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08 Ottobre 2025 - 12:23
Freedom Flotilla intercettata nella notte: allarme da Settimo Torinese per il medico Francesco Prinetti
Una notte di silenzio e di domande senza risposta. Dalla tarda serata di martedì 7 ottobre, non si hanno più notizie di Francesco Prinetti, medico di Settimo Torinese imbarcato sulla nave Conscience, parte della Freedom Flotilla diretta verso Gaza. L’imbarcazione, insieme ad altre della Thousand Madleens, è stata intercettata nella notte tra martedì e mercoledì in acque internazionali, a circa 150 miglia dalla costa palestinese, secondo l’ultimo collegamento in diretta realizzato dal circolo del Partito Democratico di Settimo, che aveva dialogato con il medico poche ore prima del blitz. Da quel momento, nessun contatto.
Il PD settimese, che ha diffuso un comunicato ufficiale, parla di “ennesima grave violazione del diritto internazionale”, attribuendo l’operazione all’esercito israeliano. Secondo quanto riportato nella nota, la Conscience sarebbe stata assaltata da incursori scesi da un elicottero “a ridosso delle acque territoriali egiziane”. Le imbarcazioni sarebbero state fermate e i membri dell’equipaggio, tra cui circa 90 medici e 150 attivisti, arrestati.
Il partito locale, che da anni sostiene progetti di cooperazione e pace in Medio Oriente, ha richiamato esplicitamente la IV Convenzione di Ginevra, in particolare l’articolo 23, che garantisce il libero passaggio di medicinali, materiale sanitario e personale medico anche in aree di conflitto. «Si tratterebbe — si legge nella nota — di un’azione in aperta violazione del diritto umanitario internazionale: i sanitari sono persone protette e non possono essere arrestati per il solo esercizio della loro professione».
Il caso assume, ora, una dimensione politica nazionale. Il PD di Settimo ha chiesto ufficialmente al Governo italiano di intervenire per la liberazione dei medici e volontari fermati, e di esprimere una posizione chiara nei confronti del governo israeliano, invocando il rispetto del diritto internazionale e la tutela dei cittadini italiani impegnati in missioni umanitarie.
La preoccupazione cresce anche a livello locale: a Settimo, amici e colleghi di Prinetti si sono mobilitati nelle ultime ore per chiedere aggiornamenti alla Farnesina e per mantenere alta l’attenzione mediatica sul caso. Il medico, noto per la sua attività nei contesti di emergenza internazionale, era partito per partecipare alla missione umanitaria con l’obiettivo di portare aiuti sanitari alla popolazione civile di Gaza, oggi allo stremo dopo mesi di guerra e blocchi umanitari.
Secondo le informazioni diffuse dalle organizzazioni promotrici della flottiglia, le navi trasportavano farmaci, materiali medici e generi di prima necessità destinati agli ospedali palestinesi. L’operazione militare di intercettazione — avvenuta, secondo i promotori, in acque internazionali e non israeliane — ha sollevato pesanti interrogativi giuridici sulla legittimità dell’azione.
Intanto, la comunità di Settimo resta in attesa e apprensione, mentre da più parti si chiede trasparenza sull’accaduto e la verifica indipendente dei fatti. La scomparsa dei contatti con il dottor Prinetti e gli altri sanitari a bordo riporta con forza l’attenzione sul tema della protezione del personale medico nei teatri di guerra, sancita dal diritto internazionale ma troppo spesso ignorata.
Un silenzio che pesa, e che a Torino come a Roma diventa una questione di principio: quando i civili e i medici vengono fermati per portare cure, non è solo un episodio di cronaca, ma una ferita al diritto umanitario universale.
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