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14 Ottobre 2025 - 18:14
La tensostruttura “fantasma” torna in Consiglio: quattro anni di attese e promesse mancate
Torna in Consiglio comunale il caso della tensostruttura di Brusasco, la “palestra fantasma” costata oltre 200 mila euro e inaugurata nel 2021 dall’allora sindaca Luciana Trombadore, ma rimasta per anni inutilizzata.
A riaccendere i riflettori è l’interrogazione presentata dal gruppo di minoranza Per Brusasco e Marcorengo, firmata da Anna Marolo, Carlo Giacometto e Daniele Testore, che chiede conto all’amministrazione Bosso delle "promesse non mantenute" sulla gestione della tensostruttura e degli impianti sportivi del paese.
Nel documento, di due pagine fitte, l’opposizione domanda “se ci siano novità dopo anni di abbandono” e punta il dito contro l’inerzia della maggioranza. “Da un lato gli impianti sportivi non hanno trovato gestori; dall’altro la tensostruttura, dopo quattro anni, è rimasta inutilizzata – scrivono i consiglieri – eccetto che per i due eventi della scorsa estate: la Festa Patronale di San Luigi Gonzaga e la cena di beneficenza per le famiglie alluvionate del 29 giugno”.
Insomma, due sere d’uso in quattro anni. E tanto basta per parlare di occasione mancata.
Nell’interrogazione si ricorda che il sindaco Giulio Bosso, già nel Consiglio comunale del 30 settembre 2024, aveva promesso di pubblicare “nei primi mesi del 2025 un bando per l’assegnazione degli impianti sportivi” e di “valutare l’inserimento della tensostruttura all’interno dello stesso bando”.
Perché, si chiedono oggi i consiglieri, la tensostruttura non è stata inserita nel bando approvato a giugno con la delibera di Giunta n. 38?
E soprattutto: è utilizzabile da terzi? Esiste un regolamento d’uso? Sono state stabilite tariffe e procedure per l’affidamento?
Domande precise, a cui l’amministrazione sarà costretta a rispondere nel Consiglio comunale previsto per venerdì 17 ottobre.
La minoranza, nel testo, ricorda anche che con la delibera del 27 giugno scorso la Giunta Bosso ha dato mandato di individuare un soggetto per la “riqualificazione e gestione degli impianti sportivi”, ma ha escluso esplicitamente la tensostruttura.
Una scelta giudicata “incomprensibile” dagli esponenti di Per Brusasco e Marcorengo, anche alla luce dei soldi pubblici già spesi e dei successivi 10 mila euro dell’avanzo di amministrazione stanziati nel 2023 per la messa a norma della struttura.
“Un impianto costato caro ai contribuenti e che continua a non avere un destino”, sintetizza Marolo nel testo, ricordando che le spese complessive per lo sport a Brusasco negli ultimi quindici anni ammontano a circa 900 mila euro, di cui 670 mila per gli impianti e oltre 200 mila per la tensostruttura.
Una cifra che, a fronte dell’utilizzo reale, pesa come un macigno.
Nell’interrogazione si citano anche i riferimenti normativi: l’amministrazione Bosso avrebbe potuto affidare la gestione a titolo gratuito ad associazioni e società sportive senza fini di lucro, come previsto dal D.Lgs. 38/2021, per una durata di dieci anni, eventualmente prorogabile in base agli investimenti. Eppure, nulla di tutto ciò è stato fatto.
L’opposizione rileva inoltre che il bando pubblicato quest’estate per la gestione degli impianti sportivi è sparito dalla sezione Amministrazione Trasparente del sito comunale, “a differenza di altri avvisi e bandi del passato”. Segno, scrivono i consiglieri, che “è probabilmente scaduto senza aver prodotto risultati”.
Il gruppo di minoranza chiede dunque all’amministrazione di chiarire quando e come l’avviso sia stato pubblicato, quali siano stati i termini di presentazione delle proposte, quante ne siano arrivate, e chi sia il Responsabile del Procedimento.
Vogliono anche copia degli atti, dei verbali della commissione tecnica e dei verbali di valutazione.
Un pressing documentale, insomma, che riporta la questione al centro della scena politica locale.
Giulio Bosso sindaco di Brusasco
Per capire la portata del caso, bisogna tornare indietro di qualche anno.
La tensostruttura di Brusasco venne inaugurata il 4 ottobre 2021, giorno delle elezioni, da Luciana Trombadore, allora sindaca.
Un’opera da 203 mila euro, costruita nel cortile dell’Istituto Comprensivo al posto di un piccolo campo da calcetto.
La promessa era quella di dare finalmente una palestra coperta alla scuola e alle associazioni sportive.
Con l’insediamento della nuova amministrazione guidata da Giulio Bosso, la tensostruttura si trasformò subito in un problema.
Il sindaco la definì una “patata bollente” ereditata dal passato: priva di allacciamenti elettrici e termici, con tiranti scoperti, scalini pericolosi e un collaudo incompleto.
“Non possiamo aprirla finché non è sicura – spiegò Bosso – e per i soli costi di riscaldamento e luce servirebbero diecimila euro al mese, una spesa insostenibile per un Comune come il nostro”.
Ne nacque una lunga querelle. Trombadore raccolse 200 firme per chiederne l’apertura, Giacometto la battezzò “la Salerno–Reggio Calabria di Brusasco”, mentre la minoranza accusava la Giunta Bosso di immobilismo.
Nel giugno 2023, sembrava arrivare la svolta: in una variazione di bilancio, la Giunta stanzò 10 mila euro per “mettere in sicurezza e rendere utilizzabile la struttura nel più breve tempo possibile”. Ma il “più breve tempo possibile” si è trasformato in un nuovo stallo.
Per quasi due anni, nulla si è mosso.
Solo nel 2025, con la Festa Patronale di San Luigi Gonzaga e la cena solidale per gli alluvionati di aprile, la tensostruttura ha aperto per ospitare persone, musica e tavolate. Segno che almeno parte delle opere di adeguamento sono state completate.
Eppure, per la minoranza, non basta. “Quattro anni dopo l’inaugurazione, la tensostruttura rimane senza un regolamento, senza un piano di gestione, e senza una prospettiva stabile” scrivono Marolo, Giacometto e Testore.
“Non è accettabile che un investimento così rilevante sia ancora in balia dell’incertezza”.
La sensazione, in paese, è che la struttura sia ormai diventata un simbolo politico: per la maggioranza, un’eredità complicata; per l’opposizione, una prova vivente dell’incapacità amministrativa.
Il Consiglio comunale di venerdì dovrà dare una risposta alla domanda: che ce ne facciamo di quel tendone? Potrà finalmente diventare un luogo di comunità o resterà, ancora, un monumento all’immobilismo?
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