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Maxi aula a Ivrea per i grandi processi, la Regione dice sì: via libera di Cirio dal Giappone

Non si tratta del classico “tendone”: l’idea ricalca l’esperienza di Genova, dove per il processo sul Ponte Morandi è stata realizzata una tensostruttura moderna, tecnologicamente attrezzata e ancora oggi in uso

Il presidente del piemonte Cirio

Il presidente del Piemonte Cirio

La decisione è arrivata con un collegamento dall’altra parte del mondo e ha il sapore di una svolta per la giustizia eporediese. Il presidente Alberto Cirio ha confermato che la Regione Piemonte finanzierà la costruzione di una maxi aula a Ivrea, necessaria per celebrare i processi di maggiore impatto, a cominciare da quello sulla strage di Brandizzo, in cui la Regione ha già annunciato la costituzione di parte civile. L’annuncio è stato formalizzato nel corso della Conferenza permanente del Tribunale di Ivrea, riunita in seduta allargata e collegata in video con il governatore in missione in Giappone.

Al tavolo hanno partecipato, oltre ai membri stabili – la procuratrice capo Gabriella Viglione, la presidente del Consiglio dell’Ordine degli Avvocati Patrizia Lepore e la presidenza del Tribunale – anche la Regione, il sindaco di Ivrea Matteo Chiantore, la Città Metropolitana e il Ministero della Giustizia, rappresentato da due funzionari. La riunione ha messo nero su bianco le due strade operative: da un lato, l’installazione di una struttura prefabbricata in uno dei parcheggi di proprietà comunale prossimi al palazzo di giustizia; dall’altro, l’individuazione di un grande ambiente in un immobile contiguo al Tribunale, preferibilmente di proprietà del Comune.

Sul primo fronte, è stato chiarito che non si tratta del classico “tendone”: l’idea ricalca l’esperienza di Genova, dove per il processo sul Ponte Morandi è stata realizzata una tensostruttura moderna, tecnologicamente attrezzata e ancora oggi in uso. Una soluzione rapida, capace di garantire capienza, sicurezza e impianti adeguati all’istruzione di procedimenti complessi. L’alternativa, ricavare una grande aula in un edificio attiguo, punterebbe invece su una sistemazione meno provvisoria, ma richiede tempi tecnici, progettuali e autorizzativi più articolati.

La tempistica, in ogni caso, è il cuore del dossier. La Procura di Ivrea ha chiuso le indagini sulla strage di Brandizzo e l’enorme mole di atti – circa 80 terabyte di documentazione, disponibili esclusivamente su supporto informatico – impone almeno un mese di lavorazioni solo per la copia dei file. I tempi procedurali fanno ipotizzare la richiesta di rinvio a giudizio entro la fine dell’anno e una udienza preliminare già a febbraio. In altre parole, restano pochi mesi per mettere in campo la soluzione logistica e farla funzionare, con tutte le dotazioni di audio-video, traduzione, sicurezza e gestione dei flussi di pubblico e parti processuali che un dibattimento di quel peso richiede.

La maxi aula, però, non nasce per un singolo processo. Dovrà sostenere anche i filoni più impegnativi già in corso o in arrivo a Ivrea: tra questi, il procedimento Echidna, che illumina le infiltrazioni della ’ndrangheta di Brandizzo nel settore delle manutenzioni autostradali, e i fascicoli sulla ASL TO4 e sul carcere di Ivrea, con decine di indagati e un orizzonte d’indagine prossimo alla chiusura. Numeri e carichi che spiegano perché il Tribunale eporediese – secondo in Piemonte per popolazione servita – reclami spazi adeguati alla crescente domanda di giustizia.

Sul piano istituzionale, la scelta regionale non era affatto scontata. La competenza primaria sugli immobili e sulle aule della giustizia fa capo al Ministero della Giustizia. Proprio per questo, la disponibilità della Regione a finanziare l’intervento ha assunto il valore di una presa in carico politica di una emergenza infrastrutturale che a Ivrea si trascina da anni. Il sindaco Matteo Chiantore ha accolto l’annuncio con una valutazione positiva e un invito all’operatività.

Dalla minoranza regionale arriva il rilancio sul medio periodo. Il consigliere Alberto Avetta (Pd) apre il capitolo della soluzione definitiva, chiamando in causa Palazzo Chigi e via Arenula: «Ora bisogna guardare avanti. Riconosciamo la disponibilità della Regione per il problema di Brandizzo, ma il Tribunale di Ivrea ha bisogno di una maxi aula definitiva. Ottimo il ragionamento sull’emergenza, ma è urgente intavolare un confronto con il ministro Nordio. Il punto è dotare Ivrea di un Tribunale adeguato. Siamo sicuri che il presidente Cirio non si sottrarrà al ruolo di mediatore con il Ministero».

Tradotto: il “piano A” accelera su una soluzione pronta all’uso per non far slittare le scadenze processuali; il “piano B” guarda a un investimento strutturale, capace di lasciare al territorio un’infrastruttura stabile, dimensionata per i grandi dibattimenti e integrata con il resto del complesso giudiziario. In entrambi i casi, la regia tecnica e amministrativa passerà per una cabina di regia Comune-Tribunale-Regione, con il coinvolgimento del Ministero per gli adempimenti di competenza statale.

La scelta, insomma, non è più se fare la maxi aula, ma dove e come farla, tenendo insieme urgenza e prospettiva. La Regione ha dato il segnale politico e si è assunta il compito di sostenere economicamente l’operazione; al Comune di Ivrea spetterà mettere a disposizione aree o immobili idonei; alla magistratura e all’avvocatura il compito di definire i requisiti tecnici che garantiscano un processo in presenza, aperto al pubblico, gestibile in sicurezza per imputati, parti civili, testimoni e stampa. Se i passaggi amministrativi correranno quanto richiesto, Ivrea potrà evitare il collo di bottiglia che si intravede all’orizzonte e presentarsi, già a inizio anno, con un’aula all’altezza di un procedimento destinato a segnare la storia giudiziaria piemontese.

Nel frattempo, il messaggio politico e istituzionale è chiaro: per i grandi processi, Ivrea non può più arrangiarsi. La stagione delle pezze provvisorie deve cedere il passo a un assetto di giustizia in linea con il ruolo che il Tribunale svolge nel quadrante nord-piemontese. La maxi aula promessa oggi – che sia tensostruttura avanzata o ricavo in edificio adiacente – è il primo tassello. Il secondo, come chiedono amministratori e opposizioni, dovrà essere un progetto definitivo, frutto di una intesa tra Regione e Ministero. Perché l’eccezione non diventi regola, e perché la domanda di processi rapidi, ordinati e pubblici trovi una risposta credibile e duratura.

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