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20 Settembre 2025 - 10:04
Askatasuna nella bufera: nuove misure cautelari, esplode lo scontro politico (foto di repertorio)
Tra le toghe e i palchi, il nome di Askatasuna torna al centro della scena. Dopo l’assoluzione dall’accusa di associazione a delinquere decisa lo scorso 31 marzo dal tribunale di Torino, la procura ha impugnato la sentenza. Sullo sfondo, il “patto di collaborazione” avviato dal Comune per regolarizzare la gestione del centro sociale di corso Regina Margherita 47 e un clima politico acceso, culminato nei fischi alla Festa dell’Unità dopo l’attacco del ministro Paolo Zangrillo al sindaco Stefano Lo Russo. Il dossier, giudiziario e politico insieme, apre un nuovo capitolo.
Per i giudici di primo grado gli esponenti di Askatasuna sono responsabili di singoli episodi di violenza, ma non “in grado di esercitare una egemonia su fenomeni di massa come gli scontri durante le contestazioni cittadine e gli attacchi al cantiere Tav”. Da qui l’assoluzione dall’associazione a delinquere, contestata dalla procura che ha definito gli imputati “professionisti della violenza” e ha presentato ricorso alla Corte d’appello. Il procedimento riguarda 26 imputati, per i quali l’accusa aveva chiesto complessivamente circa 88 anni di reclusione. La sentenza dello scorso 31 marzo non si è limitata all’assoluzione sul reato associativo: sono arrivate anche 18 condanne per estorsione, rapina, sequestro di persona, violenza privata, incendio, danneggiamento e resistenza a pubblico ufficiale. Le pene vanno dai 5 mesi per i “semplici” militanti ai 4 anni e 9 mesi per Umberto Raviola, passando per i 3 anni e 4 mesi comminati allo storico leader del centro sociale, Giorgio Rossetto.
IL FRONTE POLITICO
La vicenda giudiziaria si intreccia con la discussione cittadina. Il Comune di Torino ha avviato un patto di collaborazione per regolarizzare la gestione della sede di corso Regina Margherita 47: una scelta che ha riacceso il dibattito sul perimetro del dissenso e sul ruolo dei centri sociali. La polemica è esplosa anche alla Festa dell’Unità, dove il ministro della Pubblica amministrazione Paolo Zangrillo ha attaccato dal palco il sindaco Stefano Lo Russo: “L’unica cosa che ha fatto il sindaco per le periferie è stato legalizzare Askatasuna”. Dalla platea sono arrivati insulti, fischi e nuove polemiche. Segno che la frattura non corre solo tra aule giudiziarie e partiti, ma attraversa anche il pubblico e le sensibilità della città.
Dopo il deposito dell’appello, Zangrillo ha ribadito la sua posizione: “La procura ha fatto bene. Parliamo di soggetti che da anni si rendono protagonisti di aggressioni, intimidazioni e atti violenti contro le forze dell’ordine. Askatasuna non è un centro sociale ma una fucina di illegalità ed eversione, un luogo in cui si organizzano azioni contro lo Stato”. Sulla stessa linea Maurizio Gasparri, capogruppo di Forza Italia in Senato: “La sentenza che ha escluso l’associazione a delinquere è vergognosa. Questi violenti andrebbero privati di ogni sede concessa. Dobbiamo garantire la sicurezza dei nostri cittadini contro chi agisce fuori dalla legalità e contro le istituzioni”.
Il ministro Zangrllo
La partita d’appello non riguarda soltanto un capo d’imputazione. In controluce c’è la definizione del confine tra responsabilità individuali e struttura organizzata del reato, tema dirimente quando le condotte contestate si intrecciano con manifestazioni di piazza e contestazioni cittadine, come quelle sul cantiere Tav. Il tribunale ha tracciato un limite netto sul concetto di “egemonia” sui fenomeni di massa; la procura chiede di rivederlo. Intanto, restano in piedi 18 condanne e una città che discute su legalità, ordine pubblico e convivenza civile, tra le ragioni della magistratura e la voce della politica.
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