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Melissa, l’uragano che non lascia scampo: la Giamaica davanti al suo “Giorno più lungo”

Venti oltre ogni soglia, piogge da un metro e un mare che sale: perché la Categoria 5 di Melissa minaccia un disastro senza precedenti nei Caraibi

Melissa, l’uragano che non lascia scampo: la Giamaica davanti al suo “Giorno più lungo”

Melissa, l’uragano che non lascia scampo: la Giamaica davanti al suo “Giorno più lungo”

Una lamiera si piega come carta, un lampione vibra fino a spezzarsi, l’orizzonte scompare dietro una muraglia d’acqua. È la scena che si ripete lungo la costa meridionale della Giamaica mentre l’uragano Melissa — appena promosso a Categoria 5 sulla scala Saffir-Simpson — avanza con un passo esasperante: 3–5 km/h, abbastanza lento da restare, abbastanza potente da devastare. Secondo il National Hurricane Center (NHC) degli Stati Uniti, le raffiche hanno già superato i 280 km/h (fino a 175 mph) con una pressione centrale scesa a 906–908 hPa, valori da manuale della catastrofe. Le autorità dell’isola hanno ordinato evacuazioni mirate e aperto oltre 800 rifugi, ma molti residenti esitano, temendo furti e saccheggi. Intanto, si contano almeno tre vittime collegate alla tempesta tra Haiti e Repubblica Dominicana, con segnalazioni che parlano potenzialmente di un quarto decesso. E il peggio, avvertono i previsori, potrebbe ancora arrivare nelle prossime 24–36 ore.

Melissa, un colosso raro: cosa significa “Categoria 5”

  1. La Categoria 5 è il gradino più alto della scala Saffir-Simpson: venti sostenuti oltre 252 km/h (157 mph). Melissa li supera ampiamente, attestandosi fra 260 e 280 km/h nelle ultime ore, con occasionali valori più elevati stimati dai voli dei cacciatori di uragani. Questo si traduce in danni strutturali estesi, tetti divelti, crolli di edifici non rinforzati e interruzioni prolungate di elettricità e comunicazioni.
  2. La pressione minima, intorno a 906–913 hPa, è indicativa di un ciclone estremamente intenso con un gradiente di vento micidiale intorno all’occhio.
  3. La rara combinazione di intensità e probabile impatto diretto sulla Giamaica rende l’evento statisticamente eccezionale: solo una piccola frazione (circa il 4%) degli uragani atlantici raggiunge la Categoria 5 e pochissimi toccano terra a tale forza. Per l’isola, si tratterebbe del ciclone più potente della storia osservativa moderna.

L’elemento decisivo: la velocità (o meglio, l’assenza di velocità)

Ciò che rende Melissa particolarmente insidioso non è soltanto la forza del vento, ma la sua lentezza. Un uragano che procede a 3–5 km/h è come una smerigliatrice che indugia a lungo sullo stesso punto: la pioggia si accumula, le piene sforano argini naturali e artificiali, i versanti saturi cedono. Il NHC avverte di fino a 1 metro di precipitazioni in aree di Giamaica e Haiti, con il rischio di frane numerose e alluvioni lampo potenzialmente letali soprattutto nelle zone montuose, dalle Blue Mountains ai rilievi di Hispaniola.

Tempistica e traiettoria: dove colpirà e quando

  1. Nelle prime ore di martedì 28 ottobre 2025, Melissa è attesa lungo la costa meridionale della Giamaica, con un possibile impatto fra Westmoreland e St. Elizabeth, e successivo attraversamento verso St. Ann. La traiettoria resta soggetta a lievi oscillazioni, ma tutti gli scenari contemplano condizioni d’uragano su gran parte dell’isola.
  2. Dopo la Giamaica, la tempesta dovrebbe piegare gradualmente verso nord e nord-est, interessando l’est di Cuba (province di Granma, Santiago de Cuba, Guantánamo, Holguín) e poi le Bahamas sud-orientali e le Turks and Caicos.
  3. Le autorità cubane hanno emanato allerta uragano per le province orientali e disposto evacuazioni preventive; l’isola attende fino a 500 mm di piogge in alcune aree, con mareggiate importanti lungo le coste esposte.

Perché Melissa è “diversa”: oceano caldo, atmosfera favorevole

I fattori che hanno portato Melissa a “esplodere” fino alla Categoria 5 sono ben noti alla comunità scientifica:

  1. Acque caraibiche eccezionalmente calde, con anomalie positive di +2–3 °C rispetto alla media, hanno fornito l’energia termica necessaria a un’intensificazione rapida.
  2. Cisallamento del vento relativamente basso in quota ha permesso alla convezione di organizzarsi attorno al centro.
  3. Un ambiente umido e la formazione di una eyewall compatta hanno consolidato il “motore” del ciclone.

La convergenza di questi ingredienti rientra in un quadro più ampio: gli studi indicano che in un clima più caldo cresce la probabilità di uragani più intensi e di piogge estreme associate ai cicloni tropicali. Nel 2025, Melissa è già il terzo uragano di Categoria 5 della stagione atlantica, un segnale che preoccupa chi analizza le statistiche di lungo periodo.

Impatti attesi: vento, pioggia, mare. E isolamento prolungato

  1. Vento: con raffiche oltre 280 km/h, porzioni significative del patrimonio edilizio — soprattutto costruzioni leggere o non rinforzate — rischiano danni severi. Le squadre di soccorso prevedono interruzioni elettriche diffuse e blackout prolungati.
  2. Pioggia: il NHC parla di fino a 40 pollici (circa 1 metro) su parti di Giamaica e sud di Hispaniola, con alluvioni lampo e frane su larga scala. La proverbiale vulnerabilità delle strade su pendii e crinali può lasciare intere comunità isolate per giorni.
  3. Mareggiata: lungo la costa sud della Giamaica, incluso l’asse di Kingston e l’area del Norman Manley International Airport, la storm surge potrebbe raggiungere 3–4 metri (9–13 piedi) sopra il suolo, con onde rompenti e inondazioni costiere nelle aree basse.

Vittime e danni: un bilancio che sale

A oggi, i report ufficiali indicano almeno tre morti legati agli impatti diretti e indiretti di Melissa tra Haiti e Repubblica Dominicana, con segnalazioni di un quarto decesso in verifica. Le autorità avvertono che il conteggio è provvisorio e soggetto ad aggiornamenti. In Giamaica, la priorità è spostare la popolazione più esposta e proteggere infrastrutture critiche: centrali elettriche, impianti idrici, ospedali, porti e aeroporti.

Preparazione e risposta: lo Stato corre, ma il tempo è poco

  1. Il Primo ministro Andrew Holness ha dichiarato l’intera isola “area minacciata”, accelerando procedure e risorse per l’emergenza. Evacuazioni, chiusura di scuole e uffici, coprifuochi locali e dispiegamento della Jamaica Defence Force sono fra le misure in atto.
  2. Il Dipartimento di Gestione dei Disastri (ODPEM) e il Met Service guidano il coordinamento operativo presso il National Emergency Operations Centre. Evan Thompson, direttore del servizio meteorologico, ha avvertito: anche una minima deviazione di rotta non riduce il rischio di piogge catastrofiche.
  3. La Federazione Internazionale della Croce Rossa (IFRC) e le società nazionali della Croce Rossa nella regione stanno pre-posizionando kit igienici, teli plastici, acqua potabile e squadre per la ricerca e soccorso; la American Red Cross coordina con i partner caraibici in previsione di bisogni umanitari ingenti. La stima preliminare indica fino a 1,5 milioni di persone potenzialmente colpite direttamente sull’isola.

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Un’isola al bivio: vulnerabilità note, rischi crescenti

La Giamaica combina densità abitativa nelle fasce costiere, versanti ripidi nell’interno e un patrimonio edilizio spesso non progettato per venti estremi. L’urbanizzazione rapida, la deforestazione e le infrastrutture realizzate lungo i torrenti di montagna amplificano il rischio di colate detritiche e interruzioni viarie. In queste condizioni, il passaggio di un ciclone lento e intenso come Melissa può trasformarsi in emergenza umanitaria nel giro di poche ore: ponti sradicati, strade interrotte, comunità isolate e servizi essenziali sotto pressione. Gli esperti richiamano anche la memoria di eventi passati, da Gilbert (1988) a Ivan (2004), per sottolineare come il “ritorno di esperienza” non sempre si sia tradotto in standard edilizi e piani d’emergenza universalmente applicati.

Melissa nel contesto della stagione 2025: un segnale da non ignorare

Il 2025 si sta rivelando una stagione iperattiva per l’Atlantico, con tredici tempeste denominate e più uragani maggiori del normale. Con Melissa, gli esperti registrano il terzo episodio di Categoria 5 dell’anno. È un segnale coerente con la tendenza alla tropicalizzazione di eventi estremi che, pur non essendo causati “da” un singolo fattore, risultano favoriti da oceani più caldi e pattern come La Niña. Gli scienziati avvertono: l’aumento della pioggia estrema associata ai cicloni è una delle proiezioni più robuste dei modelli climatici, e quando un uragano ristagna, l’effetto si moltiplica.

Cosa devono aspettarsi i Caraibi nelle prossime 48–72 ore

  1. In Giamaica, fra oggi e mercoledì, condizioni da uragano su gran parte dell’isola, con picchi di pioggia fino a 1.000 mm locali e storm surge fino a 4 metri sulla costa sud-orientale. Allagamenti urbani, frane e interruzioni diffuse della viabilità sono probabili.
  2. In Cuba orientale, allerta uragano già attiva: attesi 250–500 mm di pioggia in aree esposte, vento intensissimo e mareggiate sulle coste meridionali.
  3. In Haiti e RD, continueranno le condizioni da tempesta tropicale con rischio elevato di piene improvvise e smottamenti; la vulnerabilità strutturale delle reti stradali e di drenaggio resta il punto debole.
  4. Successivamente, rotta verso Bahamas e Turks and Caicos, con graduale indebolimento ma ancora potenziale distruttivo per vento e piogge.

Politica, economia, società: gli effetti a catena

Un uragano di Categoria 5 che colpisce direttamente la Giamaica non è solo una crisi meteorologica: è uno shock per agricoltura, turismo, logistica e finanze pubbliche. Le piantagioni, già provate da periodi di siccità alternati a piogge estreme, rischiano perdite ingenti; i porti e gli aeroporti lungo la costa — a partire da Kingston — possono subire danni e chiusure prolungate; l’interruzione delle reti elettriche e idriche compromette attività produttive e sanitarie. Il governo ha chiesto cooperazione internazionale anticipando una fase di ricostruzione onerosa e lunga, mentre le agenzie umanitarie preparano ponti aerei e navi di supporto per rifornire isole e comunità isolate. 

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