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Stellantis, la Fiom accoglie la nuova Jeep come segnale positivo ma avverte: “Non basta, servono investimenti e un cambio di strategia”

Lodi: “La Compass non garantisce la saturazione degli impianti. Il Governo non si limiti agli incentivi, servono politiche industriali e una transizione giusta”

Stellantis, la Fiom accoglie la nuova Jeep come segnale positivo ma avverte: “Non basta, servono investimenti e un cambio di strategia”

Stellantis, la Fiom accoglie la nuova Jeep come segnale positivo ma avverte: “Non basta, servono investimenti e un cambio di strategia” (immagine di repertorio)

La conferma dell’avvio della produzione della nuova Jeep Compass nello stabilimento Stellantis di Melfi è una buona notizia, ma per i sindacati non può bastare. La Fiom-Cgil accoglie con prudenza l’annuncio, sottolineando come la novità non risolva le difficoltà strutturali che da anni investono non solo lo stabilimento lucano ma l’intero sistema Stellantis in Italia.

«L’avvio della nuova Compass è una notizia positiva, ma non risponde in modo definitivo alle nostre richieste» ha dichiarato Samuele Lodi, segretario nazionale della Fiom e responsabile del settore mobilità. «Il territorio di Melfi vive da anni una profonda crisi che coinvolge tutto l’indotto. La nuova Jeep da sola non può garantire la saturazione degli impianti, né il rientro di tutte le maestranze né la fine degli ammortizzatori sociali».

Lodi ha ricordato come il sindacato avesse già chiesto un radicale cambio di strategia industriale nel corso dell’incontro del 20 ottobre scorso a Torino con i vertici dell’azienda, incluso il nuovo amministratore delegato. «Servono investimenti seri in ricerca e sviluppo — ha ribadito — e l’assegnazione ai siti italiani di modelli mass-market, in grado di garantire volumi produttivi stabili e occupazione piena. La rigenerazione del lavoro non può più essere rimandata».

Per la Fiom, l’annuncio di Melfi rappresenta dunque un passo avanti parziale in un quadro che resta incerto. «Non possiamo accontentarci di una singola produzione quando il sistema Stellantis in Italia continua a operare al di sotto delle proprie potenzialità — spiegano dal sindacato —. In diversi stabilimenti persistono lunghi periodi di cassa integrazione e un clima di incertezza che pesa sulle famiglie e sull’indotto locale».

La critica si estende anche al ruolo delle istituzioni. «Il Governo italiano non può limitarsi agli incentivi all’acquisto di automobili — ha affermato Lodi — perché questi non generano alcun beneficio diretto per le produzioni nazionali. Servono politiche industriali vere, che mettano al centro il lavoro e la tenuta produttiva del Paese».

La Fiom richiama inoltre la dimensione europea della sfida: la transizione verso la mobilità elettrica e sostenibile, sostiene il sindacato, non può essere scaricata sui lavoratori. «L’Europa deve garantire strumenti economici per sostenere innovazione tecnologica, ricerca e formazione, ma anche la tenuta sociale e occupazionale» ha aggiunto Lodi.

Per la federazione dei metalmeccanici Cgil, è necessario che Stellantis chiarisca le strategie industriali per i poli italiani, a partire da Melfi e Mirafiori, dove la produzione resta ben al di sotto dei livelli pre-pandemia. La richiesta è di un piano complessivo di rilancio che includa investimenti in nuove piattaforme elettriche, batterie e componentistica nazionale, evitando la dipendenza produttiva dagli stabilimenti esteri del gruppo.

La preoccupazione della Fiom si inserisce in un contesto più ampio: la filiera automotive italiana, tra transizione ecologica e concorrenza internazionale, ha perso oltre 80 mila posti di lavoro negli ultimi dieci anni, mentre la produzione di auto nel Paese è scesa da oltre un milione di veicoli l’anno a meno della metà.

L’annuncio della nuova Compass, dunque, è accolto come un segnale positivo ma insufficiente per invertire la tendenza. «Non bastano operazioni simboliche o annunci isolati — conclude Lodi —. Serve un piano industriale condiviso, che rimetta l’Italia al centro della produzione Stellantis e della mobilità europea del futuro».

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