Cerca

Attualità

La tomba dimenticata di Ferruccio Novo: il presidente che costruì il mito del Grande Torino, oggi riposa tra incuria e silenzio

L’edera e l’umidità avvolgono il sepolcro del padre di una squadra leggendaria mentre i tifosi invocano rispetto e memoria

La tomba dimenticata

La tomba dimenticata di Ferruccio Novo, il presidente che costruì il mito del Grande Torino e oggi riposa tra incuria e silenzio

Ferruccio Novo, l’uomo che ha scritto la pagina più luminosa della storia granata, riposa oggi in un luogo che sembra aver smarrito la dignità della memoria. Al Cimitero Monumentale di Torino, tra le lapidi che custodiscono i ragazzi del Grande Torino, la tomba del presidente appare consumata dal tempo e quasi inghiottita dall’edera che si arrampica fino a nascondere il suo nome scolpito sulla pietra. Un simbolo doloroso di abbandono, che stride con la grandezza di chi rese il Torino una leggenda del calcio mondiale.

Novo, nato nel 1897 e torinese fino al midollo, non era stato un calciatore di spicco. Provò con il settore giovanile granata senza fortuna, ma trovò il riscatto più clamoroso diventando presidente e architetto di un club che, tra il 1942 e il 1949, conquistò cinque scudetti consecutivi e un posto nella storia. Con intuizioni visionarie e grazie alla collaborazione con figure come Egri Erbstein e Leslie Lievesley, assemblò una squadra irripetibile. Da Franco Ossola a Mazzola, da Loik a Bacigalupo, da Gabetto a Maroso, ogni innesto portava talento e carattere. Il risultato fu un collettivo che vinse con numeri ancora oggi impressionanti: un 10-0 all’Alessandria rimasto negli annali e ben 125 gol segnati in una sola stagione, nel campionato 1947/48.

Eppure, oggi, la sua sepoltura nel campo primitivo, lato nord, area B del Monumentale, è in condizioni che hanno indignato i tifosi. Le foto scattate nei giorni scorsi raccontano di muffa, infiltrazioni e degrado. Un contesto che mal si addice al presidente più vincente e amato della storia granata. Non a caso, sui social è partita la protesta: «Bisogna fare qualcosa», è l’appello che rimbalza da un tifoso all’altro.

Non è semplice capire chi dovrebbe occuparsene. Novo non lascia dietro di sé una famiglia numerosa. L’unico nipote, Fredy, è scomparso da qualche anno e delle due figlie rimaste poco si sa. Lo ricorda bene Franco Ossola, figlio dell’attaccante che portava lo stesso nome e che perse la vita a Superga. «Novo non ha molti parenti», spiega, ricordando che forse oggi la cura della tomba spetta solo a loro, qualora ne abbiano la possibilità. E aggiunge: «Dispiace vedere la tomba in queste condizioni, magari si tratta di infiltrazioni. L’ultima volta che ci sono passato sembrava a posto, almeno da fuori».

Il tema tocca anche un nodo delicato: la distinzione tra memoria collettiva e proprietà privata. Il Comune, formalmente, non può intervenire su una tomba di famiglia, anche se custodisce i resti di un personaggio che ha segnato la storia di Torino. E così, la responsabilità cade su pochi parenti rimasti e, di riflesso, sulla comunità granata che sente quel luogo come parte integrante della propria identità.

Il paradosso è che, mentre le commemorazioni del Grande Torino restano appuntamenti solenni, la tomba dell’uomo che rese possibile quel sogno rischia di scomparire nell’oblio del tempo. Novo non fu soltanto un presidente vincente, ma anche un uomo che seppe trasformare una squadra in un simbolo nazionale, capace di rappresentare speranza e rinascita in anni durissimi per l’Italia.

Oggi, davanti a quel sepolcro trascurato, la memoria appare fragile e precaria. I tifosi lo hanno capito e chiedono un gesto concreto, che non sia solo manutenzione, ma atto di rispetto verso un passato che non può essere lasciato cadere nell’indifferenza. Perché se il Grande Torino vive ancora nei racconti e nei cuori, anche la tomba di chi lo rese eterno merita di essere preservata come testimonianza di un’eredità che va oltre lo sport.

Commenti scrivi/Scopri i commenti

Condividi le tue opinioni su Giornale La Voce

Caratteri rimanenti: 400

Resta aggiornato, iscriviti alla nostra newsletter

Edicola digitale

Logo Federazione Italiana Liberi Editori