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Maiali "a motore" nella Riserva della Vauda: il verde trasformato in discarica

Sacchi di spazzatura, plastica e mobili abbandonati tra San Carlo e Lombardore: la natura violentata nell’indifferenza generale

Maiali "a motore"

Maiali "a motore" nella Riserva della Vauda: il verde trasformato in discarica

Quello che succede lungo i prati e i bordi stradali della Riserva naturale della Vauda non è più tollerabile. Non è più una “maleducazione”, non è più “inciviltà”. È un atto criminale. E va chiamato per quello che è: un crimine ambientale, reiterato, arrogante, impunito. Una vergogna che si consuma ogni giorno nella più totale indifferenza di chi dovrebbe controllare e di chi invece sporca, deturpa, distrugge con una disinvoltura che fa ribrezzo.

Siamo sulla strada che collega San Carlo Canavese, San Francesco al Campo e Lombardore, un tratto immerso nel verde e nella quiete, attraversato da un patrimonio naturale fragile e prezioso. Eppure, basta fermarsi pochi minuti per accorgersi che quel verde è solo apparenza. Basta spostare lo sguardo oltre la carreggiata per trovarsi davanti a una vera e propria discarica a cielo aperto: bottiglie di plastica, lattine, cartacce, mobili sfasciati, sacchi neri ricolmi di spazzatura, pezzi di gomma, materiale edile abbandonato. Tutto gettato lì, senza ritegno, senza rispetto, senza cervello.

A denunciare l’ennesimo scempio è stato un cittadino, esasperato, che ha deciso di fotografare il degrado e condividerlo online con il tag provocatorio #taggailmaiale. Perché di questo si tratta: di maiali travestiti da automobilisti, che usano i prati come pattumiere e poi si rimettono in auto come se niente fosse. Maiali che si credono furbi, che si sentono impuniti, che si muovono nell’ombra certi che nessuno li vedrà. E invece qualcuno li vede. E ora è tempo di agire.

Il Governo Meloni, con un recente decreto, ha introdotto pene durissime per chi abbandona rifiuti in strada o in campagna. Si va da 1.500 a 18.000 euro di multa, con il rischio concreto di sospensione della patente fino a quattro mesi. Se a sporcare è un’azienda o un ente, i responsabili rischiano l’arresto da sei mesi a due anni. Se l’abbandono avviene in aree protette, come nel caso della Vauda, la pena può salire fino a cinque anni e mezzo di carcere, o sei e mezzo se si tratta di rifiuti pericolosi. Ma a cosa servono le leggi se nessuno controlla, nessuno multa, nessuno arresta?

Perché questa non è solo inciviltà. È violenza contro il territorio, è un’offesa a chi rispetta le regole, è un pugno in faccia a chi ogni giorno si impegna per difendere il poco verde che ancora ci resta. È l’arroganza di chi vive in una società senza senso civico, dove tutto è usa e getta, anche la bellezza dei paesaggi, anche l’aria che respiriamo. E chi paga? Sempre gli stessi: i cittadini onesti, la natura, le generazioni future.

Non è più tempo di segnalazioni indignate e post su Facebook. Servono telecamere, pattugliamenti, sanzioni immediate, nomi e cognomi di chi sporca messi nero su bianco. Non è accettabile che chi getta una bottiglia nei boschi se la cavi con un’alzata di spalle, mentre chi raccoglie i rifiuti dei maiali debba pagare con le proprie tasse il costo della bonifica.

La Riserva della Vauda non è un cassonetto, è una zona protetta, è un bene comune, è un ecosistema delicato. Chi la insulta con la propria ignoranza e la propria codardia non merita giustificazioni. Merita solo una cosa: una punizione esemplare. E chi è chiamato a far rispettare la legge, se non agisce, si rende complice.

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