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09 Settembre 2025 - 05:59
Diletta Balocco
C’è un filo sottile che lega il piccolo forno aperto nel 1927 da Francesco Balocco in via Marconi a Fossano alla nomina di Diletta Balocco ad Amministratore Delegato quasi un secolo dopo.
È un filo fatto di lavoro, sacrifici, passaggi generazionali e dolori familiari, ma anche di coraggio e resilienza. Oggi, con soli 28 anni, Diletta diventa il volto nuovo di un’azienda che ha fatto la storia del Natale italiano, ma che deve anche fare i conti con le insidie del presente: concorrenza globale, crisi dei consumi, nuovi trend alimentari e la ferita ancora aperta del pandoro-gate.
Chi è la giovane donna chiamata a raccogliere questa eredità? Laureata in Economia Aziendale all’Università Bocconi di Milano, Diletta ha completato parte della sua formazione all’estero, trascorrendo un periodo a Londra per affinare le competenze manageriali e perfezionare l’inglese, indispensabile per un’azienda che punta a crescere sui mercati internazionali. Dopo gli studi, ha scelto di tornare a Fossano per fare esperienza direttamente in azienda, non con ruoli di facciata ma lavorando in vari reparti: dalla logistica al marketing, fino al controllo di gestione.
Colleghi e dipendenti raccontano di una ragazza discreta, mai sopra le righe, con un carattere deciso ma capace di ascolto. Non un’erede calata dall’alto, ma una giovane che ha voluto “sporcarsi le mani” e imparare dall’interno i meccanismi produttivi e organizzativi. Il dolore per la perdita del padre Alberto e della zia Alessandra l’ha segnata profondamente, ma ha anche rafforzato in lei la consapevolezza di dover onorare quel cognome non con le parole, ma con i fatti.
È inevitabile che la sua immagine si intrecci anche con il ricordo di uno degli scandali mediatici più clamorosi degli ultimi anni: il caso dei pandori griffati Chiara Ferragni, venduti a prezzo maggiorato con la promessa – rivelatasi fuorviante – di una raccolta fondi per l’ospedale Regina Margherita. Una vicenda che ha travolto l’influencer, sanzionata dall’Antitrust, e che ha lasciato cicatrici anche in casa Balocco, trascinata in una tempesta di critiche e sospetti. Per l’azienda, che ha sempre rivendicato la correttezza delle donazioni, si è trattato di un danno reputazionale enorme, con conseguenze sulla percezione dei consumatori.
Diletta eredita dunque non solo un marchio glorioso, ma anche la responsabilità di ricostruire un rapporto di fiducia con il pubblico. E per farlo serviranno nuove strategie di comunicazione, trasparenza assoluta e soprattutto un ritorno alla forza della tradizione: panettoni, pandori e frollini che hanno fatto la storia del marchio.
Quella di Diletta non è un’eccezione isolata. Negli ultimi anni, diverse imprese familiari italiane hanno scelto di affidarsi a eredi giovani, rompendo con la logica del “prima i vecchi, poi i giovani”. È il caso di Matteo Lunelli, oggi presidente delle Cantine Ferrari, che ha preso in mano l’azienda trentina a poco più di trent’anni portandola all’eccellenza mondiale. O di Alessia Antinori, entrata nel CdA dell’azienda vinicola di famiglia in giovane età, con un ruolo sempre più rilevante nell’internazionalizzazione del marchio. Più recente l’ascesa di Giulia Bianchi, 32 anni, alla guida di un ramo dell’industria casearia lombarda.
Il parallelo è evidente: l’Italia industriale, spesso accusata di immobilismo, sta cominciando ad affidarsi a una nuova generazione che porta freschezza, competenze internazionali e capacità di leggere i linguaggi digitali. In questo contesto, la scelta di nominare Diletta AD non è un azzardo, ma un segnale di coraggio e modernità.
Con un fatturato di 257 milioni di euro nel 2024 e un export ancora limitato al 13%, la strada di crescita passa necessariamente per l’estero. Mercati come Stati Uniti, Asia e Medio Oriente rappresentano la frontiera da conquistare. Al tempo stesso, la domanda interna si evolve: i consumatori chiedono prodotti con meno zuccheri, più naturali, più sostenibili. Qui si gioca la vera partita: innovare senza perdere l’anima del brand.
Il nuovo CdA – con Ruggero Costamagna presidente, Marco Costamagna responsabile della strategia finanziaria, Assunta Pinto e Gianfranco Bessone – rappresenta un equilibrio tra continuità familiare ed esperienza manageriale. Ma sarà soprattutto sulla giovane CEO che si concentreranno i riflettori: la sua capacità di guidare i processi decisionali, di comunicare al pubblico e di mantenere coeso un marchio che porta con sé non solo un’eredità economica, ma anche affettiva e simbolica.
Diletta Balocco non è soltanto l’ennesima erede di un impero familiare: è una giovane donna che ha deciso di non sottrarsi al peso di un nome e che ora è chiamata a dimostrare di saperne scrivere un nuovo capitolo. Con lei e con il cugino Marco, la Balocco entra nel mondo dei “millennial manager”, una generazione che conosce i rischi degli scandali mediatici, ma anche le opportunità di un mercato globale.
Il forno di Francesco, le intuizioni di Aldo, la visione di Alberto e Alessandra oggi trovano il loro sbocco nella determinazione di una ventottenne. Sarà il tempo a dire se il marchio continuerà a crescere come ha fatto negli ultimi decenni, ma una cosa è certa: la storia Balocco non finisce con un pandoro-gate, anzi, proprio da lì riparte.
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