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Molinette, ricostruiti i nervi del pene dopo tumore alla prostata: primo intervento al mondo

La tecnica messa in atto dall'ospedale torinese supera i limiti di farmaci e protesi e cambia la qualità della vita

Molinette, ricostruiti i nervi del pene dopo tumore alla prostata: privo intervento al mondo

Molinette, ricostruiti i nervi del pene dopo tumore alla prostata: privo intervento al mondo (immagine di repertorio)

Dalle sale operatorie delle Molinette di Torino arriva un risultato che segna una svolta nella chirurgia ricostruttiva urologica. Per la prima volta al mondo è stato eseguito un intervento capace di restituire un’erezione naturale a uomini che hanno perso la potenza sessuale in seguito all’asportazione della prostata per tumore. Una procedura pionieristica che non promette solo un recupero funzionale, ma anche la possibilità di tornare a vivere una sessualità autentica, con un impatto diretto sulla qualità della vita e sull’autostima dei pazienti.

Il cuore della novità è la re-innervazione peniena, ovvero il collegamento di un nervo del muscolo gracile della coscia con le fibre nervose autonome dei corpi cavernosi del pene, responsabili del meccanismo dell’erezione. Un approccio mai tentato prima, che mira a riattivare i circuiti naturali della funzione erettile, laddove la chirurgia oncologica, necessaria per rimuovere il tumore, ha reso impossibile preservare i nervi originari.

Si tratta di una problematica tutt’altro che marginale. Ogni anno migliaia di uomini si sottopongono in Italia a prostatectomia per carcinoma prostatico e, nei casi più avanzati, la rimozione compromette inevitabilmente la funzione erettile. I farmaci comunemente utilizzati, come le pillole per la disfunzione erettile, spesso non funzionano, e l’unica soluzione resta la protesi peniena: un dispositivo meccanico efficace ma che non restituisce la spontaneità del processo naturale. L’intervento torinese, invece, apre una prospettiva diversa.

La tecnica prevede di “prestare” al pene un nervo sano e vitale, prelevato dalla coscia, e di collegarlo ai centri nervosi cavernosi. Una sorta di bypass neurologico che, nel tempo, consente al corpo di ristabilire la connessione con i meccanismi fisiologici dell’erezione. Non si tratta quindi di un escamotage artificiale, ma di una vera riattivazione del circuito naturale.

Secondo i dati raccolti dal team dell’ospedale Molinette, i primi risultati mostrano percentuali mai registrate prima: un miglioramento fino all’80% e il recupero di erezioni spontanee in oltre il 65% dei casi. Non numeri isolati, ma dati che fanno intravedere la possibilità di trasformare una procedura sperimentale in un trattamento riproducibile, capace di cambiare radicalmente la riabilitazione sessuale post-cancro.

Le implicazioni sono enormi. Non si tratta soltanto di una funzione biologica recuperata, ma di un cambiamento che tocca la vita personale e relazionale dei pazienti. Per molti uomini giovani, sopravvissuti a un tumore della prostata, la perdita di potenza sessuale è vissuta come una ferita identitaria, che mina l’autostima e compromette l’intimità di coppia. Ritrovare la possibilità di un’erezione spontanea, e non indotta da un meccanismo artificiale, significa poter tornare a sentirsi pienamente se stessi.

La portata della novità è stata confermata anche dal contesto in cui l’intervento è stato presentato: il congresso internazionale ESGURS 2025, svoltosi proprio a Torino, con oltre 350 esperti arrivati da tutto il mondo. La procedura è stata mostrata in live surgery, guadagnandosi l’attenzione della comunità scientifica internazionale e sottolineando il ruolo del capoluogo piemontese come polo d’eccellenza nell’innovazione urologica.

Non è un caso che la prima mondiale sia avvenuta alle Molinette. La scuola torinese vanta una tradizione consolidata nella chirurgia ricostruttiva e nell’urologia oncologica, con un approccio che unisce la cura della malattia e la qualità di vita del paziente. In questa logica si inserisce l’idea di non fermarsi alla sopravvivenza, ma di restituire anche la possibilità di una vita affettiva e sessuale soddisfacente.

Il passo successivo sarà ora verificare la solidità dei risultati attraverso studi clinici più ampi e protocolli condivisi. Se i dati preliminari verranno confermati, la re-innervazione peniena potrebbe diventare parte integrante della riabilitazione post-prostatectomia, cambiando radicalmente le prospettive di migliaia di uomini.

Torino si ritaglia così un primato mondiale in un campo che intreccia chirurgia oncologica, ricostruzione funzionale e benessere psicologico. Un traguardo che sembrava irraggiungibile fino a pochi anni fa e che oggi diventa realtà grazie alla ricerca, alla competenza clinica e alla capacità di innovare della sanità piemontese.

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