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23 Settembre 2025 - 23:02
Ci risiamo. Anche quest’anno il Sacro pratone è stato invaso da bandiere, cori, striscioni e, soprattutto, da quella liturgia padana che da 35 anni si ripete uguale a sé stessa. E' la sagra di Pontida, spacciata per momento “centrale per la vita del movimento leghista”. Centralissima, tanto che dal Canavese è partita una delegazione entusiasta, guidata dal sempre presente Alessandro Giglio Vigna.
Il comunicato ufficiale la racconta come fosse l’Iliade: pullman all’alba, gente che parte il giovedì per respirare meglio lo spirito e una delegazione piemontese tra le più folte d’Italia.
Dal palco, Giglio Vigna si sarebbe esibito nel solito repertorio. “Più autonomia regionale, stop alle imposizioni ideologiche ambientaliste di Bruxelles, no alle follie militariste dell’Unione Europea”. E giù applausi, perché a Pontida basta dire “Bruxelles” con tono minaccioso per raccogliere applausi come Churchill a Dunkerque. Poi, ovviamente, l’evergreen: “Pensiamo innanzitutto alle nostre città e alla necessità di contrastare con fermezza l’immigrazione clandestina”. Non importa che i veri problemi delle città siano ospedali allo sbando, scuole che cadono a pezzi, treni che non arrivano mai. No: l’urgenza è sempre quella.
Ma il colpo di scena arriva dopo, quando Vigna annuncia solennemente che la Lega è “una forza post-ideologica, lontana tanto dal parassitismo grillino quanto dal clientelismo del PD”. Post-ideologica, certo: infatti basta guardare Pontida per capire che non c’è ideologia, c’è solo culto. Il deputato aggiunge di essere “fiero di riaffermare i principi antifascisti contenuti nella Carta di Chivasso”. Cioè Pontida che diventa improvvisamente il luogo della memoria resistenziale. La Carta di Chivasso, scritta nel 1943 dai federalisti democratici, evocata da chi organizza gazebo contro i migranti. Una scena che ha del surreale, come se a una riunione degli alcolisti anonimi venisse servito vino sfuso.
E proprio i gazebo, in questa Pontida 2025, sono stati il fiore all’occhiello della delegazione canavesana. Il Piemonte, quest’anno, aveva un suo spazio curato dai militanti locali, coordinati da Giorgia Povolo, segretaria della sezione di Ivrea.
“È stato un onore poter coordinare e seguire in prima persona il gazebo della Lega Piemonte - racconta Povolo - Essere presenti sul Sacro suolo di Pontida è sempre un’immensa emozione, ma poter partecipare promuovendo le bellezze e le bontà del nostro Canavese è una grande soddisfazione”.
Il gazebo al centro della festa: non un luogo politico, ma un banchetto gastronomico. Salami, formaggi, erbaluce: prodotti enogastronomici Made in Canavese, presentati come l’arma segreta per conquistare l’Italia.
“Abbiamo selezionato prodotti provenienti da piccole realtà imprenditoriali, con l’obiettivo di far conoscere i nostri fantastici sapori e sostenere concretamente il mercato locale”, ha spiegato la Povolo. E qui siamo già al federalismo applicato al tagliere.
La giornata, a leggere il comunicato, si è conclusa tra cori, bandiere, famiglie sorridenti e un clima di festa popolare. Perché Pontida, dicono loro, “non è soltanto un raduno politico, ma anche un’occasione di Comunità e Identità”. In altre parole: un picnic ideologico con contorno di propaganda.
Insomma il Canavese è tornato a casa orgoglioso: ha portato il gazebo, i prodotti tipici e il verbo di Vigna. Ha mostrato al mondo che la Lega sa parlare di Europa, migranti e antifascismo nello stesso discorso senza battere ciglio, e che intanto si può sempre addolcire la pillola con un bicchiere di erbaluce.
Insomma, Pontida 2025 è stata esattamente ciò che ci si aspettava con una differenza: quest’anno si è pure parlato della Carta di Chivasso come nuova bandiera. Chissà cosa direbbero i padri della Resistenza se vedessero il loro manifesto agitato tra salamelle e cori da stadio. Forse riderebbero. O forse, più semplicemente, si chiederebbero: ma davvero tutto questo è politica? Quando arriva l'asteroide?
LA VOCE DEL CANAVESE
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