Cerca

Attualità

A.A.A. Cercasi gestori per la Fortezza di Verrua Savoia: un bando per salvare il sito storico

La Fondazione Piazza avvia la selezione per la gestione integrale dell'immobile. Offerte entro il 15 dicembre. Chi si fa avanti?

A.A.A. Cercasi gestori per la Fortezza di Verrua Savoia: un bando per salvare il sito storico

A.A.A. Cercasi gestori per la Fortezza di Verrua Savoia: un bando per salvare il sito storico

È ufficiale: la Fondazione Eugenio Piazza – Verrua Celeberrima Onlus ha indetto un avviso pubblico per richiedere candidature interessate a gestire la Fortezza di Verrua Savoia.

L’avviso, pubblicato sul sito della Fondazione, mira a raccogliere manifestazioni di interesse entro una scadenza fissata (15 dicembre 2025). Chi partecipa deve presentare un progetto di gestione, proporre un canone, indicare migliorie, definire durata e modalità di uso culturale o turistico. Le proposte saranno valutate dal Consiglio della Fondazione, che si riserva discrezionalità piena in funzione delle finalità statutarie e dell’adeguatezza storico-culturale ed economica.

Questa notizia rappresenta un punto di svolta. Dopo anni di difficoltà, critiche, dibattiti locali e tentativi di gestioni parziali, la Fondazione sembra voler imprimere una nuova direzione. La scelta appare in linea con quanto più volte suggerito da Paola Moscoloni, ex sindaca di Verrua e consigliere di opposizione: affidare la fortezza a soggetti capaci di garantirne la gestione sostenibile, promuovendone l’uso pubblico senza compromettere la salvaguardia. È un’opportunità, ma anche una scommessa.

La Fondazione non è un ente di gestione neutra: nasce con uno scopo preciso.

È stata costituita il 14 aprile 2008 per volontà della famiglia Piazza e del Comune, con l’obiettivo statutario di valorizzare, conservare e rendere fruibile la Fortezza. La Rocca fu donata alla Fondazione per evitare che il monumento finisse vittima di speculazioni. La Fondazione divenne proprietaria degli immobili e assunse la responsabilità della loro manutenzione e conservazione.

Ma non è mai stato semplice. La manutenzione di un bene monumentale vincolato implica costi elevati. Nel corso degli anni la Fondazione ha beneficiato di contributi pubblici e ha messo in campo convenzioni per la gestione parziale. Un esempio recente: la Fondazione ha bandito incarichi per sondaggio archeologico relativi ai lavori di restauro delle mura e del dongione, per un valore modesto di circa 3.960 euro.

Una veduta dall'alto della Fortezza di Verrua Savoia

Nel 2025 la fortezza non è aperta al pubblico in modo regolare: è accessibile solamente in occasione di eventi programmati. Le porte non sono “sempre aperte”, come molti cittadini avrebbero voluto.

La scelta del bando rappresenta un tentativo di mettere ordine. Dare la gestione a terzi, sotto vincoli e controlli, può alleggerire la Fondazione dal peso operativo e garantire iniziative più audaci e proposte integrate.

Per capire bene cosa ci sia in gioco, serve tornare alla storia della fortezza.

La Rocca di Verrua Savoia ha origini antichissime. Probabilmente esisteva già tra X e XI secolo, ed è citata in documenti relativi al vescovo di Vercelli. Il sito è strategico: domina la confluenza della Dora Baltea col Po e segna una soglia tra territori. Nel corso dei secoli la fortezza ha sopportato assedi, distruzioni e ricostruzioni.

Tra gli eventi più noti vi è l’assedio del 1625. Le truppe spagnole tentarono di conquistare Verrua, ma furono respinte: la resistenza della fortezza contribuì a rallentare l’invasione e a dare fiato alle difese piemontesi. Nel 1704-1705, durante la Guerra di Successione Spagnola, i francesi guidati da Vendôme assediarono la fortezza per quasi sei mesi. Alla fine, la resa fu inevitabile per mancanza di viveri e rifornimenti.

Quel periodo leggendario conferì a Verrua un ruolo simbolico: la resistenza prolungata contribuì a rallentare l’avanzata francese verso Torino e, in ultima analisi, alla vittoria sabauda nel 1706. Dopo l’assedio, la fortezza fu gravemente danneggiata e abbandonata. Nei secoli successivi cadde in degrado, subì demolizioni e perdita di elementi strutturali.

Nel Novecento, la collina fu oggetto anche di attività estrattive e franose: negli anni ’50 venne realizzato uno scavo nella collina adiacente, con conseguenti cedimenti del terreno.

Il castello passò tramite proprietà private fino alla famiglia Piazza, che la acquisì e nel 2007 la donò alla Fondazione. Negli anni recenti sono stati avviati restauri parziali, consolidamenti e interventi di recupero, ma gli investimenti sono spesso insufficienti per restaurare integralmente l’intero complesso.

La Fortezza di Verrua, dunque, incarna un’eredità storica rilevante, ma anche un fragilissimo equilibrio fra conservazione e utilizzo.

Le difficoltà economiche della Fondazione sono note da tempo.

Il mantenimento, la gestione ordinaria, il pagamento di utenze, la manutenzione straordinaria e le spese legate all’adeguamento normativo pesano molto. Ci sono stati momenti in cui il Comune è intervenuto per “salvare” la gestione, come nel 2022 quando l'amministrazione si offrì di concedere uso dell’immobile per alcune giornate annuali in cambio di un sostegno finanziario

Nel recente passato della Fortezza, le critiche alla gestione non sono sempre state solo economiche. Alcuni sostenevano che la Fondazione non avesse un progetto visionario, che restasse troppo legata a gestioni parcellari, che non avviasse un uso stabile del bene. In un certo senso, il monumento vive “a singhiozzo”.

In queste condizioni, la decisione di bandire una gestione complessiva dell’intero sito appare una mossa audace. Più che una scelta amministrativa, è una sfida progettuale: trovare chi creda nella fortezza e possa tradurre la sua potenzialità in pubblico, cultura, turismo, ma anche sostenibilità economica.

Il bando prevede che il gestore abbia vincoli precisi: apertura garantita al pubblico, rispetto degli orari, divieto di introdurre giochi automatici, valorizzazione culturale, manutenzione ordinaria a carico del gestore, manutenzione straordinaria a carico della Fondazione, uso di spazi condivisi con la Fondazione (che mantiene alcune prerogative). La Fondazione mantiene, per sé, otto giornate annuali di uso esclusivo, e anche una convenzione con la Famiglia Piazza per altre otto giornate. In più, la Fondazione conserva spazi propri e accordi per matrimoni civili, uso di locali come sede operativa, ecc...ecc...

È dunque una gestione parziale ma vincolata, che richiede equilibrio tra autonomia del gestore e salvaguardia del patrimonio.

Un po' quello che ha sempre sostenuto l'ex sindaca del paese Paola Moscoloni: nel corso degli anni ha spesso indicato la fortezza come tema centrale del rilancio culturale del territorio.

L’attuale bando sembra seguire oggi le sue idee: non gestioni “a spot”, ma affidamenti con criteri di continuità, progetto culturale e vincoli formali. Moscoloni stessa, da consigliera all’opposizione, aveva suggerito per anni di dare una governance forte, affidare ad operatori esterni, promuovere un’azione integrata cultura-turismo-territorio.

Oggi quel suggerimento pare incarnarsi nel bando. Certo, non è garantito che chi vincerà la gestione avrà le carte in regola. La Fondazione – e la comunità — dovranno vigilare. Il governo del bene rimane delicato: non basta chi vuol “fare cose”, bisogna farle bene, rispettando vincoli, storia, struttura e necessità di manutenzione. Se il gestore non tiene il passo con le spese, il rischio è di nuovo l’abbandono o la contrazione dell’offerta pubblica.

Un aspetto da osservare con attenzione è come il Consiglio della Fondazione eserciterà la propria discrezionalità: non solo valuta l’offerta economica, ma anche la coerenza con le finalità statutarie e la valenza storico-culturale. Questo significa che non vince necessariamente chi offre di più, ma chi convince con un progetto serio e rispettoso. È un equilibrio sottile, che può favorire chi ha esperienza culturale, ma non enormi capitali.

Un altro nodo è la durata del contratto: il bando permette proposte libere sulla durata. Dare troppo poco tempo rischia di scoraggiare investimenti seri; dare troppo tempo rischia di perdere controllo sul bene. Il tema della prelazione è già previsto: se in futuro arrivano proposte alternative della stessa entità economica e culturale, il gestore in essere avrebbe prelazione.

In prospettiva, se il bando avrà successo, la fortezza potrebbe vivere una stagione nuova. Con visite regolari, attività culturali strutturate, eventi, mostre, percorsi, scambi con altri siti. L’intervento PNRR per il restauro della casa colonica annessa è già un tassello importante nell’ottica di una fruizione attiva.

In conclusione, il bando per la gestione rappresenta qualcosa di più di un semplice invito: è un vero momento di svolta. Se andrà bene, potrà essere un modello per altre realtà analoghe. Se andrà male, rischia di restare un’occasione mancata.

Commenti scrivi/Scopri i commenti

Condividi le tue opinioni su Giornale La Voce

Caratteri rimanenti: 400

Resta aggiornato, iscriviti alla nostra newsletter

Edicola digitale

Logo Federazione Italiana Liberi Editori