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14 Ottobre 2025 - 12:01
Airbag pericolosi, nuovo allarme per i modelli Opel: in arrivo una class-action contro Stellantis e PSA (immagine di repertorio)
Un nuovo caso scuote il mondo dell’automotive e riaccende la preoccupazione tra gli automobilisti italiani. Dopo le vicende che hanno coinvolto i modelli Citroën C3 e DS3, torna infatti l’allarme legato agli airbag Takata, dispositivi di sicurezza già al centro di numerose inchieste e campagne di richiamo a livello mondiale. Questa volta il rischio riguarda diversi modelli Opel: Astra, Cascada, Meriva, Mokka, Signum, Vectra e Zafira.
Secondo l’avviso di sicurezza diffuso nei giorni scorsi, gli airbag installati su queste vetture potrebbero deteriorarsi nel tempo, provocando, in caso di attivazione, un’esplosione anomala dell’airbag con la proiezione di frammenti metallici nell’abitacolo. Un difetto noto e documentato da anni, che in diversi Paesi ha già causato incidenti e feriti e che, secondo l’associazione Codici, impone ora una risposta tempestiva e trasparente da parte delle case costruttrici.
A denunciarlo è Ivano Giacomelli, segretario nazionale di Codici, che parla senza mezzi termini di una situazione grave per la sicurezza pubblica. «Il rischio per l’incolumità degli occupanti del veicolo è evidente – ha dichiarato – ma, ciò nonostante, le informazioni fornite da Groupe PSA Italia e Stellantis Europe risultano insufficienti e prive di elementi tecnici adeguati. Riteniamo che questa condotta costituisca un’omissione informativa idonea a indurre in errore i consumatori ed esporli a rischi per la sicurezza personale».
L’associazione ha già inviato una diffida inibitoria nei confronti delle due società e si dice pronta ad avviare un’azione di classe per difendere i diritti degli automobilisti coinvolti. Giacomelli spiega che Codici non intende permettere che si ripeta quanto accaduto con il precedente caso degli airbag Takata montati sulle Citroën C3 e DS3, dove i proprietari si erano trovati a fronteggiare lunghi tempi di attesa per la sostituzione dei dispositivi difettosi e difficoltà di comunicazione con concessionarie e officine.
Immagine di repertorio
Il riferimento al precedente giudiziario del Tribunale di Torino non è casuale. Quel tribunale, infatti, ha già dichiarato ammissibile la class action promossa da diverse associazioni dei consumatori nei confronti di Stellantis, PSA Italia e Citroën per la gestione del caso Takata sui modelli C3 e DS3. Si tratta, sottolinea Codici, di un precedente di grande rilievo che conferma la possibilità di agire collettivamente per tutelare i cittadini quando la trasparenza e la sicurezza vengono meno.
L’associazione dei consumatori chiede alle aziende coinvolte azioni immediate e concrete. In particolare, Codici sollecita la pubblicazione dell’elenco aggiornato dei modelli e dei numeri VIN interessati, con la specifica delle caratteristiche tecniche dei dispositivi, dei criteri di rischio e dei fornitori. Inoltre, viene chiesto di attivare una campagna di richiamo nazionale senza ulteriori ritardi e di predisporre soluzioni alternative di mobilità per i clienti coinvolti, così da evitare che si trovino costretti a utilizzare veicoli potenzialmente pericolosi in attesa della sostituzione dell’airbag.
Codici insiste sul fatto che la questione Takata non può più essere gestita con lentezza o frammentazione. In passato, infatti, la mancanza di una strategia coordinata e la scarsità di informazioni avevano creato una situazione di incertezza tra i consumatori, con comunicazioni spesso tardive e poco chiare. Stavolta, sottolinea l’associazione, serve una comunicazione pubblica completa e tempestiva, che consenta ai proprietari di sapere se la propria vettura è coinvolta e come procedere per la sostituzione.
La vicenda dei dispositivi Takata rappresenta una delle più grandi crisi industriali del settore automobilistico degli ultimi decenni. Si tratta di un difetto di progettazione che riguarda milioni di veicoli in tutto il mondo e che ha portato al più vasto richiamo di automobili della storia. Gli airbag difettosi, realizzati dall’azienda giapponese Takata, sono risultati soggetti a un deterioramento del propellente chimico che, in caso di incidente, può far esplodere il dispositivo con una violenza eccessiva, causando la rottura del contenitore e la dispersione di schegge metalliche all’interno dell’abitacolo.
Nel caso Opel, il problema è tornato attuale dopo che, a seguito delle verifiche tecniche, alcuni modelli prodotti negli anni scorsi sono risultati equipaggiati con questi stessi dispositivi. La preoccupazione è cresciuta rapidamente anche in Italia, dove migliaia di veicoli potrebbero essere potenzialmente interessati dal rischio.
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