Cerca

Attualità

Novalesa si prepara al 1300° anniversario con un restauro "intelligente"

Dalla Cappella di Sant’Eldrado alla Camera Stellata: quattro aree interessate da restauro, monitoraggi e studi strutturali

Novalesa si prepara al 1300° anniversario con un restauro "intelligente"

Novalesa si prepara al 1300° anniversario con un restauro "intelligente" (foto: Abbazia di Novalesa)

L’Abbazia di Novalesa si presenta oggi come un esempio concreto del passaggio da interventi restaurativi d’emergenza a pratiche di conservazione preventiva. Il recente ciclo di lavori, finanziato attraverso il bando PRIMa – Prevenzione, ricerca, indagine, manutenzione, ascolto per il patrimonio culturale promosso dalla Fondazione Compagnia di San Paolo, ha avviato un percorso che unisce indagini scientifiche, restauro tradizionale e gestione programmata del complesso abbaziale.

La proprietà del bene, la Città metropolitana di Torino, ha scelto di destinare le risorse del bando non a singoli interventi estemporanei, ma all’adozione di piani di manutenzione continuativa. In pratica, accanto al restauro degli intonaci dipinti, si sono affiancate attività di monitoraggio ambientale e termografico, studi delle strutture murarie e una sorveglianza costante che permette di intervenire prima che i danni diventino irreversibili. L’approccio, spiegano i tecnici, mira a ridurre i rischi di degrado e a ottimizzare risorse e tempi.

A guidare l’azione progettuale è stata la concertazione tra enti istituzionali e la comunità monastica che vive e custodisce l’Abbazia. Secondo la responsabile della missione “Custodire la bellezza, Obiettivo Cultura” della Fondazione Compagnia di San Paolo, la collaborazione tra istituzioni e monaci è stata decisiva per l’esito positivo dei lavori. Il priore dell’Abbazia, Michael Davide Semeraro, ha confermato che la comunità ha seguito giorno per giorno le fasi dell’intervento, contribuendo alla buona riuscita delle operazioni.

Le attività hanno interessato quattro aree principali: la Cappella di Sant’Eldrado, la chiesa abbaziale, la Camera Stellata e gli esterni della Cappella di San Michele. Per ciascuna di queste aree sono state condotte indagini preliminari – dalla termografia alla diagnostica non distruttiva – che hanno permesso di individuare le criticità e definire soluzioni mirate. La ditta Koinè Conservazione Beni Culturali ha curato la parte tecnica del progetto, coordinando gli interventi di restauro e le strategie conservative.

Laura Fornara

Il ruolo della ricerca scientifica è stato centrale: il Dipartimento interateneo di scienze, progetto e politiche del territorio del Politecnico di Torino ha condotto studi sulle strutture murarie e ha supportato i monitoraggi, mentre il Laboratorio di Diagnostica non distruttiva ha contribuito alle analisi con strumenti avanzati. I risultati delle indagini sono stati illustrati da professionisti come Monica Volinia e Maurizio Gomez Serito, che hanno evidenziato come la conoscenza approfondita dello stato di conservazione sia condizione necessaria per interventi efficaci e mirati.

Accanto all’impegno tecnico, il progetto ha previsto attività di disseminazione per rendere i risultati accessibili e coinvolgenti per il pubblico. Questo aspetto è considerato essenziale per rafforzare il legame tra cittadinanza e patrimonio: la conservazione, spiegano gli addetti, non è una materia riservata agli specialisti ma una responsabilità collettiva che richiede informazione e partecipazione.

Il calendario indica un orizzonte importante: il 2026 segnerà il 1300° anniversario dalla fondazione dell’Abbazia (726 d.C.), e da gennaio prenderà il via un programma di iniziative dedicate alla comunità locale. La rinnovata attenzione verso la cura ordinaria del complesso dovrebbe consentire di presentare l’Abbazia in condizioni migliori, con cicli di manutenzione programmata che ne garantiscano la fruibilità e la tutela nel lungo periodo.

Da un punto di vista culturale e gestionale, l’esperienza di Novalesa rappresenta una buona pratica replicabile: investire in prevenzione, integrando restauro tradizionale, indagini scientifiche e monitoraggio, può non solo preservare opere e manufatti ma anche ridurre i costi complessivi e aumentare la resilienza del patrimonio. La sfida ora è mantenere questa strategia, trasformandola in prassi stabile grazie a continuità di risorse, competenze e sinergia tra istituzioni e comunità.

Jacopo Suppo

Commenti scrivi/Scopri i commenti

Condividi le tue opinioni su Giornale La Voce

Caratteri rimanenti: 400

Resta aggiornato, iscriviti alla nostra newsletter

Edicola digitale

Logo Federazione Italiana Liberi Editori