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09 Settembre 2025 - 13:13
Adolescenti tra social, paura della guerra e sfiducia nell’intelligenza artificiale: il quadro allarmante dell’indagine Iard 2025 (immagine d'archivio)
Un’adolescenza fragile, sempre più esposta alla vetrina dei social e sempre meno fiduciosa nel futuro. È la fotografia che emerge dall’indagine 2025 di Laboratorio Adolescenza e Istituto Iard, condotta su un campione di 3.160 studenti tra i 12 e i 19 anni con il patrocinio della Società Italiana di Pediatria e della Società Italiana di Ginecologia dell’infanzia e dell’adolescenza.
Secondo i dati, l’86,5% dei ragazzi pubblica foto e reel su Instagram, TikTok o YouTube, e quasi un quinto lo fa abitualmente. La ricerca di follower è il metro di popolarità, legata soprattutto all’aspetto fisico e all’imitazione dei propri influencer preferiti: l’80% dichiara infatti di copiarne stile, pettinature e atteggiamenti. Un universo effimero che si intreccia con una visione del futuro sempre più cupa.
Rispetto a due anni fa, la quota di adolescenti pessimisti è passata dal 50 al 62,4%. In cima alle preoccupazioni ci sono la paura della guerra (53,6%) e il degrado ambientale (48,7%). Se l’83% ritiene che la salvaguardia dell’ambiente dipenda dai comportamenti individuali, il 77,2% guarda alla politica e il 62,9% alla scienza come fattori determinanti.
Il futuro personale non appare meno incerto: solo il 32,9% pensa di restare nella città in cui vive, mentre tre quarti immaginano un domani con una coppia stabile e dei figli. Sul fronte culturale, i consumi si limitano al cinema e, più raramente, a mostre.
La scuola viene descritta come un ambiente in gran parte “piacevole” (per il 72% tra moderatamente e decisamente), mentre peggiora il clima familiare: i giudizi negativi (44,6%) si avvicinano ormai a quelli positivi (54,8%).
Un dato sorprendente riguarda la percezione dell’intelligenza artificiale: il 42,2% degli adolescenti ne teme i pericoli, contro appena il 19,8% che intravede opportunità. Per quanto riguarda Internet, resta la principale fonte di informazione anche su temi sensibili: il 39,6% lo indica come canale primario per il sesso, e oltre la metà degli intervistati vorrebbe uno spazio di dialogo riservato con il pediatra, senza la presenza dei genitori.
In controtendenza, il 78% afferma di non aver mai partecipato a challenge online pericolose, un segnale positivo in un contesto segnato da vulnerabilità e pressioni sociali.
Gli esperti parlano di un “termometro impietoso”, che impone una riflessione urgente: senza un’inversione di tendenza, avvertono, il rischio è di lasciare i ragazzi in balia di modelli falsati e scenari sempre più minacciosi.
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