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Respinti dall’aeroporto di Caselle, i Pro Pal ora puntano al Salone dell’Auto in centro città tra torce e fumogeni

Il corteo si incontra con i manifestanti di Extinction Rebellion

Pro Pal

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La giornata di protesta pro Palestina a Torino è esplosa nel pomeriggio con migliaia di persone in corteo, partite da piazza Crispi con l’obiettivo dichiarato di raggiungere e bloccare l’aeroporto Sandro Pertini di Caselle e di toccare anche una delle sedi piemontesi di Leonardo. Dal camioncino del coordinamento Torino per Gaza il messaggio è stato netto: "A noi non basta che gli aiuti della Flotilla arrivino a Gaza, noi vogliamo che si fermi il genocidio e che venga fermata l’entità sionista di Israele". In apertura alcune centinaia in bicicletta, poi il serpentone dietro una grande bandiera palestinese e lo striscione: "Fermiamo il Terzo Reich israeliano che ammazza i bambini e i giornalisti". Un altro recitava: "Blocchiamo tutto".

Il corteo ha imboccato strada dell’Aeroporto per puntare alla superstrada: davanti, il cordone della polizia con reparto mobile, idrante e un elicottero in sorvolo. Dalla folla si è alzato il coro "Vergogna, vergogna". Un portavoce ha arringato gli agenti: "Siete pregati di farci passare, lo chiediamo alla vostra umanità", ma subito dopo è partita la tensione, con lanci di bottiglie, sassi, torce, fumogeni e grossi petardi verso gli uomini in divisa, colpiti anche con le aste delle bandiere. Gli agenti hanno mantenuto il blocco, rispondendo con idrante e lacrimogeni. Secondo la Questura, tra le forze dell’ordine si contano due feriti; dal lato dei manifestanti, gli organizzatori hanno parlato di "dieci feriti tra noi", assistiti su un’auto sanitaria autogestita.

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Respinti dal primo sbarramento, i manifestanti hanno provato percorsi alternativi per aggirare il blocco e raggiungere lo scalo. Un centinaio in bici è riuscito a immettersi sulla superstrada per Caselle; un altro gruppo, partito in autonomia da Borgaro Torinese, è arrivato fino alle reti a bordo pista nei pressi del cimitero di Caselle, salvo poi essere allontanato dalla polizia verso la provinciale 2, dove è stato istituito un blocco stradale che consente il passaggio ai soli passeggeri muniti di carta d’imbarco. Nel frattempo l’accesso all’aerostazione è stato limitato ai viaggiatori, con voli regolari e raccomandazione di presentarsi con largo anticipo.

Verso le 18.30 il grosso del corteo ha ripiegato in città, raggiungendo corso Giulio Cesare e Porta Palazzo; lungo il percorso un lancio di bottiglie verso un balcone con una bandiera israeliana è stato fermato dagli stessi organizzatori, che hanno "invitato a non cadere in provocazioni". La nuova destinazione è diventata il Salone dell’Auto in piazza Castello: "Andiamo lì, blocchiamo tutto", hanno scandito gli attivisti, accendendo torce e fumogeni rossi e unendosi al piccolo corteo di Extinction Rebellion, aperto dallo striscione arcobaleno “Pace” e costellato di bandiere palestinesi.

Dal coordinamento degli organizzatori è arrivata la rivendicazione della linea dei blocchi: "Vogliamo continuare a mostrare e a praticare realmente quello che abbiamo promesso: bloccare tutto". E ancora: "Bloccare l’aeroporto Torino Caselle significa apportare un danno economico a uno dei punti nevralgici della viabilità nazionale e internazionale della regione Piemonte. Significa opporsi a continui voli verso Tel Aviv, voli che permettono ai soldati di atterrare in Italia per riposarsi dal genocidio". Nel mirino anche Leonardo: "A Leonardo vengono prodotte e assemblate le componenti dell’Eurofighter Typhoon e sviluppati droni, sistemi di sorveglianza e tecnologie di cybersicurezza: strumenti di guerra venduti e forniti a Israele".

Dura la reazione politica. Osvaldo Napoli (Azione) attacca: "Il ministro avrebbe dovuto intervenire molto prima"; la vicepresidente della Lega Silvia Sardone e la deputata Elena Maccanti parlano di "violenze di antagonisti coccolati dalla sinistra". Per Roberto Rosso e Marco Fontana (Forza Italia) Torino sarebbe "ostaggio della violenza eversiva", con richiesta di "Decreto Sicurezza subito in campo". Sulla stessa linea il senatore leghista Giorgio Maria Bergesio, secondo cui "il diritto alla protesta è confuso con la guerriglia urbana". Il ministro Paolo Zangrillo parla di "eversivi travestiti da manifestanti", aggiungendo: "Vergogna… è un pericolo che va fermato e condannato".



Anche la senatrice torinese di Italia Viva Silvia Fregolent ha condannato: "Chi lancia pietre, attacca le forze dell'ordine, paralizza un aeroporto e mette a rischio la sicurezza di cittadini e passeggeri non difende una causa, la usa per compiere violenze ingiustificabili. La nostra piena solidarietà va alle forze dell'ordine". E ancora: "Bloccare uno scalo come Caselle significa colpire lavoratori, famiglie, turisti e imprese del territorio. La libertà di manifestare non può mai trasformarsi in occasione per mettete in atto una guerriglia, sempre da condannare".

In parallelo, ad Alessandria un migliaio di persone ha sfilato per la Global Sumud Flotilla con Laboratorio Sociale, Casa di Quartiere, Emergency, Non Una di Meno, Coordinamento Studentesco e Adl Cobas: "Lo faremo con tutti i mezzi possibili: manifestazioni, scioperi, boicottaggi" hanno detto i promotori. Un migliaio di persone ha partecipato anche alla manifestazione pro Palestina a Padova, mentre cortei partecipati si sono tenuti a Milano e Firenze. A Caserta, alcune studentesse hanno indossato abiti e veli neri, portando in braccio un piccolo feretro avvolto in una bandiera a simboleggiare un neonato ucciso; durante il percorso sono stati diffusi suoni di bombardamenti e sirene antiaeree per riprodurre le condizioni vissute dalla popolazione di Gaza. A Cagliari, il sindaco ha esposto la bandiera palestinese in Comune.

 

In vista della manifestazione nazionale del 4 ottobre a Roma, le mobilitazioni si stanno moltiplicando: presidi e cortei sono già attivi a Milano, Napoli, Bologna, Firenze, Pisa, Ancona, Trieste, Bari, con un elenco in continuo aggiornamento. Per martedì, a Roma, la Sinistra universitaria ha organizzato un corteo all’Università La Sapienza, mentre a Genova continua l’occupazione del rettorato insieme ai portuali.

La ministra dell’Università Anna Maria Bernini

Sul fronte accademico è intervenuta la ministra dell’Università Anna Maria Bernini, che ha scandito: "È giusto che nell'università si esprimano opinioni, anche le più estreme, purché senza violenza, né fisica né verbale. Le proteste che si sono viste in questi giorni a Pisa e a Genova hanno ampiamente superato questo limite". E ha aggiunto: "Non bisogna mai interrompere i ponti della ricerca, della cultura, della formazione: quello è il più grande detonatore di pace che abbiamo".

Aggiornamenti delle 20:00

Si è conclusa in piazza Castello la manifestazione pro Palestina organizzata dal coordinamento Torino per Gaza, che ha visto la partecipazione di migliaia di persone. Dopo gli scontri e i disordini esplosi nel pomeriggio, quando i manifestanti avevano tentato di oltrepassare il cordone della polizia per dirigersi verso l’aeroporto di Caselle, la parte finale della giornata si è svolta senza ulteriori tensioni.

Davanti agli stand del Salone dell’Auto, gli attivisti hanno preso il microfono per rilanciare la loro linea: «Dai suv ai carri armati blocchiamo tutto». Poi, rivolgendosi ai passanti, hanno aggiunto: «Scusate se disturbiamo la vostra passeggiata del sabato pomeriggio ma c’è un genocidio in corso e qui ci sono industrie che vendono armi a Israele».

Prima di sciogliere il corteo, gli organizzatori hanno annunciato nuove mobilitazioni nei prossimi giorni, ricordando l’appuntamento del corteo nazionale in programma a Roma il 4 ottobre, che vedrà la partecipazione di realtà provenienti da tutta Italia.

Sul fronte della sicurezza, durissime le parole del segretario generale provinciale di Fsp Polizia Torino, Luca Pantanella, che ha commentato i disordini avvenuti nel pomeriggio: «Anche oggi registriamo feriti per l’ennesimo episodio dei pacifisti violenti che dietro la maschera di chi si preoccupa per il popolo palestinese vogliono solo scaricare il proprio odio sulle forze dell’ordine e chi oggi rappresenta il governo».

Pantanella ha poi aggiunto: «L’unico reale mezzo di aiuto concreto è donare un contributo al patriarcato Latino, cosa che noi abbiamo già fatto un anno fa. Distruggere le nostre città e ferire le forze dell’ordine è solo un pretesto per sfogarsi, e la Palestina è la scusa del momento».

Infine, ha ribadito la sua posizione: «Sono d’accordo ad aiutare il popolo palestinese, ma questa violenza non serve a nulla, se non ad alimentare l’odio verso chi rappresenta lo Stato».

Sulla stessa linea la senatrice piemontese di Fratelli d’Italia Paola Ambrogio, che ha parlato di episodio grave: «Dopo giorni di tensioni che hanno trasformato Torino in un teatro di violenza, oggi si è arrivati a tentare il blocco dell’aeroporto di Caselle, aggirando gli agenti e avvicinandosi a un aereo in fase di atterraggio. È un fatto grave, perché non riguarda più soltanto l’ordine pubblico, ma la libertà dei cittadini di muoversi senza essere ostaggio di chi sceglie la strada dello scontro».

Ambrogio ha poi aggiunto: «I diritti si difendono con equilibrio e responsabilità, non lanciando pietre contro le Forze dell’Ordine. Esprimo piena solidarietà e gratitudine al loro straordinario impegno, che ha impedito l’accesso ai facinorosi e garantito la piena operatività dello scalo torinese».

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