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Dal "Bosco Verticale" di Milano al "Marciapiede Verticale" di Venaria è un attimo: è polemica per la pessima manutenzione del verde nella Reale

Il post di Progetto Civico accende la polemica sui marciapiedi invasi dall’erba

Dal "Bosco Verticale" di Milano al "Marciapiede Verticale" di Venaria è un attimo

Dal "Bosco Verticale" di Milano al "Marciapiede Verticale" di Venaria è un attimo

Il Bosco Verticale di Milano è diventato un’icona internazionale: due torri che uniscono architettura e natura, premiate, fotografate, studiate nelle università di mezzo mondo. A Venaria, invece, c’è un’altra invenzione, decisamente meno nobile e molto più amara: il Marciapiede Verticale. Un nome che fa sorridere solo a metà, perché dietro l’ironia c’è tutta la rabbia di chi vede la propria città trasformata in un giardino abbandonato, dove l’erba cresce senza controllo fino a inghiottire strade e marciapiedi.

A Milano, le piante vengono curate da tree climber con imbragature, sistemi di irrigazione intelligenti e un’agenda serrata di manutenzione. A Venaria, invece, basta non passare con un decespugliatore per sei mesi e il gioco è fatto: il verde si arrampica sui marciapiedi di via Trento e via Sciesa, trasformandoli in muri vegetali che nessuno si preoccupa di contenere. È questo il senso del post pubblicato domenica 14 settembre da Progetto Civico Venaria, cartello civico di cui fa parte il consigliere comunale Alessandro Brescia. Un post che, con sarcasmo, mette a confronto l’eccellenza milanese con l’incuria venariese, accusando senza mezzi termini l’amministrazione guidata da Fabio Giulivi.

“Non c’è solo il bosco verticale. L’amministrazione Giulivi sta sperimentando ormai da tempo la sua applicazione anche ai marciapiedi. Basta non tagliare l’erba per sei mesi e l’installazione naturale raggiunge il massimo dell’espansione”, scrive Brescia. Poi l’affondo politico: “Dopo cinque anni di amministrazione, con chi se la prenderanno questa volta? #andateacasa”.

L’ironia ha colpito nel segno perché la situazione è sotto gli occhi di tutti: non solo marciapiedi invasi, ma parchi ridotti a giungle urbane. Il caso più clamoroso è quello del parco tra via Guicciardini e via Verga, nel quartiere Salvo d’Acquisto. Qui, a fine estate, è approdata in Consiglio comunale una mozione urgente firmata dai consiglieri Andrea Accorsi e Andrea Dei di Venaria al Centro – La tua lista civica. Titolo eloquente: “Fantasie e parole al vento”. Un attacco frontale al sindaco Giulivi, accusato di aver tradito promesse e programmi elettorali.

Gli oppositori hanno messo nero su bianco quello che i residenti denunciano da anni: panchine divelte, erba alta, alberi pericolanti e persino la presenza di topi e serpenti. Non una polemica di dettaglio, ma la spia di una città che si sente dimenticata. Perché nel programma elettorale del sindaco campeggiava lo slogan “Mai più quartieri di serie B” e addirittura l’idea di un “Piano Marshall per le manutenzioni cittadine”. Oggi, secondo l’opposizione, è tutto rimasto lettera morta.

“La mancanza di programmazione e l’assenza di buon senso hanno trasformato quest’area in un luogo abbandonato”, scrivono Accorsi e Dei, chiedendo interventi minimi ma essenziali: messa in sicurezza degli alberi, sfalcio dell’erba, derattizzazione, sostituzione delle panchine. Non opere faraoniche, ma il minimo sindacale che ogni amministrazione dovrebbe garantire. E invece nulla si muove, nonostante “centinaia di telefonate e migliaia di email” inviate all’Ufficio relazioni con il pubblico.

Il verde, a Venaria, è diventato così il campo di battaglia politico in vista delle elezioni comunali del 2026. Da una parte l’amministrazione, accusata di aver voltato le spalle ai cittadini, dall’altra opposizioni che provano a cavalcare il malcontento. Ma intanto, nel mezzo, ci sono famiglie e anziani che non sanno più dove portare i bambini a giocare.

E la rabbia non è solo nelle parole dei consiglieri di minoranza. È soprattutto nei racconti di cittadini che hanno vissuto sulla propria pelle – o meglio, sulla pelle dei propri animali – le conseguenze dell’incuria. È il caso di Desiré La Greca, residente in via Saragat, zona piscina, che da due anni si ritrova a correre dal veterinario per colpa dei forasacchi. Quelle spighe secche e affilate che crescono nell’erba alta e che, se inalate da un cane, possono provocare danni gravissimi.

Lo scorso anno, un intervento d’urgenza: anestesia, operazione, 280 euro di spese veterinarie per estrarre un forasacco finito nel naso del suo maltipoo. Quest’anno, stessa scena. Ripetutasi più volte, con soldi spesi di conseguenza. “In questa città non esiste un piano serio di manutenzione del verde”, ha denunciato La Greca, accusando sia il sindaco Giulivi sia l’opposizione di non aver fatto nulla di concreto.

Il suo sfogo, diventato virale in città, fotografa perfettamente il cortocircuito che attraversa Venaria: mentre l’amministrazione organizza eventi e passerelle, i cittadini si trovano a fare i conti con marciapiedi impraticabili, parchi invasi dalle sterpaglie, aree cani trasformate in campi minati di spighe.

Il paradosso è tutto qui: a Milano il Bosco Verticale è un modello studiato e copiato in mezzo mondo; a Venaria il Marciapiede Verticale è un simbolo di incuria e un boomerang politico che rischia di pesare sulle prossime elezioni. Perché, come spesso accade, non sono i grandi progetti a decidere il destino di un sindaco, ma i dettagli della vita quotidiana: un prato sfalciato, una panchina sistemata, un marciapiede percorribile.

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