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Discariche di Chivasso: percolato oltre soglia, scatta l’ordinanza del Comune

L’ordinanza del 23 settembre impone estrazioni giornaliere e monitoraggi ARPA

Discariche di Chivasso: percolato oltre soglia, scatta l’ordinanza del Comune

Discariche di Chivasso: percolato oltre soglia, scatta l’ordinanza del Comune

Il 23 settembre il Comune di Chivasso ha emesso un’ordinanza che impone alla società SGRA (ex SMC) di far scendere, entro 15 giorni, il percolato delle discariche Chivasso 1 e Chivasso 2 al livello consentito dalla normativa.

Il percolato è il liquido inquinante, prodotto dalla decomposizione dei rifiuti, che si deposita al fondo delle discariche, e che, se non asportato, può contaminare le acque sotterranee e l’ambiente in generale.

La società è dunque tenuta ad adempiere a tutti i punti dell’ordinanza entro il giorno 8 ottobre. Nel caso di inadempienza, l’ordinanza dispone quanto segue: 1) il Comune chiederà a SGRA di pagare i costi che eventualmente il Comune stesso dovrà sostenere per asportare con autobotti il percolato di troppo; 2) l’ARPA effettuerà monitoraggi settimanali; 3) il Comune denuncerà la società all’autorità giudiziaria; 4) il Comune chiederà alla società di pagare tutti i danniresponsabilità civile e penale – derivanti dalla mancata osservanza dell’ordinanza. La società ha però 60 giorni di tempo per ricorrere al TAR, e in tal caso è possibile che almeno alcune disposizioni dell’ordinanza slittino.

VENTI ANNI DI PERCOLATO DI TROPPO E DI BONIFICA NON FATTA

L’ordinanza è firmata dal sindaco Claudio Castello e dal dirigente comunale ingegner Fabio Mascara.
È lunga sette pagine e ripercorre puntigliosamente dal 2005 ad oggi le tappe della sventurata, o meglio mancata, “bonifica” delle due discariche. Per la precisione, tecnicamente si tratta di MISP, messa in sicurezza permanente.

Ripeto, dal 2005: sono infatti passati vent’anni da quando l’ARPA rilevò la presenza, sopra la soglia di legge, di inquinanti nelle acque sotterranee della discarica. Nello stesso 2005 il Comune avviò il procedimento amministrativo che avrebbe dovuto condurre alla bonifica. Gli inquinanti oggi presenti in quantità superiore al consentito sono: ferro, manganese, nichel, cromo e ammoniaca.

Dopo vent’anni siamo da capo. Una conferma della debolezza delle istituzioni pubbliche di fronte ad un privato. Tre grandi istituzioni pubbliche, che noi eleggiamo e che ci costano un occhio della testa (Comune, Provincia, Regione) non sono riuscite a imporre all’inquinatore di smetterla di inquinare. Debolezza strutturale della democrazia e delle sue istituzioni di fronte al potere economico? o trascuratezza dei nostri amministratori, sindaci, presidenti di provincia e di Regione? O un po’ di entrambi i deficit?
Comunque sia, fu appunto nel 2005 che ARPA rilevò la presenza oltre soglia di inquinanti nelle acque sotterranee della discarica. Il Comune ci mise ben sette anni per arrivare finalmente all’approvazione nel 2012 del progetto di bonifica presentato dalla società, e che la società avrebbe dovuto realizzare.
Nello stesso anno il Comune fece chiudere temporaneamente ad una dozzina di proprietari i loro pozzi privati presso le discariche.

Il progetto di bonifica fu rivisto e “adeguato” nel 2016. Ma già l’anno dopo ARPA e Comune scoprono che il livello del percolato non scende come dovuto. Il Comune impone allora alla società di portare via velocemente il percolato mediante autobotti. La società non lo fa, e tocca farlo al Comune con un via vai di autobotti.
Intanto, SMC porta i libri al tribunale fallimentare di Milano, e chiede ed ottiene nel 2019 il Concordato preventivo in continuità aziendale. In seguito, a SMC subentrerà SGRA, che appartiene allo stesso grande gruppo industriale.
Per tentare di risolvere una volta per tutte la questione del percolato, nel 2021 il Comune e SMAT avviano la costruzione del cosiddetto “percolatodotto”, un sistema di tubi per portare il percolato nelle fognature comunali. Ovviamente è la società che deve provvedere a versare il percolato nel percolatodotto: ma ora, come rileva l’ordinanza del 23 settembre della quale stiamo scrivendo, ARPA scopre che la società non versa nel percolatodotto la quantità di percolato necessaria, e il liquido in eccesso resta sotto le discariche.

LA QUESTIONE DELLE FIDEIUSSIONI

Uno degli intoppi di questo lungo procedimento di bonifica è costituito dal problema delle “fideiussioni” che la società deve depositare a garanzia della corretta esecuzione dei vari interventi che le sono stati imposti. Fideiussioni che, nel caso di inadempienze della società, il Comune può riscuotere.
Ma nemmeno questa è un’impresa facile. Come racconta l’ordinanza, nel 2024 il Comune chiede alla società di depositare 724.322 euro di garanzie finanziarie. Queste fideiussioni devono essere approvate dall’IVASS e sono sottoposte alla vigilanza della Banca d’Italia. SGRA risponde inviando al Comune una proposta di fideiussione presso la società INSURANCE JSC DALLBOGG LIFE AND HEALT. Il Comune respinge la proposta, poiché la giudica non conforme alle proprie richieste, e chiede alla società di sottoporgli una nuova proposta. Che però, al momento della pubblicazione dell’ordinanza del 23 novembre, la società non ha ancora mandato al Comune. Nel frattempo, l’autorità di vigilanza bulgara aveva vietato temporaneamente alla INSURANCE JSC DALLBOGG di sottoscrivere contratti transfrontalieri.

ORA CHE SUCCEDERA’?

Abbiamo riportato solo parte dei passaggi dell’ordinanza del 23 settembre, ma fermiamoci qui. L’ordinanza esige che la società faccia entro 15 giorni ciò che le chiede il Comune: settare i parametri di attivazione e disattivazione delle pompe di estrazione del percolato; immettere nel percolatodotto tutta la quantità di percolato consentita dal gestore; asportare mediante autobotti almeno 150 metri cubi giornalieri di percolato, pari ad almeno 5 trasporti giornalieri con autobotti da 30 metri cubi; mantenere costantemente attivi 4 dei 5 pozzi di estrazione del percolato, e relative pompe; comunicare giornalmente al Comune, all’ARPA e a Città Metropolitana la quantità di percolato smaltito, ecc.
L’ordinanza è stata trasmessa anche a Regione, Città Metropolitana, ASL TO4, SETA, SMAT, Consorzio Campagna e San Marco, e Procura della Repubblica. Ora vedremo che succederà, e soprattutto se succederà qualcosa.

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