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Odori molesti a San Giusto Canavese: cittadini-sentinelle contro i miasmi degli allevamenti

Dopo mesi di segnalazioni e proteste, la Città Metropolitana e i Comuni del Canavese avviano un’indagine tecnica di tre mesi per identificare le cause dei miasmi legati agli allevamenti intensivi di polli e tacchini

Odori molesti a San Giusto

Odori molesti a San Giusto: cittadini-sentinelle contro i miasmi degli allevamenti

Dopo anni di lamentele e settimane di discussioni, il problema degli odori molesti a San Giusto Canavese entra finalmente in una fase concreta di indagine. La Città Metropolitana di Torino, attraverso il proprio Dipartimento Ambiente e Sviluppo Sostenibile, ha reso pubblico il verbale dell’incontro del Tavolo sugli odori, tenutosi lo scorso 23 settembre, al quale hanno preso parte Arpa Piemonte, Asl To4, i sindaci di San Giusto, San Giorgio e Montalenghe, e i rappresentanti locali Antonella Ferrero, Laura Iano ed Emanuele Fraternali.

Il documento, che sintetizza un confronto atteso da mesi, segna un punto di svolta in una vicenda che da tempo esaspera i cittadini di San Giusto e dei comuni limitrofi. Da anni, soprattutto nelle ore serali e mattutine, i residenti lamentano la presenza di miasmi persistenti e nauseanti, spesso ricondotti all’attività degli allevamenti avicoli che costellano il territorio tra Montalenghe, San Giorgio e Cuceglio.

Secondo quanto emerge dal verbale ufficiale, l’Arpa ha proposto di avviare un monitoraggio della durata di tre mesi, finalizzato ad analizzare con precisione l’origine, la frequenza e l’intensità delle emissioni odorigene. Il progetto si basa su un metodo misto, che unisce analisi scientifiche, dati meteo e un coinvolgimento diretto della popolazione.

Elemento chiave del piano sarà infatti la partecipazione attiva dei cittadini, chiamati a diventare vere e proprie “sentinelle degli odori”. Un gruppo di volontari, individuato da Arpa in collaborazione con i Comuni, riceverà formazione specifica per compilare quotidianamente delle schede in cui annotare giorno, ora, durata e intensità delle percezioni olfattive. Le segnalazioni saranno poi incrociate con i dati meteorologici registrati dalle centraline Arpa e con le informazioni fornite dagli allevamenti interessati, in particolare i diari di impianto che documentano la movimentazione delle lettiere e degli animali.

Il coinvolgimento diretto della popolazione non è un gesto simbolico, ma uno strumento scientifico previsto dalle linee guida regionali (D.G.R. 13-4554/2017) e dal Decreto Direttoriale MATTM n. 309 del 2023. Si tratta di un modello già applicato in altre aree del Piemonte colpite da analoghi fenomeni, come nel Cuneese e nel Vercellese, dove la collaborazione tra tecnici e cittadini ha permesso di identificare le sorgenti più critiche e di adottare interventi mirati.

Il tavolo tecnico ha individuato con chiarezza le potenziali fonti del problema. Nel raggio di 2,5 chilometri dal centro abitato di San Giusto si trovano tre allevamenti avicoli di grandi dimensioni, tutti titolari di Autorizzazione Integrata Ambientale (AIA) rilasciata dalla Città Metropolitana. A questi si aggiunge un quarto allevamento di tacchini a Cuceglio, distante circa quattro chilometri dal paese ma anch’esso indicato come possibile contributore alle molestie olfattive.

Ecco il quadro completo: la Società Mattioda di Montalenghe gestisce un impianto con 239.316 capi di polli da carne; la Società Avicola Del Sol, con sede a San Giorgio, ne alleva 139.019; la Società Le Querce, sempre a Montalenghe, 79.800; infine, Domenico Bracco a Cuceglio conduce un allevamento di 60.000 tacchini.

L’odore percepito dai residenti – si legge nel verbale – è “tipico della pollina”, ossia del materiale organico prodotto dagli allevamenti intensivi di polli e tacchini. Le segnalazioni indicano un andamento periodico del fenomeno: i miasmi compaiono con una frequenza di 20-30 giorni, durano in media una decina di giorni, e si manifestano soprattutto nelle prime ore del mattino e in serata. Questa variabilità, spiegano i tecnici, sarebbe legata ai fenomeni di inversione termica tipici della pianura canavesana, che intrappolano gli odori al suolo durante le ore più fredde.

Un cittadino presente all’incontro ha collegato in particolare la ricorrenza degli episodi alle fasi finali del ciclo produttivo dell’allevamento Mattioda, quando la concentrazione di animali e la gestione delle lettiere favorirebbero l’emissione di odori più intensi. Tuttavia, non si esclude che anche gli altri impianti contribuiscano al problema, con impatti diversi a seconda delle aree del territorio.

L’Arpa Piemonte, intervenuta più volte negli ultimi mesi, ha effettuato ispezioni in orario diurno presso gli allevamenti interessati, senza riscontrare violazioni formali alle condizioni autorizzative. Anche il Servizio Veterinario dell’Asl To4 ha confermato la corretta gestione igienico-sanitaria dell’allevamento Mattioda, pur segnalando la mancanza di verifiche recenti sugli altri siti.

La difficoltà, spiegano i tecnici, è che gli odori non rientrano tra i parametri di inquinamento “classici” e quindi non sono facilmente misurabili con strumenti automatici. Per questo motivo, le linee guida regionali prevedono un approccio “integrato”, basato su osservazioni dirette, registrazioni sistematiche e analisi meteo. Solo una volta completato il monitoraggio e verificata la correlazione tra le emissioni e le attività produttive, sarà possibile decidere se avviare un riesame delle autorizzazioni ambientali.

Al tavolo del 23 settembre erano presenti i sindaci di San Giusto, San Giorgio e Montalenghe, i comuni maggiormente coinvolti. Il primo cittadino di San Giusto, Marco Baudino, ha espresso soddisfazione per l’avvio del monitoraggio, sottolineando l’importanza della collaborazione tra enti e cittadini. “Questo percorso – ha dichiarato nel comunicato – non è solo un atto tecnico, ma un modo per dire che San Giusto non si arrende, che la sua gente sceglie di farsi parte attiva per il bene comune”.

Baudino ha ringraziato pubblicamente Antonella Ferrero, Laura Iano ed Emanuele Fraternali per il lavoro di mediazione svolto tra i cittadini e le istituzioni. “Il problema dei miasmi – ha aggiunto – è un tema che tocca la qualità della vita quotidiana. I nostri concittadini hanno diritto a respirare aria pulita e a non convivere più con questi odori che condizionano le giornate e il benessere delle famiglie”.

I Comuni si sono impegnati a collaborare con Arpa nell’individuazione delle sentinelle volontarie, nella diffusione dei questionari e nel dialogo con gli operatori degli allevamenti, affinché forniscano dati completi e trasparenti.

L’indagine durerà tre mesi e, secondo Arpa, non sarà necessario attendere la stagione primaverile: le emissioni, infatti, non sembrano soggette a variazioni stagionali significative. Il periodo autunnale e invernale, caratterizzato da maggiore stabilità atmosferica, potrà anzi facilitare l’analisi della dispersione degli odori.

Al termine del monitoraggio, Arpa elaborerà un rapporto tecnico dettagliato con la mappatura delle aree più esposte, le condizioni meteorologiche prevalenti e la possibile correlazione con i cicli produttivi. In base agli esiti, la Città Metropolitana valuterà se procedere con nuove prescrizioni o modifiche alle autorizzazioni.

L’obiettivo non è solo individuare il colpevole, ma comprendere il meccanismo complessivo che genera il disturbo, per proporre soluzioni tecniche sostenibili: miglior gestione delle lettiere, coperture dei depositi, sistemi di ventilazione filtrata o biofiltri per l’aria in uscita.

A San Giusto e nei comuni vicini la questione dei miasmi non è nuova. Da anni i cittadini denunciano l’impatto degli allevamenti intensivi, che pur rappresentando un’importante realtà economica, convivono a pochi chilometri dalle abitazioni. Le proteste si sono moltiplicate soprattutto nel 2024, quando le condizioni climatiche favorevoli alla stagnazione dell’aria hanno reso gli odori particolarmente persistenti.

Oggi, con il monitoraggio avviato, il territorio prova a rispondere con un metodo basato su scienza, partecipazione e responsabilità collettiva. Perché se l’odore di pollina può sembrare un problema minore, chi lo vive ogni giorno sa quanto possa diventare un simbolo di disagio e impotenza.

A San Giusto, almeno per i prossimi tre mesi, i cittadini saranno non solo vittime ma parte della soluzione. E se i dati confermeranno ciò che da tempo si sospetta, sarà difficile per le istituzioni e per le aziende ignorare ancora la portata di un problema che tocca la salute, la dignità e la qualità della vita di un’intera comunità.

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