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Scuola e montagna, studenti di Ciriè alla scoperta della vita in rifugio

Trekking, laboratori e prodotti tipici al rifugio Salvin. Due giorni tra natura, storia e tradizioni

Scuola e montagna, studenti di Ciriè alla scoperta della vita in rifugio

Scuola e montagna, studenti di Ciriè alla scoperta della vita in rifugio (immagine di repertorio)

Gli studenti dell’Istituto D’Oria di Ciriè hanno vissuto due giorni immersi nella cultura alpina, partecipando a un’esperienza che unisce natura, storia e tradizioni. L’iniziativa rientra nel progetto promosso dal Cai di Ciriè per l’anno scolastico 2025-2026, nato con l’obiettivo di avvicinare i giovani alla montagna non soltanto come luogo di svago, ma come ambiente ricco di valori, conoscenze e identità.

La seconda classe dell’indirizzo turistico è stata protagonista di questa “scuola di montagna” che si è svolta il 18 e 19 settembre presso il rifugio agrituristico Salvin, a Monastero di Lanzo. Accompagnati dalle insegnanti Rossana Monzeglio e Lucia Bertarelli, i ragazzi hanno potuto sperimentare in prima persona cosa significhi vivere in un rifugio alpino, confrontarsi con chi lo gestisce e approfondire gli aspetti naturalistici e culturali del territorio.

Il percorso è iniziato già durante la salita al rifugio, un cammino che ha permesso di osservare la progressione della vegetazione, dalle zone miste del fondovalle fino alla faggeta tipica delle quote più alte. A ogni passo i ragazzi hanno potuto notare come il paesaggio cambi con l’altitudine, trasformandosi gradualmente fino a mostrare ecosistemi tipici delle aree montane. L’itinerario ha offerto anche la possibilità di conoscere il patrimonio storico delle borgate: significativa la sosta a Marsaglia, villaggio oggi completamente restaurato, con la sua chiesa settecentesca che rappresenta una testimonianza preziosa della vita in montagna nei secoli passati.

Una volta giunti al rifugio, gli studenti hanno incontrato i gestori, ai quali hanno rivolto domande sulla vita quotidiana in quota e sulle difficoltà legate a una struttura che deve conciliare ospitalità, attività agricola e sostenibilità. È stata un’occasione per comprendere come un rifugio non sia soltanto un punto di ristoro, ma un microcosmo in cui convergono lavoro, passione e resilienza. La giornata si è conclusa con una cena a base di prodotti tipici locali, seguita da un falò all’aperto, sotto il cielo stellato delle Valli di Lanzo, momento conviviale che ha reso ancora più speciale l’esperienza di gruppo.

Il giorno successivo il programma ha assunto un taglio pratico. I ragazzi hanno partecipato a laboratori esperienziali legati ad attività tradizionali della montagna: la mungitura delle capre, la panificazione e l’arte casearia, con la preparazione di formaggi tipici. Il contatto diretto con animali, farine e latte ha permesso loro di comprendere la complessità dei gesti quotidiani che nelle borgate rappresentavano la base dell’economia domestica e comunitaria. A conclusione dell’esperienza, un pranzo a base di tagliatelle ai funghi porcini appena raccolti ha unito convivialità e valorizzazione delle eccellenze gastronomiche locali, coronando due giornate di formazione e scoperta.

Oltre al valore educativo legato al turismo e all’agricoltura montana, l’esperienza ha permesso agli studenti di sperimentare una forma diversa di apprendimento, lontana dai banchi di scuola e a diretto contatto con l’ambiente alpino e con chi lo vive quotidianamente. In un’epoca in cui il distacco dalla natura sembra crescere sempre di più, queste esperienze diventano un antidoto alla superficialità con cui spesso i giovani percepiscono il territorio che li circonda. La montagna, in questo senso, si trasforma in aula a cielo aperto, dove non ci sono lavagne o computer, ma sentieri, animali, boschi e persone che raccontano la propria esperienza.

Il Cai di Ciriè, che ha promosso l’iniziativa, conferma così la sua vocazione educativa. Da anni l’associazione non è soltanto un punto di riferimento per gli appassionati di montagna, ma anche un attore sociale che lavora con le scuole per diffondere valori di rispetto ambientale, conoscenza storica e tutela del territorio. Il progetto attivato con il D’Oria si inserisce in un filone più ampio di iniziative dedicate ai ragazzi: camminate didattiche, incontri sulla sicurezza in montagna, laboratori naturalistici, giornate di sensibilizzazione sul cambiamento climatico. Non si tratta quindi solo di “portare i giovani a camminare”, ma di aiutarli a costruire un rapporto consapevole con l’ambiente alpino.

Esperienze come questa hanno anche un forte risvolto identitario. Le Valli di Lanzo, come molte altre aree piemontesi, sono state segnate negli ultimi decenni dallo spopolamento e dalla perdita di attività agricole tradizionali. Permettere ai ragazzi di vivere due giorni in un rifugio significa anche trasmettere loro la consapevolezza che la montagna non è un luogo abbandonato, ma un territorio vivo, che può offrire opportunità lavorative e stimoli culturali. L’indirizzo turistico del D’Oria, in particolare, trova in queste attività una connessione diretta con i contenuti del percorso formativo, mostrando come il turismo sostenibile e responsabile possa diventare un settore di sviluppo per le aree alpine.

Il Piemonte, negli ultimi anni, ha visto crescere l’impegno delle scuole nell’integrare progetti legati alla montagna. Alcuni istituti hanno organizzato settimane bianche in collaborazione con il Cai, altri hanno avviato percorsi didattici legati alle malghe, alle borgate o ai parchi naturali. In questo contesto, l’esperienza del D’Oria rappresenta un tassello significativo, capace di dimostrare come la collaborazione tra scuola e associazionismo possa generare iniziative innovative e al tempo stesso radicate nella storia del territorio.

Il rifugio Salvin, protagonista di questa due giorni, è una struttura che unisce ospitalità e agricoltura. La sua scelta non è casuale: si tratta di un rifugio agrituristico che, oltre a offrire accoglienza, custodisce e tramanda tradizioni legate all’allevamento e alla produzione casearia. Portare lì i ragazzi ha significato permettere loro di osservare da vicino come la montagna possa essere vissuta non solo come meta turistica, ma come luogo di vita e lavoro.

Al termine dell’esperienza, gli studenti sono tornati a Ciriè con un bagaglio di conoscenze e sensazioni che difficilmente si dimenticano. La soddisfazione è stata evidente, così come l’auspicio che il progetto possa ripetersi nei prossimi anni, magari esplorando altri rifugi e altre realtà montane. Un segnale che la montagna, quando diventa scuola, sa insegnare molto più di quanto si possa immaginare.

La scuola D'Oria

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