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Antisemitismo nel Chivassese? La testimonianza di Davide Lingua, ambientalista e documentarista

Racconta minacce, liste nere e la sua scelta di firmare l’appello del Riformista. Nel 2015 finì nella lista nera di un tale Sauro Trombini, poi scomparso dai radar. Il Trombini dedicava il suo tempo a redigere un elenco di sionisti

Antisemitismo nel Chivassese? La testimonianza di Davide Lingua, ambientalista e documentarista

Antisemitismo nel Chivassese? La testimonianza di Davide Lingua, ambientalista e documentarista

Si diffonde di nuovo in Europa, e in Italia, l’antisemitismo? Qualcosa che mai ci saremmo aspettati alcuni decenni fa. Per molto tempo, dopo la Seconda guerra mondiale, il sentimento della vergogna per ciò che gli europei avevano inflitto agli ebrei (6 milioni di morti) aveva ostacolato la rinascita dell’antisemitismo. Oggi Auschwitz sembra dimenticato. Liberi tutti, ormai, di odiare gli “ebrei”.

Nulla di nuovo. L’antiebraismo è una costante sia della cultura europea “alta” sia della sua sottocultura plebea, quella dei pogrom. Prima venne l’antiebraismo o antigiudaismo cristiano, che incolpava gli ebrei di avere assassinato Gesù. Agostino, vissuto fra il 400 e il 500 dopo Cristo, orientò per secoli la posizione della chiesa sul mondo ebraico: “Gli ebrei sono stati dispersi fra tutte le nazioni a testimonianza della loro malvagità̀ e della verità̀ della nostra fede”.

Si dovette attendere il Concilio Vaticano II perché l’espressione “perfidi ebrei” venisse espunta dal messale cattolico. Però, man mano che si attenuava l’ostilità dei cristiani contro gli ebrei, gli europei avevano già pronto un antisemitismo “di riserva”, quello razziale. Che conobbe i suoi fasti, si fa per dire, nel nazismo, che gli ebrei li sterminò facendoli passare per il camino. E nel fascismo italiano, che, da buon servo di Hitler, si adeguò all’alleato tedesco emanando le leggi razziali del 1938.

Oggi l’antisemitismo, o antiebreismo, ricompare in tutta Europa. I gesti ostili si moltiplicano. Temo che la tragedia palestinese alimenterà questa onda nera. Certo i leader della protesta filopalestinese, almeno quelli più anziani, sanno distinguere gli ebrei italiani dallo Stato di Israele. Gli ebrei italiani non hanno nulla a che fare, giuridicamente e moralmente, con lo Stato di Israele. I cosiddetti “ebrei” italiani sono cittadini italiani, non israeliani. Vivono qui da secoli, hanno partecipato al Risorgimento e alla Resistenza. Sicuramente Fabrizio Debernardi (AVS) e Vinicio Milani (ANPI) sanno fare questa distinzione. Ma la massa che li segue su Facebook e nelle manifestazioni è in grado di farla? Oltretutto essere propal oggi è glamour: artisti e intellettuali esibiscono la bandiera palestinese anche sul tappeto rosso del Lido di Venezia. Chissà perché non organizzano le “Brigate internazionali” per andare a combattere a Gaza… Troppo pericoloso? Quanto ai politici sanno che la causa palestinese fa guadagnare voti. Non vedo lo stesso interesse per i morti ucraini: se Schlein si presentasse sotto l’ambasciata o un consolato della Federazione russa perderebbe voti, e lei lo sa.

Ecco perché è utile ricordare la recente vicenda del verolenghese Davide Lingua, militante di Legambiente, documentarista, collaboratore del Dizionario del Turismo Cinematografico. Nel 2015 finì nella lista nera di un tale Sauro Trombini, poi scomparso dai radar. Il Trombini dedicava il suo tempo a redigere un elenco di sionisti. Con pignoleria, li distinse in tre liste. Ci lavorò per anni.

Davide Lingua

Su Facebook pubblicava anche perle come: “sulla terra ci sono tipo di esseri viventi dotati di libero arbitrio e pollice opponibile: gli esseri umani e i sionisti-nazisti”. Chissà se aveva mai letto “Lo Stato ebraico” di Theodor Herzl, il padre del sionismo: si sarebbe accorto che quel libriccino faceva parte delle correnti patriottiche e nazionaliste dell’Ottocento – come il Risorgimento italiano – che riuscirono a liberare i loro popoli dagli imperi autocratici del tempo e a creare degli stati indipendenti.

Reagendo al clima antiisraeliano, o ormai anche al clima del “dagli all’ebreo”, dell’università italiana, in luglio Davide Lingua ha firmato un appello promosso da sei accademici “contro il boicottaggio delle università israeliane e contro l’antisemitismo negli atenei italiani”. I sei professori ricordano le colpe storiche degli italiani: le università israeliane “sono in parte figlie della persecuzione fascista: molti docenti italiani allontanati dall’insegnamento con la promulgazione delle leggi razziste del ’38 hanno plasmato e rinnovato diverse aree della ricerca israeliana”.

La lista del 2015 del Trombini era stata preceduta di poco da un analogo elenco diffuso da “Radio Islam”. Una lista che fece molto clamore, più di quella del povero Trombini, scomparso nel nulla. La lista è citata negli atti parlamentari del 2015: “il 17 novembre, a Roma, è stata sporta denuncia per la pubblicazione, nel sito ‘Radio Islam’, di un elenco nominativo di persone del mondo dello spettacolo, editoriale, universitario e del giornalismo definite ‘sayanim’, ossia ‘liete di servire Israele pur vivendo in uno Stato diverso da quello ebraico’ e pertanto ‘nemici dell’Islam’”.

E adesso? Chiediamo a Davide Lingua qualche commento sulla situazione attuale.

“Il recente conflitto in Medioriente, ultimo tassello delle cosiddette guerre arabo israeliane, sembra aver riportato il mondo intero a quel periodo dove l'antisemitismo la faceva da padrone. Solo che in questo caso la cosiddetta ‘caccia all'ebreo’ sembra essere giustificata, da molti, dal comportamento dell'attuale governo israeliano, come se tutti gli ebrei del pianeta ne fossero complici. Infatti recenti casi di intolleranza sono successi un po' in tutta Europa e nel resto del Mondo. Anche qui nel Chivassese. Un esempio le scritte ingiuriose al consigliere Matteo Doria.

Perché hai sottoscritto l’appello del “Riformista”?

“Ho aderito all'appello de ‘Il Riformista’ non per prendere una netta posizione sul conflitto, dove penso che tutti e due gli organi coinvolti abbiano le proprie colpe, ma per ribadire che la nuova svolta antisemita vada fermata. Il fatto che sui social si leggano commenti del tipo ‘baffetto aveva ragione’ o che la regista ed attivista Samantha Comizzoli arrivi a scrivere frasi inquietanti come ‘ogni israeliano, anche bambino, è un occupante quindi un soldato da eliminare, in Israele non esistono civili’ potrebbe confermare che dietro l'apparenza di una, legittima, critica al governo israeliano buona parte dei contestatori nasconda un antisemitismo che ha sempre continuato ad esistere. Anche il Nazismo è cominciato così, con le fantomatiche colpe additate alla comunità ebraica riguardo il primo conflitto mondiale. E anche lì si è iniziato con liste di ebrei puri e persone di origine ebraica e pure di simpatizzanti”.

Ritieni proprio che l’opinione pubblica di oggi faccia pensare al clima nel quale si affermò il nazismo?

“I tempi odierni sono sempre più preoccupantemente simili a quei tempi bui. C’è una schiera di persone ipocrite che dicono di voler denunciare l'intolleranza mentre invece la utilizzano per fini antidemocratici e, spesso, dettati da mode se non interessi personali tipo la notorietà. Sembra che ormai basti citare la parola Palestina per fare parlare di sé, compreso esibirne la bandiera in situazioni che nulla c'entrano col conflitto, come se tutti i problemi del Mondo ruotassero intorno ad essa o fossero tutti minori. Compresi i numerosi altri conflitti sparsi per il Globo”.

Hai toccato questi temi anche nella tua attività cinematografica?

“Ancora fresco di accademia di cinematografia presentai al Torino Film Festival un film intitolato ‘Sangue chiama sangue. Uomo mangia Uomo’. Suscitò critiche e polemiche perché mi ero permesso di raccontare la storia dell'uomo mettendo tutti sullo stesso piano, nel principio cristiano ‘Chi è senza peccato scagli la prima pietra’, e non in quello che adesso sembra essere diventato un campionato mondiale dove più che attivismo si fa, da parte di tutti, una sorta di tifoseria che è solo dannosa alle parti in causa”.

In questo quadro preoccupante, hai vissuto anche momenti di speranza?

“Mi piace ricordare quel giorno in cui, passando nella frazione Betlemme di Chivasso mentre facevo jogging, notai che all'entrata del paesino erano abbinati due cartelli: uno è quello di Betlemme gemellata con la sua più celebre omonima in Cisgiordania, l’altro è ‘Via Ebreo’. Colto dall'ispirazione del momento fotografai l'abbinamento e inviai lo scatto al concorso settimanale ‘Cartoline dei lettori’ del quotidiano La Stampa abbinando al tutto la frase: questo casuale incontro tra Israele (Cascina Ebreo) e Cisgiordania (Bethlehem) può rappresentare una speranza di Pace? Con mia grande gioia fui premiato come cartolina della settimana”.

Nel Chivassese sei noto anche come ambientalista.

“In questo periodo ho realizzato ‘The screams of Noah Camping’, in selezione nel Festival Cinematografico ‘BreveMente International Cinefest’ di Ispra, un cortometraggio ambientalista mascherato da horror, che segue anni dopo i temi di ‘Uomo mangia Uomo’ con un messaggio per un futuro di rinascita per un Mondo finalmente migliore, rappresentato dalla scena finale che non vi posso spoilerare, che fa chiarezza col mistero insito durante il corso del film. La Pace, l'ambientalismo, la democrazia sono alcuni dei temi ricorrenti nelle mie attività sia artistiche (oltre ai film ho dedicato dipinti e poesie all'ambiente e alla guerra) che associazionistiche. Forse la mia è un'utopia, sogno un Mondo migliore, basato sul reciproco rispetto, innanzitutto di parola”.

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