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Multati nella ZTL di Napoli senza esserci mai andati e il Comune "sparisce": l'odissea di una coppia di pensionati del torinese

Costretti a presentare ricorso al Prefetto di Napoli perché dal Comune non risponde nessuno, nè via e-mail nè al telefono. Lui, ex sindaco, denuncia: «Sbagliare è umano, non adoperarsi per rimediare l’errore è sindrome di una grande dose di presunzione... »

Multati nella ZTL di Napoli senza esserci mai andati e il Comune "sparisce": l'odissea di una coppia di pensionati del torinese

La multa e l'auto della signora Franca che non è mai stata a Napoli

Un errore banale, una lettera sbagliata su una targa. Basta questo, in Italia, per trascinare due anziani cittadini in un incubo burocratico degno del peggior romanzo kafkiano.

È quello che è accaduto a Mario Corsato, 80 anni, ex sindaco di Cavagnolo, in provincia di Torino, con 38 anni di amministrazione alle spalle – 19 dei quali da primo cittadino – e a sua moglie Franca, 77 anni. Una vita spesa al servizio delle istituzioni, oggi ripagata con il silenzio assordante della macchina amministrativa di Napoli, incapace persino di riconoscere un errore grossolano e correggerlo senza costringere i cittadini a un calvario. Sentite un po' qua l'ultimo teatro dell'assurdo raccontato dallo stesso Corsato.

Tutto comincia il 4 luglio 2025, quando Franca riceve a casa un verbale della Polizia Municipale di Napoli.

Nella contestazione, il 15 maggio scorso avrebbe varcato la Zona a traffico limitato del capoluogo campano, violando il divieto di circolazione.

Un dettaglio, però, stona subito: la donna non è mai stata a Napoli e non ha mai prestato la sua auto a nessuno. L’unico spostamento, per lei, è quello tra Cavagnolo e i paesi limitrofi.

Mario Corsato ex sindaco di Cavagnolo. Ha scritto una lettera alla Giunta di Napoli

Il primo pensiero corre a una possibile clonazione di targa. Ma quando marito e moglie accedono al portale del Comune di Napoli, la sorpresa è ancora più beffarda: non si tratta di un clone, ma di un errore materiale.

La documentazione fotografica scaricata, evidenzia chiaramente che non si tratta di targa clonata: la telecamera ha immortalato un’auto diversa, con una targa simile ma non identica. Una sola lettera sbagliata: al posto della W, ha indicato una V. Ed è bastato questo a innescare la macchina della sanzione.

Da quel momento, per i Corsato, inizia il calvario. Lo racconta lo stesso ex sindaco in una lettera indirizzata all’assessore alla Polizia Municipale e alla Legalità del Comune di Napoli Antonio De Iesu, con copie al sindaco Gaetano Manfredi e all’assessore al Bilancio Pier Paolo Baretta.

«Abbiamo dovuto fare tutta la prassi per potere visualizzare la documentazione fotografica della telecamera ZTL, munendoci dello SPID intestato a mia moglie, che per legge non si è obbligati ad avere, ma che il Comune di Napoli richiede obbligatoriamente per accedere a questo servizio. Spesa 30 euro più il tempo e la fatica per recarsi in un comune a 20 km per attivarlo». Una spesa inutile, se solo qualcuno avesse controllato la corrispondenza tra targa e modello di auto. Invece no: il cittadino deve piegarsi alla procedura, pagare e sperare.

Ma non è finita. Una volta ottenute le prove fotografiche, i coniugi si rivolgono ai Carabinieri. «Ma non essendoci una clonazione, ci hanno risposto che loro non potevano farci nulla – racconta Corsato –. Adesso toccava a noi risolvere il problema dello sbaglio. E qui cominciano i guai...».

Seguono telefonate interminabili agli uffici della Polizia Municipale di Napoli: nessuna risposta. Centralini che smistano chiamate nel vuoto, numeri che squillano a vuoto, una voce registrata che rimanda ad altri uffici. Un labirinto senza uscita.

«Abbiamo provato a contattare la Polizia Municipale di Napoli ma ai numeri indicati sul portale della Polizia Municipale di Napoli non risponde nessuno. Risponde solo un centralino che passa la chiamata all’ufficio verbali dove il telefono squilla ma non risponde nessuno, oppure risponde una voce registrata che trasferisce la chiamata ad un ufficio e anche qui il telefono squilla ma niente risposte, veniamo inoltre informati che questo ufficio risponde solo al lunedì e mercoledì dalle 9 alle 12, abbiamo passato quattro mezze giornate a chiamare numeri che già il centralino ci aveva informato che difficilmente avrebbero risposto».

Così, disperati, i Corsato si rivolgono persino alla Polizia Municipale di Cavagnolo, che si fa carico di inviare una PEC al Comune di Napoli chiedendo l’annullamento in autotutela. Risultato? «Nessuna risposta. Scena muta».

Neppure l’assessorato fornisce aiuto. «Ho chiamato la Segreteria dell'Assessorato, molto gentilmente mi hanno fornito un altro numero di telefono, scena muta anche questo. Sono stato indirizzato all’Assessorato al Bilancio poiché il Verbale sarebbe passato di loro competenza, anche qui nessun risultato».

Corsato decide allora di scrivere direttamente agli uffici legali della Polizia Municipale, inviando tutta la documentazione. Anche in questo caso, nessun segnale. Solo silenzio.

La vicenda assume contorni grotteschi quando l’ex sindaco si rende conto di ciò che lo attende: il ricorso al Prefetto di Napoli. Ma attenzione: il ricorso dovrà essere fatto alla perfezione, perché basta un errore formale, anche una virgola sbagliata, e la multa verrà confermata e raddoppiata.

«Il ricorso al Prefetto è possibile farlo solo con raccomandata A/R, altrimenti bisogna avere la PEC e la firma digitale. Capisce Assessore – scrive Corsato nella lettera indirizzata all'amministrazione di Napoli – se un suo Agente sbaglia paga il Cittadino. Se sbaglia un normale Cittadino con limitata conoscenza delle regole paga sempre il Cittadino. Diceva mio padre: paga sempre Pantalone».

La rabbia di Corsato è palpabile. «Sbagliare è umano – scrive – non adoperarsi per rimediare l’errore è sindrome di una grande dose di presunzione. Noi siamo infallibili, il cittadino suddito deve pagare a prescindere».

Parole pesanti, che vanno dritte al cuore del problema: un sistema amministrativo che si mostra inflessibile con i cittadini comuni ma debole con i potenti. «La Pubblica Amministrazione è molto forte con i deboli ed indifesi ed è molto debole con i forti che hanno le dovute armi per difendersi». Un’amara constatazione che si lega alla crescente sfiducia verso le istituzioni e alla disaffezione politica. «Alle elezioni il numero dei votanti è in continuo calo: tutto il ceto medio-debole non vota più. La politica si faccia qualche domanda».

E allora la vicenda dei due pensionati cavagnolesi non è più solo un caso personale, ma diventa simbolo di una stortura sistemica. Una burocrazia che invece di tutelare il cittadino lo opprime, che invece di correggere gli errori li cristallizza, che invece di chiedere scusa si arrocca dietro il muro del silenzio. Un ex sindaco, abituato a confrontarsi con carte, regolamenti e responsabilità amministrative, oggi si ritrova trattato come un suddito qualsiasi. E se accade a lui, che ha esperienza e strumenti per difendersi, cosa accade a chi non ha mezzi, competenze, conoscenze?

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