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07 Ottobre 2025 - 21:01
“Free Palestine”. Il grido rimbalza tra i portici di piazza Castello, nel cuore di Torino, dove questa sera circa duemila persone si sono radunate per una nuova manifestazione di solidarietà a Gaza. Il tono è determinato, la promessa chiara: “continueremo a bloccare tutto”, “fino al rovesciamento di questo governo”, scandiscono i manifestanti. Una piazza larga, composita, che rifiuta sigle di partito e apparati sindacali, ma nella quale sventolano alcune bandiere dell’Usb.
La mobilitazione, convocata sotto l’ombrello “Torino per Gaza”, ha visto in prima fila attivisti e realtà sociali cittadine. Gli slogan intrecciano la richiesta di giustizia per la popolazione palestinese alla minaccia di proseguire con azioni di blocco, formula che i presenti rivendicano come strumento di pressione politica. L’energia è quella delle piazze che si sentono parte di una causa globale, con un lessico che non lascia margini all’ambiguità.
In piazza si sono visti striscioni e attivisti di Extinction Rebellion e Non una di meno, insieme a collettivi antagonisti. Assenti, per scelta, i partiti e le principali confederazioni sindacali: una cifra identitaria ribadita dagli organizzatori e resa evidente anche dall’eterogeneità dei cartelli. Nonostante ciò, spuntano alcune bandiere dell’Unione Sindacale di Base (Usb), a testimoniare una partecipazione dal basso che travalica i confini formali delle sigle.
“Continuare a bloccare tutto”: la parola d’ordine, ripetuta al megafono, indica l’intenzione di mantenere alta la pressione con ulteriori iniziative sul territorio. L’obiettivo dichiarato da alcuni partecipanti — “fino al rovesciamento di questo governo” — eleva la contesa a terreno apertamente politico, segnando una soglia di radicalità che punta a trasformare la protesta in conflitto sociale diffuso. Un messaggio, questo, destinato ad alimentare il dibattito pubblico sulla legittimità e sull’efficacia dei metodi di lotta.
La manifestazione è stata seguita in tempo reale anche online grazie alla diretta video trasmessa sul canale YouTube di Localteam, che ha documentato flussi, slogan e momenti salienti della serata, restituendo la misura di una piazza numerosa e coesa.
La composizione della piazza — dall’ambientalismo radicale di Extinction Rebellion al femminismo sociale di Non una di meno, fino ai collettivi antagonisti — indica una convergenza di sensibilità diverse attorno alla causa palestinese. Il rifiuto delle sigle tradizionali e la preferenza per pratiche di pressione diretta raccontano una parte della società civile che cerca visibilità e impatto immediato, muovendosi fuori dai canali della rappresentanza politica. Una scelta che interroga istituzioni e città: quanto e come rispondere a una mobilitazione che promette di non fermarsi.
Al momento, come era stato richiesto dalla Questura, la manifestazione è statica. "Siamo in piazza - affermano gli attivisti al microfono - per ribaltare la narrazione del 7 ottobre come inizio e giustificazione di tutto. Da due anni il popolo palestinese è vittima di un genocidio, dopo 77 anni di resistenza".
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