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Vaccini in farmacia: in Italia si vaccina solo il 4,42% della popolazione

Dal Road Show di Torino al ruolo dei farmacisti in Piemonte: perché portare la prevenzione vicino ai cittadini può cambiare le sorti delle campagne vaccinali

Vaccini in farmacia

Vaccini in farmacia: in Italia si vaccina solo il 4,42% della popolazione

Perché, nonostante il rischio e le raccomandazioni, gli italiani si vaccinano così poco? I numeri sono impietosi: nel 2023 appena il 4,42% della popolazione ha ricevuto un vaccino, un dato che rappresenta più di un campanello d’allarme, soprattutto per quella fascia di over 60 che il Ministero della Salute considera prioritaria. Di fronte a un quadro così sconfortante, la risposta non arriva dalle aule ministeriali ma dal territorio, da chi ogni giorno ha a che fare con i cittadini. La strategia è chiara: sfruttare la capillarità delle farmacie per portare la prevenzione dove la gente vive, lavora e si cura quotidianamente.

Proprio su questo tema si è acceso il dibattito a Torino con l’arrivo del Road Show “Le farmacie dei servizi nel percorso di prevenzione vaccinale”, promosso da Motore Sanità con il contributo non condizionante di Pfizer. Dopo le tappe di Bari, Bologna, Verona e Ancona, il percorso si concluderà a Roma l’8 ottobre. L’obiettivo è dichiarato: ampliare il numero delle farmacie autorizzate alla somministrazione dei vaccini, trasformandole da luoghi di semplice dispensazione di farmaci a presidi sanitari attivi e integrati nella rete della prevenzione.

Il nodo resta quello delle coperture troppo basse. La percentuale del 4,42% è lontanissima dalle soglie minime raccomandate e fa emergere una fragilità strutturale del sistema. Il Ministero insiste da anni sulla vaccinazione degli anziani, i più esposti alle complicanze influenzali e al Covid-19, ma la domanda resta: come convincere davvero i cittadini? Gli esperti guardano alle farmacie come al canale più immediato, capace di unire fiducia, prossimità e accessibilità.

Il Piemonte sarà una delle regioni banco di prova. Qui la campagna di immunizzazione contro influenza e Covid scatterà a metà ottobre, con un sistema territoriale che può contare su 1.600 farmacie e oltre 4.500 farmacisti laureati, presenti in media otto ore al giorno, per cinque o sei giorni a settimana. Non solo nelle città, ma anche nei comuni più piccoli, persino quelli da 400-500 abitanti, dove la farmacia resta spesso l’unico presidio sanitario disponibile. È questo il valore aggiunto: ovunque ci sia bisogno, c’è una porta aperta.

Non mancano le voci dal territorio a sostenere questa impostazione. Massimo Mana, presidente di Federfarma Piemonte, ha sottolineato che “le farmacie ogni mese vedono una volta e mezzo la popolazione. Oggi sono autorizzate a somministrare solo vaccini anti-Covid-19 e antinfluenzali, ma si spera di includere presto anche HPV, herpes zoster, polmonite e tetano. Le farmacie sono al fianco della Regione per promuovere la prevenzione a tutte le età”. A fargli eco l’assessore regionale alla Sanità Federico Riboldi, che ha parlato di “supporto fondamentale” e di un ruolo chiave delle farmacie nell’estendere la copertura a fasce di popolazione sempre più ampie.

Scommettere sulle farmacie significa puntare su tre fattori concreti. Il primo è l’accesso facile: i cittadini entrano in farmacia senza barriere burocratiche, anche solo per un consiglio. Il secondo è la capillarità reale, perché la rete non lascia scoperte né città né borghi. Il terzo è l’efficienza operativa: più sedi abilitate significano meno code e più probabilità che il cittadino, avendo la farmacia sotto casa, decida di vaccinarsi. È una strategia sanitaria che promette benefici misurabili sia sulle coperture vaccinali sia sulla riduzione del carico di malattia.

Ma non basta la logistica. C’è una sfida culturale che non può essere trascurata. La diffidenza verso i vaccini, le campagne di disinformazione, la percezione di un rischio lontano: tutti elementi che pesano sulle scelte individuali. Ed è proprio qui che le farmacie possono fare la differenza, grazie al rapporto diretto e quotidiano con le persone. Parlare di prevenzione non in astratto, ma guardando negli occhi chi ogni giorno varca quella soglia, può contribuire a smontare resistenze e paure.

Nei prossimi mesi ci si aspetta che il Road Show rafforzi questa sinergia tra istituzioni, professionisti e farmacie. Le prospettive includono un numero crescente di farmacie abilitate alla vaccinazione, un ventaglio più ampio di vaccini somministrabili e una comunicazione più incisiva, soprattutto verso gli over 60, la fascia più fragile. Se questi tasselli andranno al loro posto, la farmacia potrà consolidarsi come porta d’accesso stabile e familiare alla prevenzione.

In un Paese dove meno del 5% della popolazione si vaccina, il rischio di complicanze resta altissimo e i dati dicono che è necessaria una svolta. Le farmacie rappresentano un modello già pronto, una rete capillare che va solo messa nelle condizioni di fare di più. La sfida non è più rimandabile: portare il vaccino vicino alle persone significa non solo salvare vite, ma alleggerire il peso su ospedali e pronto soccorso. La stagione influenzale e la nuova ondata di Covid sono dietro l’angolo: capire se la rete delle farmacie riuscirà a cambiare passo sarà la vera prova di questo autunno.

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