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Guerriglia urbana a Milano, la città assediata: scontri, feriti e devastazioni alla Stazione di Milano Centrale

Il corteo pro Gaza, partito pacifico da Cadorna, è degenerato all’arrivo in stazione: sessanta feriti tra le forze dell’ordine, otto manifestanti in Questura. La condanna bipartisan: “Violenza inaccettabile, non aiuta la causa palestinese”. Incidenti anche a Brescia, Torino, Bologna e Marghera

Guerriglia urbana a Milano, la città assediata: scontri, feriti e devastazioni alla Stazione di Milano Centrale

Una violenza urbana di questa portata a Milano non si vedeva da dieci anni, da quel lontano primo maggio 2015 quando, nel giorno dell’inaugurazione dell’Expo, la città fu sconvolta da un corteo No Expo degenerato in un pomeriggio di devastazioni. Allora furono i Black Bloc arrivati da tutta Europa a trasformare le strade in un campo di battaglia. Stavolta lo scenario non è stato identico – non ci sono state auto date alle fiamme e interi isolati devastati – ma la violenza esplosa ieri pomeriggio intorno e dentro la stazione Centrale ha riportato alla memoria quelle giornate. Decine di feriti, circa sessanta, otto persone portate in Questura, passeggeri terrorizzati: è questo il bilancio di un assalto mirato condotto da un gruppo di facinorosi, alcuni con il volto coperto, che hanno trasformato un corteo in un attacco frontale.

Gli assalitori hanno utilizzato di tutto per sfondare la grande vetrata d’ingresso della stazione: transenne divelte, cestini della spazzatura lanciati come arieti, bastoni improvvisati. In un crescendo di brutalità si sono persino impossessati degli idranti delle forze dell’ordine, rivolgendoli contro gli agenti. All’interno, nel frattempo, centinaia di viaggiatori correvano spaesati, spinti dalla paura di trovarsi intrappolati in mezzo a una guerriglia. Immagini fortissime che la presidente del Consiglio Giorgia Meloni ha bollato come “indegne” e del tutto scollegate dallo spirito di solidarietà verso Gaza che, almeno nelle intenzioni, avrebbe dovuto animare la giornata.

Eppure il corteo era partito sotto tutt’altro segno. In occasione dello sciopero generale pro Gaza, decine di migliaia di persone, nonostante la pioggia battente, si erano radunate in piazza Cadorna. A convocare la manifestazione i sindacati di base, con la partecipazione di studenti, associazioni, centri sociali e semplici cittadini. Una folla eterogenea che, a differenza di quanto avvenuto in molte altre città italiane, a Milano si è spaccata in due: da una parte la moltitudine pacifica, dall’altra una minoranza organizzata e violenta che ha monopolizzato il finale della protesta.

Il corteo aveva attraversato senza gravi incidenti le vie del centro, tra cori, bandiere palestinesi e qualche rogo di vessilli di Stati Uniti, Israele e Unione Europea. Tutto è cambiato all’arrivo in Centrale. Qui la tensione è esplosa: le forze dell’ordine hanno chiuso i varchi per impedire l’ingresso ai binari, come era accaduto in contemporanea a Torino e Napoli. La decisione ha fatto da scintilla. Mentre i passeggeri si aggiravano spaesati tra corridoi e banchine, la frangia dura ha tentato lo sfondamento ed è stata respinta a manganellate. In pochi minuti, il piazzale si è trasformato in un campo di battaglia: vetrate infrante, oggetti scagliati contro gli agenti, lacrimogeni lanciati in risposta.

La violenza è proseguita lungo via Vittor Pisani, il grande viale che collega piazza Repubblica alla stazione. Per oltre due ore le forze dell’ordine sono state prese di mira da lanci di bidoni, cubetti di porfido, perfino biciclette a noleggio scagliate come proiettili improvvisati. Solo nel tardo pomeriggio la situazione è lentamente rientrata, con un sit-in pacifico che però ha bloccato fino a sera la viabilità.

Il bilancio finale parla chiaro: otto manifestanti fermati, una sessantina di agenti contusi, ventitré dei quali costretti al ricovero ospedaliero. Un bollettino pesantissimo che ha suscitato una condanna unanime dal mondo politico. Il sindaco Giuseppe Sala ha stigmatizzato “il vandalismo di frange violente che non trova alcuna giustificazione e che non aiuta la causa di Gaza”, chiedendo un rapido lavoro di identificazione dei responsabili. La Procura ha già aperto un fascicolo e la polizia scientifica sta analizzando le immagini per risalire ai protagonisti degli scontri.

Milano, però, non è rimasta un caso isolato. In serata a Brescia si sono verificati incidenti analoghi: il corteo ha tentato di forzare il cordone che blindava la stazione ferroviaria e gli agenti hanno risposto con cariche e lacrimogeni. Bottiglie di vetro e perfino un cestino divelto sono volati contro i poliziotti. A Torino, invece, i manifestanti hanno bloccato per alcuni minuti l’imbocco dell’autostrada A4, generando momenti di altissima tensione quando un automobilista, ignorando il blocco, ha accelerato verso la folla ed è stato circondato e colpito con calci e pugni.

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Anche Bologna e Marghera hanno vissuto momenti di frizione. Nel capoluogo emiliano quattro persone – tra cui un minorenne – sono finite in manette dopo i tafferugli con le forze dell’ordine, mentre altre cinque sono state denunciate per resistenza, lesioni e blocco stradale in seguito al blocco dell’autostrada e della tangenziale. A Marghera, infine, i manifestanti che hanno tentato di penetrare nell’area portuale sono stati dispersi con gli idranti.

Una giornata di proteste che, nelle intenzioni, avrebbe dovuto unire l’Italia in un grido comune per Gaza, ma che in troppe città si è trasformata in un banco di prova della violenza urbana. Milano, ancora una volta, ha pagato il prezzo più alto.

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