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09 Ottobre 2025 - 16:02
E' ufficiale: la passerella della stazione avrà gli ascensori, finalmente! Con soli 9 anni di ritardo...
C’è voluta un’altra serata di dibattito in Consiglio comunale, martedì sera 7 ottobre, per riaccendere i riflettori sulla passerella della stazione.
Sì, quella inaugurata con tanto di taglio del nastro, applausi e foto social nell’agosto del 2023.
La passerella “moderna e inclusiva”, simbolo del nuovo corso cittadino. Peccato che, due anni dopo, sia ancora un ponte a metà: senza ascensori, senza reale accessibilità, senza una risposta chiara su quando — e se — quei due impianti promessi diventeranno realtà.
Per capire come si sia arrivati a questo punto, bisogna tornare indietro nel tempo.
Era il 2011 quando il Comune di Chivasso stipulò una convenzione con Rete Ferroviaria Italiana per demolire la vecchia passerella e costruire un sottovia veicolare tra via Roma e via Caluso. Poi la decisione di cambiare strada: niente sottopasso, sì alla riqualificazione della passerella storica del 1928.
Nel 2017 un’appendice alla convenzione sancì definitivamente la scelta: via i sottopassi, avanti con il restauro della passerella.
Da allora, tra carte, collaudi e procedure, sono passati otto anni che saranno nove quando la passerella potrà dirsi davvero conclusa con i nuovi ascensori.
Solo nel 2025 — dopo infiniti passaggi in commissione e in consiglio — arriva in aula la delibera per approvare la nuova convenzione con RFI che dovrà regolare l’installazione dei due ascensori.
Un tempo biblico per un’opera che dovrebbe rendere accessibile la salita a chi non può fare due rampe di scale.
Il taglio del nastro della nuova passerella nell'agosto 2023
“Parliamo di una vicenda che si trascina dal 2017” — ha scandito in aula il consigliere Matteo Doria di Amo Chivasso e le sue Frazioni — “Otto anni dopo una convenzione, siamo ancora qui a discutere di ascensori che non ci sono. È una situazione paradossale. Nel 2017 avete deciso di rinunciare ai sottopassi in nome dell’inclusione, e oggi ci ritroviamo con una passerella che esclude i disabili, gli anziani, le mamme con i passeggini. Questo è il risultato della vostra incapacità di programmazione.”
A rispondere è stato l’assessore ai Lavori pubblici Fabrizio Debernardi, che ha illustrato la delibera con tono pacato ma determinato.
“Portiamo in Consiglio comunale la convenzione con RFI, frutto di un lungo lavoro” — ha spiegato — “La passerella è un’opera storica, costruita nel 1928 e completamente restaurata nel 2023. Ora aggiungiamo un servizio ulteriore, che inizialmente non era previsto: due ascensori, uno lato via Roma e uno lato via Caluso. È un intervento importante, voluto dal sindaco e dall’amministrazione, per migliorare l’accessibilità della città.”
Debernardi ha poi ricordato che il Comune si farà carico direttamente della manutenzione degli impianti: “Abbiamo scelto di gestirli noi per ridurre i tempi d’intervento in caso di guasti. In questo modo, evitiamo i lunghi tempi di attesa che spesso si registrano con RFI. Le spese di gestione saranno contenute: circa 1.200 euro l’anno dal 2026 e 800 euro ogni due anni per le verifiche tecniche.”
E sulla data di conclusione dei lavori?
“Non voglio sbilanciarmi” — ha detto l’assessore — “I giornali hanno scritto febbraio o marzo 2026, ma preferisco non fare promesse. Sappiamo che RFI ha già acquistato gli ascensori. Faremo pressione perché siano funzionanti e collaudati entro il 2026.”
Un orizzonte temporale che non ha convinto l’opposizione.
Il consigliere Doria è tornato all’attacco con un intervento infuocato, rievocando l’intera storia della passerella come simbolo di mala gestione e miopia politica.
“Nel 2017 siete stati voi, Castello assessore ai lavori pubblici, a decidere di rinunciare al sottopasso per ottenere la manutenzione della passerella. Una scelta elettorale, fatta a tre mesi dal voto. Oggi gli ascensori non ci sono e la città resta divisa in due. Non solo: spendiamo oltre mezzo milione di euro in lavori aggiuntivi che potevano essere evitati se aveste avuto una visione moderna della mobilità cittadina.”
E ancora: “Questa amministrazione ha dimenticato i disabili e chi ha problemi motori. Gli ascensori dovevano esserci già anni fa. Ora ci dite ‘entro il 2026’. Ma chi ci crede più? È facile scaricare la responsabilità su RFI, ma il compito di vigilare, di sollecitare e di pretendere risultati era vostro. Avete dormito per anni, e adesso venite a dirci che è colpa dei tempi tecnici. È inaccettabile”.
A rincarare la dose è stata la consigliera Claudia Buo di Liberamente Democratici, che ha espresso “profonda delusione” per la gestione politica dell’intera vicenda.
“Anche noi ci asteniamo — ha dichiarato —. Siamo contenti che finalmente si parli di ascensori in stazione, ma il modo in cui si è arrivati fin qui è inaccettabile. Nel frattempo, si chiude il passaggio a raso e la città torna divisa. I cittadini di Chivasso vedranno arrivare gli ascensori, forse, ma perderanno un collegamento pedonale diretto tra nord e sud. Gli ascensori dovevano essere un valore aggiunto, non un compromesso.”
Poi ha puntato il dito contro la mancanza di trasparenza: “In Commissione abbiamo chiesto di visionare gli scambi tra Comune e RFI, ma non ci è stato fornito nulla. Nessuna comunicazione ufficiale, nessuna lettera, nessuna prova di un dialogo serio. È questa la vostra idea di amministrazione?”.
In aula è stato chiesto poi se nella nuova convenzione sia prevista la videosorveglianza dell’area. Debernardi ha ammesso che “non è scritta nero su bianco, ma sarà realizzata come parte del piano di potenziamento della sicurezza urbana”.
Un dettaglio, certo. Ma anche questo, nel clima di sfiducia generale, è diventato motivo di scetticismo.
Alla fine, la delibera è passata con nove voti favorevoli e quattro astensioni. Nessun contrario, ma tanto malcontento. Perché, al di là delle formalità, il vero nodo resta quello dei tempi: nove anni per dare seguito a una convenzione.
Una lentezza che, per molti, ha ormai il sapore del ridicolo.
Sui tempi, Doria è stato lapidario: “Quando diciamo che a Chivasso servono nove anni per fare due ascensori, stiamo dicendo che la macchina amministrativa è ferma. È ferma nei progetti, nella volontà, nella capacità di pretendere risultati. Non è solo un problema tecnico: è un problema politico.”
Dall’altra parte, Debernardi ha replicato: “Non abbiamo la bacchetta magica. Le procedure con RFI sono complesse, ma stiamo portando avanti un percorso serio. Quando gli ascensori saranno attivi, la città avrà un servizio in più, e di questo dobbiamo essere orgogliosi.”
Parole che non hanno placato gli animi. “Ogni volta ci dite che la colpa è delle procedure” — ha replicato Buo — “Ma i cittadini sono stanchi delle scuse. Ogni giorno senza quegli ascensori è un giorno in cui Chivasso resta una città a due velocità.”
In conclusione, il dibattito ha mostrato un Consiglio comunale spaccato tra chi rivendica il lavoro fatto e chi denuncia un fallimento annunciato. E intanto la passerella resta lì, bella, restaurata, ma inutilizzabile per molti.
Un monumento involontario alla burocrazia italiana: costruita nel 1928 in pochi mesi, ristrutturata in un decennio, e ancora in attesa dei suoi ascensori nel 2025. Nove anni per due impianti. Fine della storia. O forse no.
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