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Caluso respinge l’adesione a Gaza, ma la minoranza rilancia con una mozione: è scontro politico!

Il gruppo di opposizione accusa l’amministrazione di insensibilità su valori universali e richiama un precedente rifiuto del 2020 legato a Liliana Segre

Caluso respinge l’adesione a Gaza

Caluso respinge l’adesione a Gaza, ma la minoranza rilancia con una mozione: è scontro politico!

Il tema di Gaza arriva anche a Caluso, ma non trova spazio nell’agenda amministrativa. La maggioranza guidata dalla sindaca Maria Rosa Cena ha infatti respinto la richiesta avanzata dal gruppo di minoranza Caluso per un futuro migliore, che chiedeva al Comune di aderire, in forme simboliche o concrete, alle iniziative messe in campo da altri enti pubblici per richiamare l’attenzione sulla crisi umanitaria in Medio Oriente.

La proposta nasceva dall’esempio di diversi Comuni italiani – anche vicini al territorio canavesano – che hanno scelto di manifestare la propria solidarietà con gesti pubblici come l’accensione di luci, manifestazioni di piazza o prese di posizione ufficiali. L’obiettivo della minoranza era di sensibilizzare i cittadini su un dramma che, a loro giudizio, riceve scarsa attenzione dai mezzi di comunicazione tradizionali.

La posizione della giunta Cena è stata netta: l’amministrazione, essendo espressione di una lista civica, ha spiegato di non avere intenzione di prendere posizione su questioni che esulano dalla gestione diretta del territorio. Un atteggiamento di neutralità che, nelle intenzioni della sindaca, dovrebbe mantenere l’azione politica su un piano strettamente amministrativo.

Per i consiglieri di opposizione, questa linea rappresenta un grave errore. La scelta di non intervenire su un tema percepito come emergenza umanitaria viene interpretata come una mancanza di sensibilità e di attenzione verso valori che dovrebbero accomunare le comunità, al di là degli schieramenti. La minoranza ha quindi annunciato che presenterà una mozione formale da discutere nella prossima seduta di Consiglio comunale, fissata per fine settembre, con l’intento di riportare la questione all’ordine del giorno e chiedere un dibattito pubblico.

Nelle dichiarazioni successive, i rappresentanti di Caluso per un futuro migliore hanno insistito sul fatto che la loro richiesta non intendeva assumere una posizione di schieramento politico, ma si fondava sulla necessità di riaffermare principi umanitari universali. La critica principale rivolta alla maggioranza riguarda la mancanza di volontà di esprimere un segnale, anche simbolico, in un contesto internazionale che viene definito di gravità estrema.

Il caso calusiese si inserisce in un più ampio dibattito che attraversa le istituzioni locali in tutta Italia. Alcuni Comuni hanno scelto di adottare iniziative a sostegno della popolazione palestinese di Gaza, mentre altri hanno mantenuto una linea di neutralità, sostenendo che non rientri tra le competenze di un’amministrazione locale prendere posizione su conflitti internazionali.

A Caluso, però, il tema assume un significato particolare anche perché non si tratta del primo episodio in cui la maggioranza e la minoranza si scontrano su questioni di valenza generale. Già nel gennaio 2020, infatti, l’amministrazione Cena aveva respinto la proposta di conferire la cittadinanza onoraria a Liliana Segre, senatrice a vita e sopravvissuta ad Auschwitz, riconoscimento che in quegli anni era stato concesso da numerosi altri Comuni italiani come segno di memoria e impegno civile contro l’antisemitismo. Anche in quel caso la decisione suscitò critiche da parte dell’opposizione, che denunciò una mancanza di coraggio politico e di apertura verso battaglie simboliche condivise a livello nazionale.

Il nodo che emerge è dunque più ampio: quale debba essere il ruolo di un’amministrazione comunale di fronte a grandi questioni etiche e umanitarie? Da un lato, chi sostiene la linea della neutralità ritiene che i Comuni debbano concentrarsi sull’amministrazione pratica del territorio, senza diluire energie e risorse in prese di posizione su scenari internazionali. Dall’altro, chi invoca un segnale ritiene che i valori universali non conoscano confini amministrativi e che anche una piccola comunità abbia il dovere di esprimere la propria voce, sia pure in forme simboliche.

Il confronto rischia di diventare un banco di prova politico con conseguenze anche sulla percezione dei cittadini. La minoranza punta a far emergere un’immagine di amministrazione chiusa e insensibile ai valori umanitari, mentre la maggioranza difende la coerenza di una linea che vuole mantenere il Comune lontano da temi che considera non pertinenti.

La discussione che si aprirà a fine settembre in Consiglio comunale potrebbe quindi trasformarsi in un momento di confronto acceso non soltanto sui contenuti della mozione, ma sul modo stesso di intendere il ruolo di un ente locale nella società contemporanea. Se prevalesse la linea della sindaca, Caluso continuerebbe a non esporsi su Gaza. Se invece la mozione ottenesse consensi trasversali, anche la città canavesana potrebbe unirsi alla lista di Comuni che hanno scelto di testimoniare la propria vicinanza alle popolazioni colpite.

Al di là dell’esito formale, la vicenda dimostra come i conflitti internazionali riescano a incidere anche sul piano locale, diventando terreno di confronto politico e culturale. Caluso, con i suoi 7.000 abitanti, si trova così a fare i conti con un dibattito che mette in gioco questioni ben più ampie della gestione quotidiana dei servizi, sollevando interrogativi sull’identità stessa delle istituzioni democratiche e sul loro rapporto con i grandi temi del nostro tempo.

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