AGGIORNAMENTI
Cerca
Attualità
10 Settembre 2025 - 17:18
Ex Sferal di Caluso, la rinascita di un gigante: da cotonificio a cattedrale abbandonata
È un racconto lungo più di un secolo quello che ruota intorno al grande stabilimento di via Martiri d’Italia a Caluso, conosciuto da tutti come ex Sferal. Un luogo che ha inciso sulla vita economica e sociale del Canavese, attraversando stagioni di crescita e crollo, di speranze e delusioni. Dopo vent’anni di abbandono e un futuro che sembrava segnato dal degrado, oggi il sito torna a respirare grazie all’intervento di Arma, azienda specializzata nella produzione di infissi, che non ha solo deciso di riqualificare lo spazio ma anche di recuperare la memoria collettiva legata a quelle mura.
La nuova vita dell’ex Sferal sarà accompagnata da una mostra fotografica e documentale, curata dall’associazione Pozzo di Miele, che riunisce ex lavoratori dello stabilimento, compresi quelli della sede di Pregnana Milanese. Quattordici pannelli, immagini d’epoca e manufatti realizzati nei decenni di attività ripercorreranno una storia fatta di orgoglio e fatica. L’esposizione verrà inaugurata venerdì 19 settembre alle 16.30, nella sala Magaton del chiostro, in occasione della 92ª Festa dell’Uva Erbaluce, e resterà aperta fino a domenica 21 settembre. L’obiettivo è renderla permanente, trovando posto all’interno degli spazi che Arma destinerà alla memoria del sito una volta conclusi i lavori di recupero.
Lo stabilimento non è mai stato un edificio qualsiasi. I suoi 45mila metri quadrati lungo l’asse centrale di Caluso raccontano l’evoluzione industriale di un territorio. Nato come cotonificio Buchi nel 1884, chiuse i battenti nel 1925 per poi entrare, negli anni successivi, nell’orbita della Olivetti, simbolo dell’innovazione italiana. Con il passare del tempo lo stabilimento cambiò più volte pelle: da Honeywell a General Electric, da Bull a Compuprint, arrivando a dare lavoro, nei momenti di massimo splendore, a oltre duemila persone. Un colosso capace di trasformare Caluso in un polo produttivo e culturale, attrattivo per professionalità provenienti da tutta Italia.
Il declino iniziò con le prime riduzioni di organico, le tensioni sindacali e i licenziamenti. Gli anni Duemila segnarono una parabola discendente: la denominazione passò a Finmek, poi a Sferal, tentativo disperato di due imprenditori, Luigi Barbero e Giovanni Cariolato, di strappare lo stabilimento al fallimento. L’entusiasmo si spense presto: dopo un periodo di progetti legati alla green economy e alle nuove tecnologie, arrivarono altre crisi, altri licenziamenti e infine la messa all’asta del sito.
Nel 2019 sembrò aprirsi uno spiraglio con l’acquisto da parte del colosso cinese Jekeen, che annunciò un rilancio mai concretizzato. Per quattro anni l’ex Sferal restò un monumento al degrado industriale, simbolo di promesse mancate. Poi, nel dicembre 2023, la svolta: Arma, già presente in via Martiri con un altro sito produttivo, acquistò il complesso e avviò la riqualificazione.
L’amministratore delegato Marco Aramu ha più volte ribadito che l’obiettivo non è solo industriale ma anche sociale: «Un’azienda deve restituire al territorio, altrimenti avrà vita breve». Un concetto tradotto in azioni concrete: oltre a finanziare la mostra, Arma ha sostenuto l’organizzazione della festa di Caluso, predisposto un padiglione al parco Spurgazzi e siglato convenzioni con le attività commerciali locali, offrendo sconti ai dipendenti. Un modo per radicare l’impresa nel tessuto della comunità, riportando lavoro ma anche relazioni.
La mostra curata da Pozzo di Miele non è un semplice corredo celebrativo. È il tentativo di restituire voce a chi in quelle fabbriche ha trascorso una vita. Gli ex dipendenti hanno messo a disposizione fotografie, documenti e testimonianze, componendo un mosaico che racconta non solo le produzioni industriali ma anche la vita quotidiana: scioperi, feste aziendali, successi internazionali e le inevitabili ferite delle crisi.
Dal cotonificio Buchi agli anni dell’Olivetti, dall’esplosione tecnologica dei computer e delle stampanti ai fallimenti, la storia dell’ex Sferal è quella di un intero territorio che ha conosciuto l’ebbrezza della crescita e l’amarezza della dismissione. Una storia che parla di orgoglio operaio, di imprenditori visionari e di politiche industriali altalenanti, spesso incapaci di proteggere stabilimenti e lavoratori dalle ondate della globalizzazione.
Oggi, a distanza di oltre vent’anni dalla chiusura, Caluso può guardare a quel gigante di cemento e ferro non più come a una ferita ma come a un’opportunità. La riqualificazione firmata Arma rappresenta un investimento sul futuro, ma la mostra è un tributo al passato: un ponte tra le generazioni che hanno costruito con fatica la reputazione industriale del Canavese e quelle che dovranno immaginare nuovi modelli di sviluppo.
La speranza è che l’ex Sferal smetta di essere solo un ricordo amaro e diventi, finalmente, un luogo di lavoro, memoria e identità. Perché il valore di un’industria non si misura solo nelle cifre della produzione, ma nella capacità di lasciare un segno duraturo nella comunità che la ospita.
Edicola digitale
I più letti
LA VOCE DEL CANAVESE
Reg. Tribunale di Torino n. 57 del 22/05/2007. Direttore responsabile: Liborio La Mattina. Proprietà LA VOCE SOCIETA’ COOPERATIVA. P.IVA 09594480015. Redazione: via Torino, 47 – 10034 – Chivasso (To). Tel. 0115367550 Cell. 3474431187
La società percepisce i contributi di cui al decreto legislativo 15 maggio 2017, n. 70 e della Legge Regione Piemonte n. 18 del 25/06/2008. Indicazione resa ai sensi della lettera f) del comma 2 dell’articolo 5 del medesimo decreto legislativo
Testi e foto qui pubblicati sono proprietà de LA VOCE DEL CANAVESE tutti i diritti sono riservati. L’utilizzo dei testi e delle foto on line è, senza autorizzazione scritta, vietato (legge 633/1941).
LA VOCE DEL CANAVESE ha aderito tramite la File (Federazione Italiana Liberi Editori) allo IAP – Istituto dell’Autodisciplina Pubblicitaria, accettando il Codice di Autodisciplina della Comunicazione Commerciale.