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San Donato perde il suo presidio: la battaglia per salvare il poliambulatorio

Attivisti, cittadini e lavoratori uniti contro il trasferimento dei servizi in via Pacchiotti, che rischia di lasciare il quartiere senza sanità di prossimità

San Donato perde il suo presidio: la battaglia per salvare il poliambulatorio

San Donato perde il suo presidio: la battaglia per salvare il poliambulatorio

Il quartiere San Donato di Torino rischia di vedersi privato di uno dei suoi ultimi presidi sanitari di prossimità: il Poliambulatorio di via Le Chiuse. La notizia della sua chiusura, con il trasferimento dei servizi in via Pacchiotti annunciato da ASL e Regione, ha già fatto scattare la mobilitazione. Oggi, giovedì 18 settembre 2025, gli attivisti e le attiviste di Casa del Popolo Estella e Potere al Popolo Torino si sono ritrovati davanti all’ingresso della struttura, insieme a lavoratori e residenti, per dire con chiarezza che “il Poliambulatorio non deve chiudere”.

Il dissenso è forte e diffuso: famiglie, anziani, pazienti abituali e personale sanitario denunciano una scelta che, nei fatti, significa cancellare un pezzo di sanità territoriale. La chiusura non riguarda solo gli spazi fisici: significherebbe perdere il centro prelievi, le visite specialistiche, gli esami diagnostici, le attività infermieristiche, i servizi amministrativi. Tutto ciò che oggi garantisce a San Donato un minimo di autonomia sanitaria verrebbe concentrato in via Pacchiotti, con l’effetto di ingolfare ulteriormente quella sede e di costringere centinaia di cittadini a spostarsi per servizi che fino a ieri avevano sotto casa.

Il depotenziamento del Poliambulatorio, denunciano i militanti, non è iniziato oggi: da anni il centro di via Le Chiuse subisce tagli, riduzioni di orari, accorpamenti di servizi. La chiusura annunciata sembra essere il colpo di grazia. A rimetterci non sarebbe solo San Donato, ma anche il vicino quartiere Parella, che vedrebbe aumentare la pressione sulla sede di via Pacchiotti, già oggi in difficoltà a smaltire le richieste.

Il presidio di questa mattina è stato anche un momento di raccolta firme, per dare forza al Comitato cittadino che si è costituito nelle scorse settimane con l’obiettivo di fermare la chiusura. Agli ingressi del Poliambulatorio è stato affisso uno striscione: un gesto simbolico, ma che vuole rendere visibile a tutta la città la battaglia in corso.

Gli attivisti non nascondono la rabbia per un quadro che giudicano paradossale: da un lato si riducono e si smantellano i servizi di quartiere, dall’altro si trovano milioni di euro per grandi progetti come il Parco della Salute o l’ospedale alla Pellerina, definiti “inutili” e permeati da logiche di profitto e interessi privati. «Dire che i soldi non ci sono – hanno ribadito – è un pretesto. La verità è che si sta scegliendo di impoverire la sanità territoriale».

Il caso di via Le Chiuse ricorda molto da vicino quello del Poliambulatorio di via del Ridotto, chiuso quasi in silenzio e scoperto dai cittadini solo perché l’edificio era comparso in vendita su un sito di annunci immobiliari. Anche in quel caso, denunciano i comitati, l’assenza di un vero confronto con la cittadinanza ha fatto emergere una gestione opaca, che ha lasciato i residenti senza risposte e senza strumenti per opporsi.

Per i residenti di San Donato, la sanità di quartiere non è una voce sacrificabile. La pandemia da Covid-19 avrebbe dovuto insegnare l’importanza di una rete capillare di servizi, accessibili e diffusi sul territorio. Invece, a distanza di pochi anni, si torna a ridurre, chiudere, concentrare. Una scelta che, secondo i cittadini, allontana ancora di più la salute dal suo carattere universale e la piega a logiche aziendalistiche.

Il messaggio lanciato oggi dal presidio è chiaro: via Le Chiuse non deve chiudere. Non si tratta solo di difendere un edificio, ma di difendere il diritto alla salute come servizio pubblico, laico e accessibile. Per San Donato e per tutta Torino, la battaglia del Poliambulatorio è il simbolo di una lotta più grande, quella per non lasciare che il futuro della sanità sia deciso altrove, senza ascoltare chi ogni giorno ha bisogno di cure vicino a casa.

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