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Bonus auto elettriche 2025 bruciato: 595 milioni spariti in 24 ore

Oltre 55.600 voucher, fondi PNRR, accesso con rottamazione fino a Euro 5, platea limitata alle aree urbane

Bonus auto elettriche 2025

Bonus auto elettriche 2025 bruciato: 595 milioni spariti in 24 ore

Non è bastato un giorno. In meno di 24 ore, il fondo da 595 milioni di euro del bonus auto elettriche 2025 è andato completamente esaurito. Un vero e proprio “assalto digitale”, che ha visto cittadini e microimprese contendersi in tempo reale gli incentivi finanziati con risorse del PNRR e gestiti dal Ministero dell’Ambiente e della Sicurezza Energetica (MASE). Secondo i dati forniti da Sogei, le richieste hanno superato 55.600 voucher, un numero che racconta meglio di qualsiasi campagna di comunicazione la sete di mobilità sostenibile nel Paese – e al tempo stesso la fragilità di un sistema che si esaurisce in ore.

Il bonus, pensato per incentivare la rottamazione di veicoli termici fino a Euro 5 e l’acquisto di nuove auto elettriche o a emissioni zero, ha attirato migliaia di domande da parte di persone fisiche e microimprese. La sua struttura prevedeva contributi fino a 11.000 euro per i cittadini con ISEE inferiore a 40.000 euro e fino a 20.000 euro per le microimprese che acquistavano veicoli commerciali elettrici. Una misura calibrata per accelerare il ricambio del parco auto, ma anche per sostenere i redditi medio-bassi e il tessuto produttivo più fragile.

La clausola anti-furbi, che richiedeva la titolarità del veicolo da rottamare da almeno sei mesi, ha evitato la corsa alle intestazioni fittizie, ma non è bastata a contenere l’ondata di richieste. Dalle prime ore del click day, la piattaforma è stata presa d’assalto: in meno di mezza giornata, il plafond era già quasi al limite. Il portale Sogei ha registrato picchi di accessi superiori alle 200 mila connessioni simultanee, fino all’azzeramento definitivo dei fondi nel giro di poche ore.

Un successo apparente, che però solleva domande più profonde. Perché se da un lato la rapidità di esaurimento dimostra che l’interesse per l’auto elettrica è reale – quando il prezzo diventa competitivo grazie al sostegno pubblico – dall’altro rivela una falla strutturale nel modello di erogazione. Il meccanismo “a sportello”, infatti, premia la prontezza: chi ha documenti e requisiti già pronti riesce a intercettare le risorse, mentre molti restano tagliati fuori per pochi minuti o per una connessione lenta.

La selezione è stata inevitabile anche sul piano geografico. Il bonus era infatti riservato alle aree urbane funzionali, cioè alle città con oltre 50.000 abitanti e ai rispettivi bacini di pendolarismo. In totale, circa 2.460 comuni ammessi. Una scelta che concentra gli incentivi dove traffico e inquinamento sono più elevati, ma che esclude di fatto le aree rurali e montane, dove la transizione ecologica rischia di restare un miraggio.

Il click day ha dunque mostrato in modo plastico la contraddizione del sistema: un’alta domanda potenziale, ma una distribuzione diseguale delle opportunità. I beneficiari più rapidi si sono assicurati i contributi, mentre altri, pur avendo i requisiti, sono rimasti a guardare. Eppure, il successo dell’iniziativa dimostra che la transizione verso la mobilità elettrica non è più solo un tema ambientale, ma una questione economica e sociale. Quando la differenza di prezzo tra un’auto elettrica e una termica si riduce, la propensione all’acquisto cresce in modo esponenziale.

Il MASE, in una nota, ha chiarito che eventuali fondi residui o rinunce verranno immediatamente riattivati sulla piattaforma per nuovi accessi. Un segnale di apertura, ma anche la conferma che la domanda resta altissima e che molti potenziali beneficiari stanno già monitorando il sito in attesa di nuove finestre. La corsa non è finita: chi ha già predisposto documenti, ISEE aggiornato e certificazione della rottamazione potrebbe riuscire a rientrare se si liberassero risorse.

Il boom del bonus elettrico racconta molto anche del contesto europeo. L’Italia, da tempo in ritardo rispetto agli obiettivi di decarbonizzazione del parco auto, deve accelerare il passaggio alle zero emissioni per rispettare le scadenze del Green Deal e i target fissati dal PNRR. Tuttavia, la politica degli incentivi spot rischia di non bastare: un sistema che si esaurisce in meno di 24 ore non può costituire una strategia stabile. Serve una pianificazione pluriennale, capace di dare certezza agli acquirenti e stimolare l’industria a investire in modelli più accessibili.

L’altra questione aperta riguarda l’equità territoriale. Concentrando i fondi nelle grandi città, il governo punta a ridurre le emissioni dove il problema è più acuto. Ma così facendo lascia indietro chi vive in zone periferiche o montane, dove il trasporto pubblico è carente e l’auto resta un bene necessario. La transizione ecologica, per essere giusta, dovrà quindi evitare di creare una frattura tra i centri urbani “green” e le province escluse.

Infine, c’è il tema culturale. L’esaurimento lampo del bonus mostra che gli italiani non sono scettici verso l’elettrico, ma semplicemente vincolati dal costo. Quando la barriera economica viene abbattuta, la scelta sostenibile diventa spontanea. È un messaggio chiaro per la politica: il cambiamento non si ottiene con gli slogan, ma con strumenti concreti che rendano la sostenibilità una convenienza quotidiana.

Il click day del 2025 resterà come un simbolo di questa tensione: una transizione che corre più veloce dei fondi, un Paese pronto a cambiare ma frenato da meccanismi burocratici e limiti di budget. Meno di 24 ore per bruciare quasi 600 milioni di euro: un segnale di vitalità, ma anche di una fame di futuro che non può essere saziata a sportello.

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