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"Affaire Caterina Greco".... Cara Rossa, l’indecenza non siamo noi..

La segreteria regionale del Pd si indigna per le parole, ma tace sui fatti. Noi stiamo con i candidati veri: quelli che si sono spaccati la schiena per un voto alla volta, senza pacchetti, senza lobby e senza santi in paradiso.

"Affaire Caterina Greco".... Cara Rossa, l’indecenza non siamo noi

Rita Rossa

RICEVIAMO E PUBBLICHIAMO
Comunicato Stampa di Rita Rossa, della Segreteria Regionale del Pd, in merito all’articolo su Caterina Greco, apparso su La Voce

La Voce dell’indecenza e della bassura più bieca si è espressa, non aggiungendo nulla all’informazione e, anzi, infangando persino l’idea di giornalismo all’inglese. L’ironia è sintomo di sottile e profonda intelligenza. La satira è arguzia sferzante. La becera e onanistica pulsione all’insulto è quanto di più degradante ci sia per un giornale, per chi lo edita e per chi alleva personaggi del genere. Caterina Greco è una amministratrice capace e determinata, una militante e dirigente del Pd attenta e partecipe, è riconosciuta dal territorio e da chi la vota. In quanto all’inchiesta a cui si fa riferimento c’è da chiedersi cui prodest e, ad ogni buon conto, le carte parlano da sole. Al contrario questo becerume aggiunge immondizia mediatica che non porta a nulla. Il degrado e la violenza delle parole usate contro una donna meriterebbero sanzioni pesanti. A Caterina la piena solidarietà e il pieno sostegno.

Rita Rossa, segreteria regionale Pd

La risposta

Gentile Rita Rossa,
abbiamo letto il suo comunicato con la dovuta attenzione. E con una punta di tenerezza, lo ammettiamo.
Quando scrive di “immondizia mediatica”, “violenza verbale” e “degrado delle parole”, sembra davvero convinta che il problema del Pd piemontese siano i titoli dei giornali e non le pratiche politiche che quei titoli raccontano.
Ci spiace deluderla: non abbiamo fatto satira, non abbiamo insultato nessuno. Abbiamo fatto giornalismo. Quello vero, quello che non chiede il permesso ai segretari di partito per usare la punteggiatura giusta.

L’articolo su Caterina Greco non aggiunge immondizia, semmai la illumina. Non ha inventato nulla: ha ricordato ciò che è scritto nelle carte di un processo. A proposito: le ha lette?

Lei puoi anche chiamarlo “becerume”, ma resta un fatto che nel Pd ci sono dirigenti che siedono sereni nonostante pacchetti di voti arrivati si è capito fin troppo bene come e quando.
E se questo ti disturba, non è colpa nostra. È colpa della realtà, che — come sa — non ha uffici stampa.

La solidarietà, cara segretaria, noi la teniamo per chi se la merita: per i candidati che si sono spaccati la schiena, che hanno bussato alle porte una per una, che hanno creduto in un partito di valori e si sono trovati davanti un supermercato di voti, sconti e favori. Per loro sì, per gli onesti dimenticati, che hanno preso l’“inculata” vera, senza la consolazione di un post, di un like o di una carezza di partito.

E poi, ci lasci dire: è curioso che lei si indigni per le parole di un giornale, e non per le parole delle carte giudiziarie. È curioso che invochi “sanzioni pesanti” per chi scrive, ma non per chi beneficia di sistemi opachi. È curioso, ma non sorprendente. Perché nel Pd moderno la volgarità non è un problema se arriva dal potere: lo diventa solo se qualcuno osa nominarla.

Tant'è! Se ciò la può consolare la avviso, continueremo a parlare di Greco e delle carte processuali tutte le volte che avremo motivo di farlo. Continueremo a fare quello che facciamo da sempre: raccontare ciò che altri preferiscono tacere.
Con le parole che servono, anche se danno fastidio.
Con la schiena dritta, perché — a differenza di certi apparati — non dobbiamo chiedere permessi né cercare protezioni.

E se questo le sembra “degradante”, allora sì, siamo colpevoli. Colpevoli di dire le cose come stanno. Colpevoli di ricordare che la decenza non si misura nei comunicati, ma nei comportamenti. Colpevoli di fare giornalismo, non pubblicità di partito.

Liborio La Mattina

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