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30 Ottobre 2025 - 17:33
Torino affonda nel caos, ma in municipio si pensa a pedonalizzare via Po (Lo Russo e Busconi)
A Torino si discute di pedonalizzare via Po, come se fosse questa la priorità di una città sempre più ingolfata, insicura e stanca. L’idea, rilanciata in Sala Rossa dal consigliere di Sinistra Ecologista Emanuele Busconi e accolta con favore dall’assessora alla Mobilità Chiara Foglietta, prevede una “tram-pedonalizzazione” della storica arteria nei fine settimana e nei festivi, con la chiusura al traffico e una corsia riservata ai mezzi pubblici.
Un progetto che suona come un déjà-vu: via Po è da poco uscita da oltre un anno di cantieri, costati più di 5 milioni di euro per la sostituzione dei binari, il rifacimento della pavimentazione in pietra di Luserna e la sistemazione dei sottoservizi. I lavori hanno bloccato la circolazione, svuotato i marciapiedi e messo in ginocchio molti commercianti. Ora, a pochi mesi dalla riapertura, l’amministrazione Lo Russo torna a parlarne come di un possibile nuovo laboratorio di “mobilità sostenibile”.
Ma è davvero questo il problema di Torino? Perché mentre si studiano nuove pedonalizzazioni e si parla di “spazi pubblici condivisi”, la città deve fare i conti con trasporti che non funzionano, traffico ingestibile e sicurezza in caduta libera.
Chi si muove ogni giorno sa che il servizio GTT è ai minimi storici: corse tagliate, autobus che saltano, abbonamenti e biglietti più cari, autisti con contratti precari e scioperi continui. Un quadro che penalizza studenti, lavoratori e pendolari, mentre il Comune sembra preoccuparsi più di chiudere le strade che di far arrivare i mezzi in orario.
I gravi disagi in via Po nel 2024
Nel frattempo, Barriera di Milano e altre periferie vivono un clima di tensione crescente, con episodi di violenza e spaccio quasi quotidiani. Una realtà che stride con la narrazione di una città “green e sicura”, mentre i cittadini chiedono interventi concreti su ordine pubblico e decoro urbano.
E poi c’è la questione dei T-red, i semafori intelligenti che registrano automaticamente le infrazioni. In teoria dovrebbero migliorare la sicurezza stradale, ma in molti casi sono diventati “varchi trappola”, come denunciato più volte dal consigliere comunale Pierlucio Firrao, che ha segnalato installazioni in punti ambigui e mal segnalati. I torinesi li considerano sempre più un bancomat per le casse del Comune che uno strumento di prevenzione.
Intanto, gli stessi automobilisti che pagano multe salate si trovano a rischiare ogni giorno tra buche, cantieri infiniti e piste ciclabili improvvisate che spesso non garantiscono sicurezza né ai ciclisti né ai pedoni.
In questo contesto, la prospettiva di rendere via Po pedonale — dopo mesi di lavori e disagi — rischia di peggiorare ulteriormente la viabilità del centro, creando code interminabili sulle vie alternative e aumentando il rischio di incidenti e investimenti di pedoni nei punti di intersezione.
Eppure l’assessora Foglietta appare decisa ad andare avanti: «Vale la pena fare uno studio viabilistico su via Po e sul centro – ha detto – per poi valutare i dati e allargare il dibattito ai cittadini». Un approccio apparentemente prudente, ma che sa di tentativo politico di normalizzare una trasformazione non richiesta, calata dall’alto e lontana dai bisogni reali dei torinesi.
«Ripensare gli spazi pubblici non significa chiudere i negozi», ha aggiunto l’assessora, ricordando gli esempi di via Monferrato, via Roma e via Lagrange. Ma via Po non è via Lagrange. È un asse cruciale di collegamento, un’arteria viva, percorsa ogni giorno da studenti, lavoratori e residenti. Toglierle il traffico, anche solo nei weekend, senza un piano chiaro per la mobilità, significa spostare il problema, non risolverlo.
Alla fine, resta una domanda che molti cittadini si fanno: in una città dove il trasporto pubblico è in crisi, la sicurezza vacilla e il costo della vita aumenta, il problema più urgente è davvero la pedonalizzazione di via Po?
Torino non ha bisogno di slogan, ma di trasporti efficienti, strade sicure e quartieri vivibili.

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