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09 Settembre 2025 - 16:35
Strage di Brandizzo, la Regione Piemonte sarà parte civile: nel mirino subappalti e sicurezza sul lavoro
La Regione Piemonte si costituirà parte civile nel processo sulla strage ferroviaria di Brandizzo, l’incidente che nella notte tra il 30 e il 31 agosto 2023 travolse e uccise cinque operai intenti a lavorare sui binari: Michael Zanera, Kevin Laganà, Giuseppe Sorvillo, Giuseppe Saverio Lombardo e Giuseppe Aversa. La conferma è arrivata in Consiglio Regionale dall’assessore agli Affari Legali Gian Luca Vignale, durante il question time sollecitato dalla capogruppo del Movimento 5 Stelle Sarah Disabato.
“Come già fatto nei processi Tyssen, Eternit e funivia del Mottarone”, ha precisato Vignale, “la Regione sarà in aula per difendere il diritto a un ambiente di lavoro sicuro e rispettoso della vita umana”. Una scelta che assume un valore simbolico forte, a due anni di distanza da quella notte di sangue e ferro, che ancora oggi pesa come un macigno sulla memoria collettiva piemontese.
La strage di Brandizzo non fu solo un dramma umano ma anche lo specchio di un sistema malato. Le indagini, concluse di recente, hanno messo sotto accusa tre società: Rfi, committente dell’intervento ferroviario, Cfl, appaltatore, e Sigifer, subappaltatore per cui lavoravano le vittime. Un intreccio di responsabilità che la procura di Ivrea ha definito come il frutto di una catena di subappalti opachi, dove sicurezza e dignità dei lavoratori sembrano essere rimaste sullo sfondo.
Per Disabato, quella catena rappresenta la radice del problema: “Una tragedia maturata nel contesto di affidamento a catena di appalti, spesso opachi”. Parole che trovano eco nelle voci dei familiari delle vittime. Lidia Orastella, madre di Giuseppe Aversa, ha definito i subappalti “una piaga”, denunciando come il profitto finisca per prevalere sulla tutela di chi lavora.
La decisione della Regione si inserisce in un quadro più ampio di emergenza sulla sicurezza. Nonostante campagne, normative e richiami, il Piemonte continua a contare troppe croci sul lavoro. L’ultimo episodio, avvenuto proprio ieri a Torino, in via Genova, lo dimostra: Yosif Gamal, operaio egiziano di 28 anni, è precipitato da 500 metri mentre lavorava su una gru. Con lui, il bilancio degli infortuni mortali nel 2025 sale a 44 vittime in Piemonte, 14 solo nel Torinese.
La coincidenza temporale tra la tragedia di via Genova e l’annuncio della costituzione di parte civile rende evidente quanto la questione resti drammatica e attuale. Brandizzo, con i suoi cinque giovani operai travolti da un treno in corsa, è diventato un simbolo nazionale della battaglia per la sicurezza. Ma la lista dei nomi continua ad allungarsi, segno che la lezione non è stata ancora davvero appresa.
Il processo, che coinvolge 24 indagati, sarà un banco di prova non solo per accertare le responsabilità penali, ma anche per capire se la magistratura saprà riconoscere l’importanza di fissare nuovi paletti nel mondo degli appalti pubblici e privati. La presenza della Regione in aula potrà dare voce non solo alle famiglie delle vittime, ma a un intero territorio che chiede giustizia e garanzie per il futuro.
“La gravità della strage è in contrasto con l’impegno e lo sforzo della Regione a garantire un ambiente di lavoro sicuro e rispettoso della vita umana”, ha aggiunto Vignale. È un impegno che richiama le battaglie legali già affrontate in Piemonte con processi come quelli per la TyssenKrupp, l’Eternit e la funivia del Mottarone, tragedie che hanno segnato la storia industriale e sociale della regione.
Se la giustizia farà il suo corso, resta il compito più difficile: trasformare il dolore in regole, la memoria in prevenzione. Perché il rischio è che la strage di Brandizzo resti solo un nome nella lunga lista delle morti sul lavoro, mentre ogni giorno altri cantieri, fabbriche e binari continuano a mietere vittime.
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