerisce il rinvio, il caso Diprè-Allegri resta un avvertimento. In un’Italia dove il calcio è religione e i social confessionale, lo scherzo può costare caro. Diprè tornerà a provocare? Allegri, a vincere? Il gennaio 2026 dirà.

Intanto, un frame da un secondo ha unito due mondi opposti: il caos del web e l’ordine del campo. E chissà, forse ne uscirà una lezione: ridere sì, ma con prudenza. Perché online, un click sbadato può chiamare il tribunale.

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