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Rifugi canavesani: la sfida per trasformare la polenta in un’esperienza gourmet

Cibo, cultura e turismo sostenibile si incontrano nelle valli piemontesi con un programma che unisce rifugi, piatti tipici e comunità locali

Rifugi canavesani

Rifugi canavesani: la sfida per trasformare la polenta in un’esperienza gourmet

La rassegna “Una Montagna di Gusto” compie tredici anni e per l’edizione 2025 si arricchisce di una novità significativa: l’apertura anticipata di settembre con l’iniziativa “Con gusto al rifugio”, pensata per portare l’enogastronomia canavesana dentro gli spazi dei rifugi alpini e degli itinerari escursionistici della Valle Orco e della Valchiusella. Una scelta che non è soltanto organizzativa, ma strategica, perché mira a valorizzare un patrimonio di saperi, ricette e prodotti tipici della montagna piemontese, collegandolo al turismo lento e sostenibile che il Sentiero Italia sta promuovendo in tutta la regione.

Non è la solita polenta, sottolineano gli organizzatori. L’obiettivo è piuttosto quello di proporre una cucina di territorio che sappia parlare anche a un pubblico gourmet, senza snaturare la tradizione, ma affiancando piatti robusti della cultura contadina a proposte di qualità curate da chef e produttori locali. A fare da cornice, i rifugi del Canavese: luoghi che uniscono convivialità e accoglienza con la possibilità di pernottare, trasformando una cena o un pranzo in quota in una vera esperienza immersiva.

Il progetto rientra nell’ambito di “Una montagna di esperienze: turismo sostenibile sul Sentiero Italia in Piemonte”, che vede la collaborazione tra Regione Piemonte, CAI regionale e ventotto enti montani, con il supporto di diversi consorzi turistici. L’iniziativa è stata finanziata dal Ministero del Turismo nell’ambito del Bando Montagna Italia, classificandosi al terzo posto a livello nazionale: un riconoscimento che premia la capacità di fare rete e di immaginare un’offerta turistica nuova, in grado di coinvolgere comunità locali e operatori economici.

Il programma, diffuso su più fine settimana, prevede pranzi e cene nei rifugi con menù a chilometro zero, degustazioni di prodotti certificati e pacchetti “dormi da noi” che uniscono l’esperienza gastronomica al pernottamento. Al Rifugio Massimo Mila di Ceresole Reale, raggiungibile in auto, sarà possibile gustare vitello tonnato, agnolotti al sugo d’arrosto, polenta reale con spezzatino e salsiccia, con dolci della tradizione come bonet o crostata. Al Rifugio Bruno Piazza di Traversella, accessibile solo a piedi, il menù unirà acciughe al verde e giardiniera fatta in casa a tagliolini al ragù di selvaggina e trota in cartoccio, il tutto accompagnato da un calice di Erbaluce Brut.

Più in quota, a 2.250 metri, il Rifugio Guglielmo Jervis proporrà i salumi e formaggi con il Marchio di qualità Gran Paradiso, polenta con toma d’alpeggio e spezzatino, insieme a crostate tipiche. Infine, il Rifugio Guido Muzio, sempre a Ceresole, porterà in tavola mocetta alle erbe, salampatata, tomini al verde e polenta macinata a pietra, con salsiccia e spezzatino di bovino piemontese, con un prezzo popolare pensato per attrarre famiglie e gruppi.

Ma “Una Montagna di Gusto” non è solo cibo. È anche cultura e racconto di comunità. Come sottolinea il Consorzio Operatori Turistici Valli del Canavese, degustare un piatto in quota significa entrare in contatto con la storia e le tradizioni locali, perché dietro ogni ricetta ci sono allevatori, agricoltori, pastori e artigiani che hanno mantenuto vive tecniche di produzione tramandate da generazioni. Il vino, i salumi, i formaggi e le preparazioni raccontano un paesaggio, un modo di vivere e un’identità collettiva che resiste ai cambiamenti del tempo.

L’iniziativa si inserisce anche in una riflessione più ampia sul turismo montano. Se per anni l’offerta si è concentrata quasi esclusivamente sulla stagione invernale e sugli sport di massa, oggi si punta a destagionalizzare i flussi e a proporre un turismo sostenibile, capace di attrarre viaggiatori nei periodi di minor affluenza, ridando vitalità a località meno battute. In questo quadro, la ristorazione tipica diventa non solo un servizio, ma un elemento chiave di marketing territoriale.

La scelta di aprire la rassegna con “Con gusto al rifugio” non è dunque casuale: i rifugi, spesso percepiti come spazi spartani, diventano palcoscenici privilegiati per un’esperienza che unisce natura, cultura ed enogastronomia. Un pranzo o una cena in quota, seguiti magari da una notte trascorsa in camerata, possono trasformarsi in un’esperienza di comunità che arricchisce il viaggiatore e sostiene l’economia locale.

Il progetto più ampio punta anche a costruire standard comuni di accoglienza, a investire nella digitalizzazione dell’offerta turistica e a sviluppare vetrine materiali e virtuali dei prodotti di montagna, così da rendere visibili anche realtà produttive più piccole. L’idea è quella di creare un sistema integrato, in cui il cibo e il vino non siano un’aggiunta marginale, ma il cuore stesso della proposta turistica.

Prenotare per partecipare è obbligatorio, e non sorprende: le attese sono alte, perché l’evento non si rivolge solo a escursionisti o amanti della montagna, ma anche a chi cerca un’esperienza diversa di turismo enogastronomico, lontano dalle rotte più affollate.

In definitiva, la tredicesima edizione di “Una Montagna di Gusto” segna un salto di qualità, puntando a unire le eccellenze gastronomiche del Canavese con la dimensione del turismo sostenibile. Non un semplice calendario di pranzi e cene, ma un percorso che invita a guardare la montagna come spazio di vita, cultura e futuro.

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