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03 Ottobre 2025 - 10:14
Dodici giorni senza cibo per Gaza: Claudio Borsello interrompe lo sciopero della fame dopo le audizioni in Comune e Regione
Per dodici giorni ha rinunciato al cibo trasformando il suo corpo in strumento di protesta politica. Claudio Borsello, attivista di Ultima Generazione e residente a Mappano, ha scelto di interrompere ieri lo sciopero della fame iniziato quasi due settimane fa in piazza Castello, ribattezzata dagli attivisti “piazza Palestina”. Seduto davanti al Comune di Torino, ai piedi della statua del Conte Verde, aveva reso visibile una battaglia che intrecciava il conflitto in Medio Oriente e le scelte della politica italiana.
«Chiediamo due cose: che Giorgia Meloni riconosca il genocidio in corso e che ci siano garanzie di protezione per gli equipaggi civili della Global Sumud Flotilla, che cerca di aprire un corridoio umanitario verso Gaza» aveva dichiarato nei primi giorni della protesta. Poi, con il passare del tempo, le richieste si sono ampliate: dal riconoscimento ufficiale dello Stato di Palestina alla sospensione di ogni forma di cooperazione con Israele.
La pressione simbolica ha funzionato almeno sul piano istituzionale. Martedì Borsello ha ottenuto audizione in Consiglio Comunale e in Consiglio Regionale, mentre diversi capigruppo e consiglieri hanno fatto recapitare alla presidente del Consiglio un appello con cinque richieste precise, tra cui la protezione della Flotilla e il riconoscimento del genocidio. Dopo questo risultato, l’attivista ha deciso di interrompere il digiuno. «È stato il mio dodicesimo e ultimo giorno di sciopero della fame. Ora l’impegno continua, ma non più a digiuno. È stata una bellissima esperienza, grazie a tutte e tutti per il supporto» ha scritto in un messaggio rivolto ai sostenitori.
Il percorso non è stato solitario. A Roma, davanti a Montecitorio, tre attiviste hanno portato avanti uno sciopero della fame parallelo, giunto anch’esso al dodicesimo giorno. A Torino il Centro Studi Sereno Regis ha aderito con uno sciopero a staffetta, rafforzando il messaggio e ampliando la rete di solidarietà. Ultima Generazione ha diffuso quotidianamente aggiornamenti, invitando a iniziative di pressione civile e a forme di boicottaggio economico come prosecuzione della mobilitazione.
La battaglia, per Borsello, non si esaurisce con la fine del digiuno. Dopo le tappe davanti a Palazzo Civico e Palazzo Lascaris, il suo obiettivo resta quello di trasformare le richieste in pressione politica costante. Non più attraverso il corpo debilitato dalla fame, ma con l’organizzazione di nuove azioni collettive. Il gesto resta un segnale: dodici giorni senza cibo per denunciare la guerra, per chiedere protezione a chi cerca di rompere l’assedio via mare e per spingere le istituzioni italiane a prendere una posizione chiara.
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