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22 Agosto 2025 - 16:26
Matteo Chiantore, sindaco di Ivrea
Succede questo. Succede che, a distanza di pochi mesi dalla figuraccia di maggio, il Comune di Ivrea è costretto a correre ai ripari. Allora avevamo raccontato l’assurdità di una stazione di pompaggio (quella del Culotto) che, nel momento esatto in cui doveva entrare in funzione, rimase spenta. Non per un guasto, non per un evento straordinario, ma semplicemente perché mancava il gasolio. Un dettaglio da niente, se non fosse che si parlava del “nodo idraulico", la grande opera pensata per difendere il territorio dalle alluvioni.
Quell’episodio aveva messo a nudo tutte le fragilità del sistema: i cavi elettrici rubati e mai ripristinati, i serbatoi lasciati semi-vuoti per paura di altri furti, i filtri intasati proprio mentre l’acqua saliva di due centimetri alla volta. Da una parte il sindaco di Montalto Dora Renzo Galletto, che denunciava la mancanza di controlli e chiedeva protocolli chiari. Dall’altra il sindaco di Ivrea Matteo Chiantore, che cercava di minimizzare spiegando che sì, il problema c’era stato, ma solo per un’ora, e che in fondo la colpa era del carburante sporco. A rendere il quadro ancora più amaro la denuncia del consigliere comunale Massimiliano De Stefano sui piani di protezione civile mai aggiornati.
E ora? Ora, dopo tanta improvvisazione, con la determinazione n. 633 del 12 agosto 2025, l’Area Tecnica del Comune di Ivrea ha stipulato un accordo quadro biennale per la manutenzione degli apparati elettromeccanici delle opere arginali del nodo idraulico.
Un contratto affidato alla ditta F.lli Gaudina S.r.l., del valore complessivo di circa 140 mila euro, che sarà attuato con singoli contratti operativi. Il primo, già firmato, prevede una spesa di 48.440,77 euro a carico del bilancio comunale, suddivisa tra il 2025 e il 2026. Insomma, non cifre da capogiro, ma almeno sufficienti a riempire qualche serbatoio senza dover attendere l’allerta meteo per ricordarsi che serve carburante.
In sostanza, il Comune si impegna a garantire per almeno due anni la manutenzione di quelle pompe che, sulla carta, avrebbero dovuto difendere Ivrea e i paesi limitrofi. L’impegno riguarda in particolare gli apparati elettromeccanici delle otto stazioni di pompaggio dislocate lungo gli argini, comprese quelle di Montalto e del famigerato Culotto, teatro della disavventura primaverile.
Le otto stazioni
Resta l’amaro in bocca: serviva davvero arrivare all’ennesima emergenza sfiorata per capire che le pompe, senza gasolio o senza manutenzione, non servono a nulla? E soprattutto, chi controllerà che questa volta le buone intenzioni non si dissolvano sotto la pioggia della prossima perturbazione? Per la cronaca, il nodo idraulico, inventato per ridurre al minimo l’impatto di un’alluvione e, nel caso, provvedere alla difesa degli abitati e del suolo e a far defluire rapidamente le acque è costituito da otto stazioni: a Lessolo, Fiorano, Banchette, Salerano, Pavone e Montalto Dora, lungo gli argini di protezione.
Le elettropompe sono capaci di garantire una portata complessiva di 700 litri al secondo e sono l’ultimo baluardo prima che i fossi si riempiano, i canali esondino, i campi diventino acquitrini e le strade si trasformino in fiumi. Eppure, a maggio, l’ultimo baluardo era diventato l’ultima barzelletta, perché una pompa senza gasolio fa lo stesso effetto di un ombrello bucato: scenografico, ma inutile.
A Montalto, dove di problemi non ce ne sono stati, la stazione di sollevamento ha una duplice funzione: da un lato permette di regimentare le acque del lago Pistono, dall’altro serve per alleggerire le fognature del paese quando queste ultime vanno in sofferenza per via dell’eccessiva quantità di acqua. Lì, almeno, i controlli si fanno davvero, con i volontari.
Tutto questo perché l'Anfiteatro di Ivrea è uno dei punti più delicati del Piemonte dal punto di vista idrogeologico.
Un crocevia di corsi d’acqua: la Dora Baltea, che attraversa Ivrea, il rio Ribes, che si riattiva nei momenti di piena attraverso un antico paleoalveo, il torrente Chiusella e altri affluenti minori.
Qui passa l’autostrada A5 Torino–Quincinetto, qui corre la bretella Ivrea–Santhià, qui ci sono centri abitati, attività produttive, scuole, case, vite.
Proprio per questo, dopo le devastazioni degli anni ’90 e dei primi 2000, le istituzioni si sono mosse. Tra il 2001 e il 2012 si è proceduto alla realizzazione del sistema delle arginature.
Le otto stazioni sono state costruite tra il 2013 e il 2014: un intervento complesso, comprensivo di quadri elettrici, gruppi elettrogeni, adeguamento delle tubazioni. Un sistema che – sulla carta – doveva difendere il territorio. Ma, come spesso accade, sulla carta tutto funziona: nella realtà basta una tanica semivuota per mandare in tilt l’ingegneria più raffinata.
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Nel 2023, è stato addirittura firmato un accordo tra Regione Piemonte, Città Metropolitana di Torino, AIPO e i comuni coinvolti – Banchette, Fiorano Canavese, Lessolo, Montalto Dora, Pavone Canavese, Romano Canavese, Salerano Canavese, Samone, con Ivrea capofila – per garantire, grazie a un contributo regionale di 70 mila euro, la corretta manutenzione e gestione delle opere idrauliche, assicurando – si legge – “una risposta coordinata ed efficace in caso di emergenze”. Coordinata ed efficace, sulla carta. Perché nella realtà la risposta fu una pompa muta, mentre l’acqua saliva.
In futuro il progetto complessivo del nodo idraulico di Ivrea si espanderà. 257 milioni di euro sono in ballo per la ristrutturazione dell’A5, per il rifacimento del ponte sul rio Ribes, per la realizzazione di tre viadotti: Chiusella, Cartiera, Fiorano, per l'adeguamento del piano-altimetrico dell’autostrada, la riconfigurazione dello svincolo A5-A4/A5, la demolizione e la ricostruzione di sottopassi, la creazione di viabilità parallela e di rivestimenti protettivi.
Si parla di cronoprogrammi, di fondi europei, di passaggio di consegne da ATIVA a ITP, il nuovo concessionario autostradale. Tutto perfetto. Tutto studiato. Tutto annunciato. E intanto, mentre si progettano viadotti e svincoli miliardari, c’è sempre il rischio che la prossima piena venga affrontata con la solita arma segreta: il serbatoio mezzo vuoto.
QUI I LAVORI PREVISTI LUNGO L'AUTOSTRADA
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