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02 Settembre 2025 - 15:10
Carburanti, tra accise e rincari: Italia e Olanda corrono e gli automobilisti pagano
A Ferragosto non c’è stata la consueta stangata, ma il “caro carburante” continua a restare il termometro delle difficoltà economiche che attraversano l’Europa. Se il prezzo della benzina e del gasolio ha smesso di correre nelle settimane centrali d’agosto, l’orizzonte rimane carico di incognite: le accise italiane che incidono per quasi metà del prezzo, il percorso di armonizzazione fiscale che cancellerà le differenze tra benzina e diesel e, a nord, la prospettiva di un pieno record in Olanda che potrebbe toccare quota 2,40 euro al litro, trascinando verso l’alto la media europea.
Secondo i listini ufficiali del ministero dell’Ambiente e della Sicurezza Energetica, la settimana di Ferragosto ha registrato un calo dei prezzi alla pompa: 1,701 euro al litro per la benzina e 1,631 per il gasolio. Numeri che confermano un rallentamento iniziato a fine giugno e che rappresentano un’anomalia stagionale. Agosto è storicamente il mese dei picchi, con milioni di automobilisti in viaggio e la domanda di carburanti che spinge i prezzi verso l’alto. Quest’anno invece il mercato ha invertito la rotta, regalando una boccata d’ossigeno solo parziale alle famiglie, già gravate da un’inflazione che non concede tregua.
Dietro il prezzo alla pompa si nasconde un elemento che da sempre pesa sul portafoglio degli automobilisti italiani: le accise. Oggi incidono per circa il 48% sul prezzo finale del carburante. Benzina e diesel portano sulle spalle un fardello che non è legato soltanto all’energia ma a decenni di emergenze e provvedimenti straordinari trasformati in imposte permanenti.

Dal 15 maggio 2023 è entrato in vigore un decreto che introduce un percorso di armonizzazione delle aliquote: benzina a 0,7134 euro al litro, gasolio a 0,6324. La differenza storica che vedeva il gasolio costare in media dieci centesimi in meno è destinata a sparire. In cinque anni le due aliquote si uniformeranno, azzerando il vantaggio competitivo che per decenni ha spinto milioni di italiani a scegliere vetture diesel. La logica ufficiale è eliminare una “distorsione storica”. Nella pratica, però, l’impatto sarà molto più tangibile per chi percorre molti chilometri e rischia di vedere svanire un risparmio che per anni ha inciso in maniera decisiva sul bilancio familiare.
Mentre l’Italia si interroga sul futuro delle sue accise, l’Olanda si prepara a vivere un autunno caldissimo sul fronte carburanti. Già oggi i prezzi medi superano quelli italiani, attestandosi intorno a 1,90 euro al litro. Dopo l’invasione russa dell’Ucraina, il governo aveva introdotto tagli fiscali che avevano permesso di riportare i listini sotto i 2 euro. Ma le agevolazioni scadranno a fine anno e non ci sono segnali di proroghe. Le previsioni parlano di un balzo fino a 2,40 euro al litro, che significherebbe il primato europeo per la benzina più cara.
Un rincaro che, secondo i critici, è il segno di come i governi trasferiscano sulle famiglie i costi delle crisi globali, dalla guerra al caro energia. Per altri si tratta invece di una scelta necessaria per finanziare politiche di sicurezza e bilanci sempre più gravosi. In ogni caso, l’Olanda rischia di diventare il paradigma di un’Europa in cui la mobilità privata diventa un lusso e non più un diritto accessibile.
Il Codacons ricorda che la frenata estiva non cancella anni di rincari. Dal 2019 a oggi, la benzina è aumentata del 21,7%, il gasolio del 27%. Rispetto al 2020, fare il pieno costa in media 15 euro in più per la benzina e 17,30 per il gasolio. Una differenza che moltiplicata per gli spostamenti quotidiani e per i viaggi estivi si traduce in un esborso da centinaia di milioni di euro complessivi.
Il tema è fortemente politico perché il carburante resta un bene essenziale: non riguarda soltanto le vacanze, ma i pendolari, i trasportatori, le famiglie che vivono fuori dai grandi centri urbani. Ogni variazione di pochi centesimi al litro ha un effetto immediato sul potere d’acquisto e sull’umore del Paese.
Il futuro dei prezzi alla pompa dipenderà da almeno tre fattori chiave. Anzitutto, il percorso di armonizzazione delle accise italiane, che modificherà in profondità la relazione storica tra benzina e diesel. In secondo luogo, la scadenza delle agevolazioni fiscali in Olanda, con la possibilità che il record europeo finisca per influenzare anche gli altri mercati. Infine, la reazione dei consumatori: già oggi molti automobilisti riducono i viaggi, scelgono auto ibride o elettriche, o pianificano con attenzione gli spostamenti per limitare i costi.
La settimana di Ferragosto ha dimostrato che il mercato può sorprendere, ma la volatilità resta elevata. Le tensioni geopolitiche, i mercati delle materie prime e le politiche fiscali nazionali creano un mosaico in cui prevedere l’andamento dei prezzi diventa complicato.
Il caro carburante non è una parentesi, ma un problema strutturale. L’assenza di una stangata estiva non deve illudere: le famiglie continuano a fare i conti con un pieno più caro di 15-17 euro rispetto a cinque anni fa, mentre le scelte politiche e fiscali dei governi rischiano di consolidare un quadro sfavorevole.
Il prezzo alla pompa non è solo un dato economico: è un indicatore sociale che misura le disuguaglianze territoriali, la sostenibilità dei bilanci familiari, la credibilità delle politiche pubbliche. Nei prossimi mesi la vera sfida sarà garantire trasparenza e prevedibilità, per evitare che la mobilità diventi l’ennesimo terreno di frattura tra chi può permettersela e chi no.
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