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24 Settembre 2025 - 00:01
Che cosa accade quando il tempio della danza si fa megafono di un messaggio civile? Alla Scala di Milano, ieri, la risposta è arrivata con un’immagine destinata a restare: Roberto Bolle, il ballerino originario di Casale Monferrato, ha sventolato una bandiera della Palestina con alle spalle un grande striscione con la scritta “Stop al genocidio”, al termine del balletto Trittico Lander / Kylián / Béjart.
Al momento degli applausi, quasi tutto il corpo di ballo è salito in scena con bandiere palestinesi, stringendosi intorno al grande striscione “Stop al genocidio”. Un atto simbolico, nitido nella forma e immediato nel significato, consumatosi sul palcoscenico più celebre d’Italia, dove la coreografia ha lasciato spazio all’urgenza del presente.
L’episodio è avvenuto nella giornata dello sciopero generale in solidarietà alla Palestina e al suo popolo. La coincidenza tra un momento di alta visibilità culturale e una mobilitazione civile più ampia amplifica la portata del gesto, che dalla ritualità degli applausi è scivolato nella cronaca.
Si può separare l’arte dal mondo che la circonda? La serata alla Scala suggerisce che, talvolta, la ribalta diventa anche arena di coscienza civica. Non vengono riportate ulteriori dichiarazioni o interventi, ma l’immagine delle bandiere e dello striscione parla una lingua che va oltre le parole: quella dei gesti pubblici, scelti per il loro valore simbolico e per la loro capacità di farsi vedere, e ricordare.
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