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Blocco al centro Amazon di Brandizzo: furgoni fermi per Gaza

Furgoni fermi dalle prime ore del mattino, corteo e presidi davanti ai cancelli per contestare guerre e condizioni di lavoro

Blocco al centro Amazon

Blocco al centro Amazon di Brandizzo: furgoni fermi per Gaza

Il piazzale del centro Amazon di Brandizzo è rimasto bloccato dalle prime ore del mattino. Dalle 7.30, gli attivisti del sindacato Si Cobas e un gruppo di manifestanti legati alla causa palestinese hanno chiuso le uscite, impedendo la partenza dei furgoni destinati alle consegne in tutto il Torinese. Una protesta annunciata nei giorni scorsi e collegata allo sciopero generale che attraversa diverse categorie, con parole d’ordine che intrecciano rivendicazioni sindacali e denuncia politica.

«Ci opponiamo al genocidio in Palestina e alle guerre, ma anche allo sfruttamento nei magazzini Amazon» hanno spiegato i promotori, che nel mirino hanno messo direttamente Jeff Bezos, atteso a Torino per l’Italian Tech Week. Lo slogan scelto — “Accogliamo Bezos con una forte protesta” — fotografa l’intreccio tra conflitto internazionale e condizioni di lavoro che i Cobas denunciano da anni nei centri logistici.

Il blocco ha avuto effetti immediati: gran parte dei mezzi destinati alle consegne è rimasta ferma nel piazzale, con ritardi a catena per la distribuzione dei pacchi nell’area metropolitana torinese. I presidi hanno coinvolto decine di attivisti, con striscioni e cori che richiamavano la causa palestinese e i diritti dei lavoratori. Sul posto sono intervenute le forze dell’ordine per monitorare la situazione e gestire la viabilità nella zona.

Non è la prima volta che il sito di Brandizzo diventa epicentro di proteste. Negli ultimi anni gli scioperi nei magazzini Amazon si sono moltiplicati, denunciando carichi eccessivi, turni massacranti e salari considerati insufficienti rispetto ai profitti dell’azienda. Questa volta, però, la mobilitazione ha assunto un profilo più ampio, incrociando la questione internazionale di Gaza con il malcontento sociale locale.

Resta ora da capire l’impatto effettivo sul ciclo delle consegne e la durata del presidio, mentre i lavoratori continuano a denunciare un sistema che, a loro dire, non lascia spazi di contrattazione reale. Amazon, al momento, non ha rilasciato dichiarazioni ufficiali sull’episodio.

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