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Trentasei ore a 2.500 metri: il sangue freddo di Alessandro Bussengo, “Buz” nella valle del silenzio

Disperso 36 ore sopra Entracque: 63enne ritrovato vicino al Lago Bianco dell’Agnell, partiva dal Pagarì

Trentasei ore a 2.500 metri: il sangue freddo di Alessandro “Buz” nella valle del silenzio

Ha perso il sentiero “in un attimo”, ma non la testa. Per due notti ha dormito all’addiaccio, a quota 2.500, con il termometro che scendeva fino a 1-2 gradi. Quando la squadra a terra del Soccorso alpino lo ha raggiunto, ieri mattina, Alessandro Bussengo — per tutti “Buz” — 63 anni, pensionato, fisico atletico e passione per la montagna e la corsa di resistenza, era smarrito ma lucido. Si è coperto con l’attrezzatura che aveva. Ho mandato la posizione alle figlie e ha atteso i soccorsi senza darsi per vinto. Attorno non c’era nulla, solo silenzio.

Era partito domenica mattina, da solo, in alta Valle Gesso, sopra Entracque (Cuneo), direzione rifugio Pagarì. In discesa, probabilmente ha sbagliato a svoltare e si è perso. L’ultimo contatto alle 19 di domenica: un messaggio alle figlie in cui spiegava di trovarsi vicino al Pagarì e a circa tre ore dal parcheggio di San Giacomo di Entracque, dove aveva lasciato la moto. Poi il buio delle comunicazioni. A mezzanotte, la famiglia dà l’allarme.

Immagine di repertorio



Scatta il piano: oltre 50 operatori tra Soccorso alpino, Finanza e vigili del fuoco si mettono sulle sue tracce. Le ricerche sono rese complesse dal continuo spostarsi dell’escursionista nella valle. Per più di 36 ore si setacciano creste e conche, fino al confine con la Francia. La svolta arriva nelle vicinanze del Lago Bianco dell’Agnell, dove una squadra a terra del Soccorso alpino lo individua e lo recupera.

Ha deciso di non fermarsi, se non per riposare. Le temperature sono scese ma non è stato così proibitivo. Il primo giorno è stato più semplice del secondo, ha poi spiega Bussengo ai soccorritori. A proteggerlo dall’ipotermia, l’equipaggiamento che aveva con sé e la disciplina di chi è abituato alla fatica. Nessun incontro con animali, nessun panico: solo il silenzio della valle, la prudenza in ogni passo e un bastoncino perso lungo la via.

A salvarlo sono stati lo sport di resistenza e l’essere abituato a camminare.

Visita sul posto, trasferimento al centro di coordinamento delle ricerche a Entracque, quindi il passaggio in ospedale a Cuneo per gli accertamenti legati al rischio ipotermia: tutto nella norma, dimesso e a casa poche ore dopo. Restano le lezioni: anche l’escursionista esperto può “sbagliare a svoltare”, ma sangue freddo, preparazione e collaborazione con i soccorsi possono trasformare una notte di paura in una storia a lieto fine.

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