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Torino al centro del Road Show sull’emicrania: “Serve un piano nazionale per garantire cure uguali a tutti”

Esperti e istituzioni a confronto sull’impatto della patologia: oltre 6 milioni di italiani colpiti, costi sociali per 20 miliardi di euro l’anno

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Torino al centro del Road Show sull’emicrania: “Serve un piano nazionale per garantire cure uguali a tutti”

Un dolore che paralizza, invisibile ma devastante, e che in Italia colpisce più di 6 milioni di persone. È l’emicrania, malattia cronica e invalidante che torna sotto i riflettori con la tappa torinese del Road Show “Innovazione terapeutica che spinge all’innovazione organizzativa: Focus Emicrania”, promosso da Motore Sanità con il contributo non condizionante di Pfizer. L’obiettivo è uno: inserire l’emicrania nel Piano Nazionale della Cronicità e nei Livelli Essenziali di Assistenza (LEA), per garantire uniformità di trattamento e accesso alle nuove terapie su tutto il territorio nazionale.

Il convegno, ospitato il 21 ottobre a Torino, ha riunito esperti, medici e rappresentanti istituzionali per fare il punto su una patologia che impatta profondamente sulla qualità della vita e sull’economia del Paese. Si stima infatti che l’emicrania costi all’Italia circa 3,5 miliardi di euro all’anno, con un 5% dei pazienti che perde più di cinque giorni lavorativi al mese. Una malattia “femminile” — come ricordato dal professor Giambattista Allais, del Centro Cefalee della Donna dell’Università di Torino — che rappresenta la prima causa di disabilità tra le donne tra i 18 e i 50 anni, con un costo totale, diretto e indiretto, di oltre 20 miliardi di euro l’anno.

Oggi la cura dell’emicrania si articola su tre livelli: ambulatori specialistici, centri cefalee per diagnosi e terapia e centri di riferimento con ricovero e ricerca, ma la gestione varia molto tra le regioni. Da qui la richiesta di una maggiore omogeneità organizzativa, anche attraverso la revisione dei percorsi diagnostico-terapeutici (PDTA).

Sul piano scientifico, le nuove frontiere della ricerca offrono prospettive concrete. Come spiega Innocenzo Rainero, direttore del Centro di Ricerca Clinica Cefalee dell’AOU Città della Salute e della Scienza di Torino, «i nuovi farmaci per la profilassi dell’emicrania, come gli anticorpi monoclonali anti-CGRP e i gepanti, agiscono su meccanismi specifici, garantendo maggiore efficacia e meno effetti collaterali. Ma per sfruttarne appieno il potenziale serve una riorganizzazione dei servizi regionali dedicati».

L’auspicio, condiviso da tutti i relatori, è che l’emicrania venga finalmente riconosciuta come patologia cronica di interesse nazionale, con investimenti mirati nella rete dei centri cefalee, nella formazione del personale sanitario e nell’accesso alle terapie innovative. Un passo indispensabile per trasformare la cura di milioni di italiani da percorso a ostacoli a diritto garantito.

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