AGGIORNAMENTI
Cerca
Attualità
16 Settembre 2025 - 11:39
Commissione Onu accusa Israele di genocidio a Gaza, rapporto scioccante. Foto: il premier israeliano
Il 16 settembre 2025 potrebbe passare alla storia come la data in cui un organismo internazionale ha accusato in modo diretto e inequivocabile lo Stato di Israele di aver commesso un genocidio nella Striscia di Gaza.
Le parole usate dalla Commissione d’inchiesta indipendente delle Nazioni Unite non lasciano margini di interpretazione: “Siamo giunti alla conclusione che a Gaza si sta verificando un genocidio e che la responsabilità ricade sullo Stato di Israele”, ha dichiarato Navi Pillay, ex Alto commissario Onu per i diritti umani e presidente del gruppo di esperti incaricato di indagare sulle violazioni nei territori palestinesi occupati.
Secondo il report pubblicato a Ginevra, Israele avrebbe compiuto almeno quattro dei cinque “atti di genocidio” previsti dalla Convenzione del 1948. Tra questi: l’assedio totale del territorio, il blocco degli aiuti umanitari, la distruzione sistematica del sistema sanitario e gli attacchi diretti ai bambini. Pillay ha parlato apertamente di un “intento di distruggere i palestinesi”, affermando che la responsabilità ricade sulle autorità israeliane “ai livelli più alti”.
La Commissione Onu, composta da tre esperti indipendenti, ha esaminato gli eventi dal 7 ottobre 2023 a luglio 2025, ricostruendo due anni di guerra, devastazioni e bombardamenti incessanti. Per i giuristi incaricati, il comportamento di Israele a Gaza non è spiegabile solo con le necessità di sicurezza o con l’obiettivo di neutralizzare Hamas. Al contrario, si tratterebbe di una strategia militare e politica volta a ridurre drasticamente la presenza palestinese nella Striscia, fino ad arrivare a quella che viene definita come una condotta di genocidio.
Il documento cita nomi e responsabilità precise: il premier Benjamin Netanyahu, il presidente Isaac Herzog e l’ex ministro della Difesa Yoav Gallant vengono indicati come figure che, attraverso le loro dichiarazioni pubbliche e decisioni operative, avrebbero contribuito a creare un clima di incitamento al genocidio.
Non solo Gaza. La Commissione ha allargato lo sguardo anche alla Cisgiordania e a Gerusalemme Est, dove – secondo gli investigatori – sarebbero in atto piani di espulsione e sostituzione della popolazione palestinese, coerenti con un disegno di lungo periodo che risale ai decenni di occupazione militare e colonizzazione. “Gli eventi a Gaza dopo il 7 ottobre non si sono verificati in modo isolato”, ha sottolineato Pillay. “Sono stati preceduti da anni di oppressione e di politiche che miravano all’espulsione dei palestinesi dalle loro terre”.
Durissima la replica di Tel Aviv. Il ministero degli Esteri israeliano ha bollato il documento come “distorto e falso”, accusando la Commissione di antisemitismo e chiedendone lo scioglimento immediato. “Tre persone note per le loro posizioni apertamente antisemite hanno pubblicato un altro report basato interamente sulle falsità di Hamas”, si legge in una nota ufficiale.
Il governo israeliano ha parlato apertamente di “calunnia antisemita”, ribadendo che le conclusioni della Commissione sarebbero “parziali e mendaci”. Secondo Netanyahu e i suoi ministri, gli esperti agirebbero di fatto come “rappresentanti di Hamas”, riciclando accuse già smentite in passato. L’ira di Israele si concentra anche sul fatto che la Commissione non rappresenta formalmente le Nazioni Unite: si tratta di un organismo indipendente istituito dal Consiglio per i diritti umani, privo di poteri diretti di intervento.
Distruzione a Gaza
Nonostante i limiti istituzionali, le conclusioni della Commissione potrebbero avere conseguenze pesanti sul piano internazionale. Il report sarà infatti messo a disposizione dei procuratori della Corte penale internazionale e della Corte internazionale di giustizia, aprendo la strada a possibili indagini e procedimenti giudiziari.
Il documento chiede alla comunità internazionale di fermare la campagna militare a Gaza, di interrompere le forniture di armi a Israele e di adottare misure concrete per perseguire i responsabili. “Quando emergono chiari segni e prove di genocidio, l’assenza di azioni equivale a complicità”, ha avvertito Pillay, facendo appello a governi e istituzioni internazionali.
Il rapporto potrebbe inoltre avere effetti politici devastanti: paesi già critici verso la politica israeliana, come Sudafrica, Turchia e Brasile, potrebbero spingersi verso posizioni ancora più dure, mentre in Europa il dibattito rischia di spaccare governi e opinioni pubbliche.
Le accuse arrivano mentre a Gaza si intensifica l’operazione militare israeliana. Lo stesso Netanyahu, nelle ore in cui veniva pubblicato il rapporto, ha parlato di “operazione intensiva a Gaza City”, dichiarando che “il 40% degli abitanti della città è stato evacuato” e che “più di 350mila residenti hanno già lasciato le proprie case”. Il premier ha chiesto addirittura di essere esentato da una testimonianza in tribunale, invocando “cose importanti che stanno accadendo” sul fronte bellico.
Il ministro della Difesa Katz ha usato parole che non lasciano dubbi sulla gravità della situazione: “Gaza sta bruciando”. Una frase che conferma la durezza dell’offensiva in corso.
Non tutti i governi occidentali sostengono la linea di Israele. L’Italia, attraverso il ministro degli Esteri Antonio Tajani, ha espresso forte contrarietà a una nuova escalation militare: “Rischi per i civili. Abbiamo già visto una carneficina in questi mesi”, ha dichiarato.
Mai prima d’ora un organismo internazionale aveva parlato di genocidio in termini così espliciti riferendosi a Israele. La parola pesa come un macigno, richiamando alla memoria i grandi crimini del Novecento e gli obblighi morali e giuridici sanciti dal diritto internazionale.
Usarla significa collocare le azioni di Israele non solo nella categoria delle violazioni dei diritti umani o dei crimini di guerra, ma in quella più estrema e infamante, che comporta una responsabilità diretta dello Stato e dei suoi leader.
Non è un caso che le accuse si concentrino anche sulle dichiarazioni pubbliche di figure istituzionali israeliane. Le parole di Gallant, che nell’ottobre 2023 aveva definito i palestinesi di Gaza “animali umani”, sono state riprese più volte come esempio di incitamento. Anche la narrativa ufficiale, che ha giustificato l’assedio totale con il linguaggio della vendetta, viene ora riletta come un indizio di intenzione genocidaria.
Non mancano però le voci critiche. Secondo alcuni analisti, la Commissione Onu rischia di alimentare ulteriori divisioni, fornendo ad Hamas e ad altri attori ostili a Israele una legittimazione politica che potrebbe radicalizzare ancora di più il conflitto.
Altri sottolineano che parlare di genocidio senza poteri coercitivi rischia di produrre un effetto boomerang: l’indignazione internazionale cresce, ma sul campo la situazione non cambia. Anzi, Tel Aviv potrebbe sentirsi ulteriormente assediata e rafforzata nelle proprie posizioni difensive.
Il rapporto non mette fine al dibattito: lo rilancia con forza. Le prossime settimane diranno se la comunità internazionale sarà in grado di trasformare queste conclusioni in azioni concrete o se resteranno soltanto parole destinate a restare impresse nei documenti delle Nazioni Unite.
Intanto, a Gaza, la popolazione continua a vivere tra macerie, sfollamenti e bombardamenti. Per i palestinesi, la pubblicazione del report arriva come un riconoscimento tardivo, ma importante, delle loro sofferenze. Per Israele, rappresenta invece l’ennesima prova di un accerchiamento diplomatico che si somma alla guerra sul campo.
La parola genocidio, nel lessico della politica internazionale, è destinata a segnare un solco profondo. Israele la respinge come una menzogna antisemita. Ma intanto, da Ginevra, quel termine è stato scritto nero su bianco in un documento ufficiale. E difficilmente potrà essere ignorato.
Immagine di repertorio
Visualizza questo post su Instagram
Edicola digitale
LA VOCE DEL CANAVESE
Reg. Tribunale di Torino n. 57 del 22/05/2007. Direttore responsabile: Liborio La Mattina. Proprietà LA VOCE SOCIETA’ COOPERATIVA. P.IVA 09594480015. Redazione: via Torino, 47 – 10034 – Chivasso (To). Tel. 0115367550 Cell. 3474431187
La società percepisce i contributi di cui al decreto legislativo 15 maggio 2017, n. 70 e della Legge Regione Piemonte n. 18 del 25/06/2008. Indicazione resa ai sensi della lettera f) del comma 2 dell’articolo 5 del medesimo decreto legislativo
Testi e foto qui pubblicati sono proprietà de LA VOCE DEL CANAVESE tutti i diritti sono riservati. L’utilizzo dei testi e delle foto on line è, senza autorizzazione scritta, vietato (legge 633/1941).
LA VOCE DEL CANAVESE ha aderito tramite la File (Federazione Italiana Liberi Editori) allo IAP – Istituto dell’Autodisciplina Pubblicitaria, accettando il Codice di Autodisciplina della Comunicazione Commerciale.