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10 Settembre 2025 - 11:44
Petizione online contro il nuovo Burger King vicino alla scuola
Un fast food a ridosso delle scuole, al posto dell’ex Consorzio Agrario di Chivasso. È questo lo scenario che ha acceso la miccia di una petizione online, lanciata su change.org, per chiedere al Comune di rivedere le scelte urbanistiche e ricollocare il futuro punto vendita Burger King lontano dal centro abitato.
I residenti hanno deciso di alzare la voce: non per partito preso contro lo sviluppo, ma per difendere la vivibilità del quartiere e la salute dei ragazzi che frequentano le scuole elementari e medie Marconi e l'Istituto Superiore Europa Unita, a due passi dall’area dove sorgerà il nuovo polo commerciale.
L’ex Consorzio Agrario, nel frattempo, è già stato abbattuto, e i lavori avanzano con il ritmo delle ruspe.
Il progetto è stato approvato dalla Giunta comunale di centrosinistra guidata da Claudio Castello lo scorso 26 giugno, con la delibera n. 147 che ha dato via libera alla società Argin Immobiliare Srl.
Una scelta precisa: al posto dei 70 alloggi previsti da un Piano Esecutivo mai realizzato, spazio a tre superfici commerciali. Una di queste ospiterà quasi certamente il ristorante Burger King, con tanto di servizio drive-through, mentre le altre due dovrebbero accogliere un punto vendita Kik e, salvo sorprese, un Tigotà. In cambio, la società privata si è impegnata a realizzare alcune opere di urbanizzazione a scomputo, tra cui l’asfaltatura di tratti stradali, il rifacimento di marciapiedi, un attraversamento pedonale e la sistemazione di parte del cortile della scuola. Un baratto che non convince i cittadini firmatari della petizione.
«Il problema non è solo il traffico o il rumore, che pure peggiorerebbero la qualità della vita di chi abita lì vicino. Il vero nodo riguarda la salute e le abitudini dei nostri ragazzi», scrivono i promotori dell’iniziativa su change.org.
Nella loro visione non c’è un “no” cieco all’investimento, ma la richiesta di un’alternativa più sostenibile: «Non siamo contrari allo sviluppo, ma chiediamo un’altra collocazione: aree più adatte, magari periferiche, dove un’attività di questo tipo non crei disagi».
È un appello semplice, ma incisivo, che chiama in causa direttamente l’amministrazione comunale: «Stiamo raccogliendo firme da presentare al Comune. Io ho già firmato: unisciti anche tu per difendere la vivibilità e il futuro della nostra città».
Ecco come si presenta oggi l'area dell'ex Consorzio Agrario di Chivasso
L’iniziativa dei cittadini nasce da una preoccupazione reale: la vicinanza di un fast food alle scuole superiori, medie e soprattutto elementari. Già anni fa una vivace polemica accompagnò l'installazione di una pubblicità del Mc Donald's in zona. Figuriamoci un vero e proprio fast food.
Numerosi studi dimostrano infatti che la presenza di locali di ristorazione veloce accanto alle scuole incide sulle abitudini alimentari dei giovani e può favorire il consumo di cibi poco salutari, a scapito dell’educazione alimentare che famiglie e insegnanti cercano di trasmettere.
Il rischio non riguarda solo l’aumento di traffico e rumore in un’area già congestionata, ma soprattutto l’impatto culturale e sociale di un modello di consumo che punta sulla velocità e sull’omologazione, in una città che avrebbe bisogno di soluzioni capaci di valorizzare il commercio di vicinato e la qualità della vita.
Perché proprio lì, all’angolo tra via Isonzo e via Po?
La risposta sta nel degrado dell’area. L’ex Consorzio Agrario, da anni abbandonato, era diventato un rudere infestato dai topi, simbolo di un fallimento progettuale e di un’occasione persa.
Per l’amministrazione Castello, trasformare quell’area in un polo commerciale è apparso come il modo più rapido per cancellare l’immagine del degrado e allo stesso tempo incassare lavori pubblici senza spendere soldi. Un approccio definito “intelligente” dal sindaco sui social, che non perde occasione per bollare come visionari o polemici tutti quelli che sollevano dubbi. Tant’è. Ma la città si interroga. Non era possibile pensare ad altro? Magari un mix di edilizia residenziale e servizi di prossimità, spazi verdi, housing sociale, coworking, qualcosa che restituisse valore e non solo consumo?
La risposta resta sospesa, e intanto il cantiere procede.
In questo scenario, la petizione dei cittadini assume un significato più ampio di quello che appare a prima vista. Non è solo una raccolta firme contro un fast food, ma un segnale politico e sociale che interroga il modello di sviluppo della città. Chivasso è già satura di supermercati e catene commerciali: dall’area Bennet di strada Torino alla Coop al Borgo Sud Est, passando per l’ipermercato di via Caluso, fino alla rotonda del Carrefour. Senza dimenticare i poli commerciali dei vicini Settimo e Torino. Una ridondanza che mette in difficoltà i negozi di vicinato, già costretti a lottare per sopravvivere tra costi fissi e concorrenza spietata.
La Giunta ha scelto la strada più semplice, quella della grande distribuzione, lasciando che l’interesse privato dettasse la linea. Il Comune ottiene in cambio qualche opera pubblica, certo, ma rinuncia definitivamente a immaginare uno sviluppo diverso per un’area strategica della città.
Gli abitanti, invece, chiedono visione e coraggio: non un altro fast food, ma investimenti che migliorino la qualità della vita e non la peggiorino.
Mentre dentro le aule si parla di educazione alimentare e stili di vita sani, fuori dalla finestra prenderà forma un drive-through che propone panini e patatine a ogni ora del giorno.
Le firme raccolte su change.org vogliono dire questo: basta accontentarsi di soluzioni facili, basta sacrificare aree di valore a modelli di sviluppo che appartengono al passato. Non è una battaglia contro un marchio, ma contro l’idea che la città non possa avere altro destino se non quello di replicare schemi consumistici già visti e già saturi. L’ex Consorzio Agrario avrebbe potuto essere il laboratorio di un’idea diversa di città, invece diventerà l’ennesima piattaforma commerciale.
Chi sostiene la petizione sa che la partita non è semplice. Le carte sono firmate, i lavori sono iniziati, le ruspe hanno già abbattuto i vecchi fabbricati. Ma non tutto è perduto.
Una città vive anche di scelte simboliche, di segni lasciati dalla comunità. E la raccolta firme, che in questi giorni sta crescendo online, rappresenta la volontà di dire al Comune: fermatevi a riflettere, ascoltate chi abita quei quartieri, guardate al futuro con uno sguardo più ampio. Non è questione di essere “contro”, ma di voler costruire una Chivasso più equilibrata, più attenta alle persone che la vivono, e meno piegata ai soli interessi economici.
In fondo, la vera domanda resta sempre la stessa: a chi serve davvero un nuovo fast food accanto alle scuole?
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