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Ospedale di Vercelli, la Regione mette altri 9,5 milioni per la medicina d'urgenza

Cirio e Riboldi: «Copriamo i rincari per accelerare il piano di edilizia sanitaria piemontese»

Ospedale di Vercelli, la Regione mette altri 9,5 milioni per la medicina d'urgenza

Ospedale di Vercelli, la Regione mette altri 9,5 milioni per la medicina d'urgenza (immagine di repertorio)

L’ospedale Sant’Andrea di Vercelli avrà un nuovo blocco dedicato all’emergenza-urgenza, un intervento che da anni i cittadini e il personale sanitario attendono e che oggi vede un passo avanti decisivo. La Giunta regionale del Piemonte ha infatti deliberato un ulteriore stanziamento da 9,5 milioni di euro, che si somma alle risorse già previste per l’opera.

La scelta arriva dopo la revisione della relazione economica sul progetto, che ha evidenziato un incremento dei costi dovuto sia al rincaro dei materiali edili sia a modifiche progettuali pensate per migliorare la funzionalità del nuovo complesso. «Non possiamo permetterci ritardi né strutture che nascano già vecchie – ha dichiarato il presidente della Regione Alberto Cirio –. Per questo abbiamo scelto di coprire subito il fabbisogno aggiuntivo, così da consentire alla città di Vercelli di avere al più presto un ospedale all’altezza delle sfide moderne».

Alberto Cirio

A fargli eco l’assessore alla Sanità Federico Riboldi, che ha parlato di «un intervento che rientra nel grande piano di edilizia sanitaria piemontese da 5 miliardi di euro, il più vasto mai realizzato nella nostra regione». L’assessore ha sottolineato che «gli ospedali piemontesi devono diventare luoghi sicuri, accoglienti, tecnologicamente avanzati. Questo significa investire nei reparti più delicati, a partire dal pronto soccorso e dai blocchi di emergenza, perché è lì che ogni giorno si gioca la differenza tra la vita e la morte».

Con l’integrazione approvata, il costo complessivo del progetto sale a 63 milioni di euro. La maggior parte della cifra – circa 51 milioni – sarà coperta da fondi ministeriali, mentre la quota restante, poco più di 12 milioni, arriverà direttamente dalla Regione Piemonte. Secondo la tabella di marcia tracciata dall’assessorato, la gara d’appalto dovrebbe essere bandita entro la metà del 2026, con l’apertura del cantiere prevista nei primi mesi del 2027.

L’opera, tuttavia, non è solo un intervento edilizio. Per il territorio di Vercelli rappresenta un passaggio cruciale nella ridefinizione dell’assistenza sanitaria locale, che da anni soffre carenze strutturali e organizzative. Il Sant’Andrea è infatti il principale punto di riferimento per un’ampia fascia di popolazione del Piemonte orientale, e negli ultimi anni ha dovuto fare i conti con criticità legate alla vetustà degli spazi e alla difficoltà di far fronte al crescente afflusso di pazienti.

La realizzazione del nuovo blocco di emergenza-urgenza significherà dotare l’ospedale di una struttura moderna, progettata secondo standard di efficienza e sicurezza. «L’obiettivo – ha sottolineato Riboldi – è che il Sant’Andrea non sia più percepito come un presidio in affanno, ma come un punto di eccellenza in grado di rispondere a bisogni reali e quotidiani. Non possiamo chiedere agli operatori di fare miracoli in spazi inadatti».

Il tema si intreccia inevitabilmente con il grande piano di edilizia sanitaria piemontese, avviato dalla Regione e finanziato anche con fondi PNRR, che prevede la costruzione e la ristrutturazione di numerosi presidi su tutto il territorio. Tra gli interventi più rilevanti figurano il nuovo ospedale unico dell’Asl TO5, il potenziamento del CTO di Torino, le opere di ammodernamento a Cuneo e Novara, fino agli investimenti più piccoli ma non meno strategici nei centri della provincia. «È un disegno complessivo – ha spiegato Cirio –. Non ci accontentiamo di mettere qualche toppa: vogliamo cambiare il volto della sanità piemontese e restituire dignità a chi si cura e a chi lavora negli ospedali».

La questione dei rincari è stata uno dei nodi più delicati. Negli ultimi anni l’aumento dei prezzi dei materiali da costruzione ha reso spesso irrealistiche le previsioni iniziali, con il rischio di bloccare i progetti. Il caso di Vercelli, in questo senso, diventa emblematico: «Quando si decide di investire sulla salute – ha aggiunto Riboldi – bisogna avere il coraggio di affrontare i costi senza tergiversare. È vero, oggi spendiamo di più, ma il risultato sarà un ospedale pronto per i prossimi decenni, non una struttura rattoppata e fragile».

Ospedale di Vercelli

Il Sant’Andrea, già al centro di numerose polemiche negli ultimi anni per le difficoltà del pronto soccorso e per la carenza di personale, vedrà così nascere un blocco completamente rinnovato, che dovrebbe alleggerire i tempi di attesa e migliorare l’organizzazione interna. Non a caso, tra le migliorie progettuali sono previste aree di triage più ampie, spazi dedicati ai codici minori, percorsi separati per i pazienti più gravi e una dotazione tecnologica allineata agli standard più recenti.

Sul territorio, la notizia del nuovo finanziamento è stata accolta con soddisfazione, ma anche con cautela. Non mancano infatti i timori legati ai tempi burocratici e alla complessità dell’iter. Molti ricordano come i lavori di edilizia sanitaria in Piemonte abbiano spesso subito rallentamenti. «L’importante – ha ribadito Cirio – è che questa volta si proceda senza stop. I cittadini non possono attendere oltre».

A guardare il quadro complessivo, l’operazione di Vercelli assume un valore che va oltre i confini provinciali. Per la Regione si tratta di dimostrare la capacità di trasformare in cantieri le risorse annunciate e di dare concretezza a un piano che, sulla carta, ha ambizioni enormi. La cifra complessiva di 5 miliardi di euro rappresenta infatti uno dei più grandi investimenti in sanità degli ultimi decenni, ma la credibilità del progetto si misurerà proprio dalla velocità con cui i lavori verranno portati a termine.

Per ora, l’ospedale Sant’Andrea attende. L’aggiunta di 9,5 milioni consente di tirare un sospiro di sollievo e di guardare con maggiore fiducia al futuro, ma resta la consapevolezza che le sfide non finiscono qui: dal reclutamento di nuovo personale medico e infermieristico, alla necessità di integrare l’offerta sanitaria con il resto della rete regionale, passando per l’impegno a garantire che la modernizzazione non resti solo un’operazione edilizia, ma diventi davvero un salto di qualità per chi ogni giorno entra in ospedale in cerca di cure.

In gioco, come hanno ricordato sia Cirio che Riboldi, non ci sono soltanto mattoni e cemento, ma la credibilità dell’intero sistema sanitario piemontese.

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