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Canavese sommerso dai rifiuti: nuove discariche abusive, Legambiente denuncia

La rabbia dei cittadini: “Paghiamo le tasse e respiriamo il degrado”

Canavese sommerso dai rifiuti: nuove discariche abusive, Legambiente denuncia

Canavese sommerso dai rifiuti: nuove discariche abusive, Legambiente denuncia

Cumuli di rifiuti abbandonati, sacchi neri e verdi riversati lungo i bordi delle strade, calcinacci e materiale da cantiere, persino sacchi pieni di sostanze schiumose che sembrano scarti industriali.

Le immagini scattate a Leini, in Strada della Benedetta, parlano da sole: siamo davanti a un nuovo episodio di degrado ambientale che ha trasformato i lati della carreggiata in una vera e propria discarica abusiva.

Il gruppo Legambiente Il Girasole di Volpiano ha denunciato pubblicamente la situazione con un post su Facebook: “I nostri Soci, nel loro monitoraggio del territorio Volpianese, hanno segnalato che in Strada della Benedetta, cavalcavia prima dell'incrocio con la SP per Settimo e sotto il primo cavalcavia andando verso Settimo abbiamo un nuovo sversamento di rifiuti di varia natura”. Una segnalazione che non lascia spazio a dubbi e che porta alla luce l’ennesimo caso di inciviltà ai danni del territorio canavesano.

La lista di ciò che compare nelle foto è lunga: cartoni, plastica, elettrodomestici smontati, residui di edilizia, sacchi bianchi pieni di materiali non identificati che sembrano scarti di lavorazioni chimiche.

Rifiuti abbandonati in strada a Leini

Non si tratta più soltanto del gesto incosciente di chi butta via un sacchetto di rifiuti domestici, ma di un fenomeno ben più grave che rischia di contaminare il suolo e le falde, mettendo a repentaglio la salute delle persone e la qualità dell’ambiente. Legambiente ricorda infatti che “l’abbandono di rifiuti è diventato un reato con sanzioni penali, non più solo amministrative, per chiunque lo commetta. Chi abbandona rifiuti (come oggetti ingombranti o buste) è punito con un'ammenda che va da 1.000 a 10.000 euro, pena aumentabile fino al doppio in caso di rifiuti pericolosi. Le sanzioni sono state inasprite dal 2023”.

Una stretta legislativa che dimostra la volontà di colpire con più durezza chi trasforma le strade e le campagne in discariche a cielo aperto. Eppure, a vedere queste scene, viene da chiedersi se la paura delle multe e dei procedimenti penali basti davvero. La sensazione è che troppi si sentano ancora liberi di disfarsi dei propri rifiuti dove capita, scaricandoli lontano da occhi indiscreti, pensando di farla franca. Ma a pagare sono sempre i cittadini onesti, quelli che rispettano le regole, che differenziano, che portano i rifiuti negli ecocentri. Sono loro che, con le proprie tasse, devono finanziare la bonifica di questi scempi ambientali.

E qui emerge un’altra contraddizione: a pochi chilometri da Strada della Benedetta esiste l’Ecocentro comunale di Volpiano, in via Brandizzo, aperto sei giorni su sette, con orari ampi e accessibili: dal lunedì al sabato, dalle 9 alle 13 e dalle 14 alle 16. Lì si possono conferire gratuitamente ingombranti, rifiuti speciali come batterie, piccoli elettrodomestici, materiali di risulta. Nessuno può quindi giustificare il gesto dell’abbandono con la mancanza di alternative. Anzi, chi sceglie di abbandonare rifiuti lo fa in spregio alle regole e alla comunità.

Le immagini diffuse da Legambiente non sono un fulmine a ciel sereno. Purtroppo, lungo le strade secondarie del Canavese, scene come queste non sono rare.

Dalle campagne di Chivasso alle periferie di Rivarolo, passando per zone industriali dismesse o piazzali isolati, capita sempre più spesso di imbattersi in cumuli di sacchi, vecchi mobili, pneumatici usati. È il volto sporco di un’Italia che non vuole crescere, che predica amore per il territorio ma poi lo violenta con atti di inciviltà quotidiana.

Chi dovrebbe vigilare? In teoria ci sono le forze dell’ordine, la Polizia municipale, i Carabinieri forestali. E in diversi Comuni sono state installate telecamere mobili, spesso mimetizzate, per incastrare i responsabili. Ma è evidente che non basta.

La sensazione diffusa è che i controlli siano troppo pochi e le sanzioni, pur severe sulla carta, difficili da applicare nella realtà perché cogliere sul fatto chi scarica rifiuti non è semplice. Così ci si ritrova in una sorta di terra di nessuno, dove i furbi fanno quello che vogliono e i cittadini onesti pagano due volte: con le tasse e con il degrado sotto casa.

Il problema è anche culturale. Nonostante anni di campagne di sensibilizzazione, di educazione ambientale nelle scuole, di appelli lanciati dalle associazioni, l’idea che abbandonare i rifiuti sia un gesto grave non è ancora entrata nelle teste di tutti. C’è chi pensa ancora che, tanto, buttare due sacchi in campagna non faccia male a nessuno. E invece fa male a tutti: al paesaggio, alla salute, all’immagine stessa di un territorio che cerca di attrarre turismo e investimenti.

Non è difficile immaginare la rabbia dei cittadini che ogni giorno percorrono quella strada. Chi vive il territorio in modo rispettoso si trova di fronte a cumuli di immondizia che sfigurano l’ambiente. E ogni volta la domanda è sempre la stessa: “Ma possibile che nessuno faccia niente? Possibile che non si riesca a fermare questo scempio?”.

Altri rifiuti a Leini

Il grido di denuncia di Legambiente va in questa direzione: non solo ricordare che esistono pene severe, ma richiamare tutti a un senso di responsabilità collettiva. Non basta la legge, serve la coscienza civile. Perché è troppo comodo indignarsi guardando le foto su Facebook e poi, il giorno dopo, voltarsi dall’altra parte quando si vede qualcuno scaricare un sacco di rifiuti. La vera rivoluzione parte dalle denunce, dalle segnalazioni, dalla collaborazione dei cittadini con le autorità.

Eppure, anche qui, non si può nascondere che tanti si sentano scoraggiati. Perché segnalare spesso significa mettersi contro persone senza scrupoli, perché non sempre le segnalazioni hanno seguito, perché la burocrazia rallenta. Ma l’alternativa è il silenzio, ed è proprio il silenzio che permette a chi inquina di agire indisturbato.

Nel Canavese, come nel resto d’Italia, la battaglia contro l’abbandono dei rifiuti è ancora lunga. Le immagini di Strada della Benedetta sono solo l’ennesima ferita aperta. Ma ogni ferita non curata diventa cicatrice, e un territorio pieno di cicatrici non è più lo stesso: perde valore, bellezza, attrattiva. Perde la fiducia dei suoi cittadini. Ed è questo il prezzo più alto, quello che non si calcola in euro ma in dignità.

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