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28 Ottobre 2025 - 15:56
Nuovo ospedale alla Pellerina, il geologo Olmi denuncia: “Zona a rischio inondazione, scelta irrazionale”
Una relazione tecnica dettagliata, firmata dal geologo Almo Olmi, consulente scientifico di Pro Natura Torino, solleva una questione destinata a far discutere: il nuovo ospedale dell’ASL Città di Torino, previsto nell’area del Parco della Pellerina, sorgerebbe all’interno di una zona considerata a rischio inondazione in caso di incidente alla diga del Moncenisio. Una circostanza che, secondo il tecnico, renderebbe “incompatibile e irrazionale” la scelta del sito, in netto contrasto con le finalità stesse del piano di emergenza regionale.
Il documento, indirizzato all’ASL e alla Città di Torino, richiama la DGR n. 7-3021 del 26 marzo 2021, con cui la Regione Piemonte ha approvato il Piano di emergenza della diga del Moncenisio, invitando i Comuni interessati a rivedere i propri piani di Protezione civile alla luce dei nuovi scenari di rischio. Secondo quanto riportato nella mappa allegata al piano, la zona della Pellerina – in particolare l’area golenale in destra della Dora Riparia, tra corso Regina Margherita e corso Lecce – risulterebbe parzialmente compresa nel campo di inondazione in caso di collasso della diga.
La stima, elaborata tramite analisi geografiche su Google Earth, indica un battente idrico variabile tra i 10 e i 6 metri, sufficiente a sommergere completamente l’area attualmente destinata a spettacoli viaggianti e parte del terreno individuato per la costruzione del nuovo ospedale. “Si tratterebbe di un’inondazione di entità catastrofica – scrive Olmi – e ciò rende inaccettabile che tale condizione di pericolosità sia stata ignorata nelle fasi di individuazione e progettazione del sito”.
Secondo il geologo, nessuno degli atti preparatori della scelta urbanistica né degli elaborati redatti dal gruppo di progettisti coordinato da ATI Project avrebbe preso in considerazione l’impatto del Piano d’emergenza del Moncenisio. “Un’omissione gravissima e inspiegabile – prosegue – che mina la credibilità dell’intero iter tecnico-amministrativo”.
Il piano di emergenza, elaborato sulla base di analisi idrogeologiche e scenari di dissesto di scala regionale, prevede misure di prevenzione e protezione per 66 comuni e oltre 1,3 milioni di abitanti, di cui più di 311 mila direttamente esposti al rischio di inondazione in caso di evento estremo. Tra le misure indicate, l’adeguamento dei piani regolatori comunali con la riclassificazione delle aree a rischio e la limitazione degli interventi edilizi di particolare impatto o importanza strategica.
Proprio qui si concentra la critica più dura di Olmi: “È assurdo costruire un ospedale – infrastruttura strategica per eccellenza – in una zona che il piano regionale classifica come soggetta a rischio inondazione. Un ospedale deve essere un luogo sicuro e operativo in caso di calamità, non un punto debole da evacuare. Inserirlo in questa zona significa dover aggiornare il piano d’emergenza per includere la sua stessa evacuazione, un paradosso che viola ogni principio di buon senso e pianificazione preventiva”.

La relazione osserva inoltre che la carta di sintesi geologica della Città di Torino, risalente al 2013, non risulta ancora aggiornata alle nuove indicazioni del piano regionale. L’area della Pellerina, pertanto, sarebbe tuttora classificata in modo inadeguato rispetto alle reali condizioni di rischio idraulico e geomorfologico. “In assenza di una revisione delle classi di idoneità urbanistica – afferma Olmi – è impossibile garantire la compatibilità di un’opera di tale scala”.
Il tecnico richiama anche la tragica esperienza dell’alluvione del 2000, quando l’esondazione della Dora Riparia provocò gravi danni in tutta la zona nord della città, compresa l’area dell’ospedale Amedeo di Savoia, che dovette essere evacuato. “Proprio quell’episodio – sottolinea – dimostra quanto sia fragile l’area e quanto rischioso sarebbe concentrare lì una nuova struttura sanitaria strategica”.
Il documento si chiude con una valutazione quantitativa del rischio, basata sulla formula R = P x E x V (Pericolosità x Elementi esposti x Vulnerabilità): anche se la probabilità di un evento estremo resta bassa, gli elementi esposti – un ospedale di grandi dimensioni, con pazienti, personale e infrastrutture critiche – e la vulnerabilità derivante dalla posizione rendono il rischio “inaccettabile” sotto il profilo della sicurezza pubblica.
Pro Natura Torino, che sostiene le osservazioni del suo consulente, ha chiesto formalmente che l’ASL e il Comune sospendano ogni decisione definitiva fino alla completa rivalutazione geologica e idraulica del sito, e che venga considerata un’alternativa localizzativa fuori dalle aree a rischio.
La polemica si aggiunge al dibattito già acceso sul progetto del nuovo ospedale di Torino Ovest, destinato a sostituire il Maria Vittoria e il Martini. Da un lato l’esigenza di una struttura moderna e unificata, dall’altro i timori ambientali e urbanistici. Le osservazioni di Olmi riaccendono una domanda cruciale: può un’opera strategica per la salute pubblica nascere in un’area che la stessa Regione riconosce come potenzialmente pericolosa?
Una questione che ora spetta alle istituzioni chiarire con trasparenza, prima che la fretta di costruire prevalga sul dovere di garantire sicurezza e coerenza con i piani di emergenza vigenti.
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